giovedì, maggio 29, 2008

 

Uscire dal guscio




Questo breve spezzone del film Me and you and everyone we know mi ha fatto sorridere e riflettere. C’è qualcosa di buffo e di tenerissimo, infatti, nel comportamento della protagonista (Miranda July) che, nel silenzio e nella solitudine della sua stanza, usa un paio di ballerine rosa per ricostruire ogni passaggio dell’incontro avuto con un galante e attraente sconosciuto.

Ognuno di noi è capacissimo di fare cose bizzarre e vagamente assurde nell’intimità, quando è al riparo dai giudizi altrui, e nell’atteggiamento della giovane donna trovo un ché di candidamente adolescenziale. Filmando con la videocamera i suoi piedi, lei sembra cercare conferme e, soprattutto, il coraggio di osare, di seguire l’istinto piegando l’insicurezza e la paura di aver preso un abbaglio.

Vederla così seria e assorta fa passare in secondo piano l’aspetto surreale della scena e le buffe ballerine rosa pasticciate con il pennarello che fanno tanto Il favoloso mondo di Amelie.
La vita provvede a renderci cinici e navigati, ma abbiamo pagato tutti il prezzo di uscire dal guscio, di rischiare la faccia e il ridicolo cercando quel qualcuno per cui non siamo trasparenti, quello che dopo mille disillusioni e amari risvegli ci fa tornare a credere che in fondo siamo davvero unici e speciali.


L’autrice e attrice

Miranda July è, per così dire, una mia vecchia conoscenza. Circa un anno fa, su questo scalcinato blog mi sono occupato dell’originale e spiritoso sito web che Miranda ha realizzato per promuovere la sua raccolta di racconti brevi No one belongs here more than you (se non l’avete ancora visitato, l’indirizzo è questo).
Ciò che allora ignoravo è che dietro lo humour e la garbata autoironia del sito c’è l'intelligenza di un’artista poliedrica. Scrittrice, musicista, attrice e regista indipendente, Miranda July tra le altre cose ha vinto nel 2005 la Camera d’Or al Festival di Cannes proprio con il lungometraggio Me and you and everyone we know.

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Comments:
... che bel post, grazie, mi ci voleva proprio oggi.
Elisa
 
Stranetto assai quel film. Non è che mi abbia convinto del tutto. E tra l'altro, io, anche su Amélie Poulain avrei alcune cosette da dire. Come immagini, assolutamente fuori dal coro.
Troppa leggerezza stroppia...
 
@pascaliza
- grazie a te, buon weekend e "ponte" :-)
@Annachiara
- Che sia stranetto non ci piove. Mi piacerebbe sentire la tua campana su Amélie, film che o si ama o lascia in bocca la sensazione di essere finiti sotto un getto di caramello.. ;-)
 
Non ho visto questo film, ho visto invece Amelie e devo dire a me è piaciuto. Bello questo tuo post... Giulia
 
Come sai ho vissuto a lungo in Francia e conosco bene la società francese.
Amélie, come mito, raccoglie in sé tutta la leggerezza,l'inconsistenza e la casualità che i parigini mettono nelle loro relazioni sociali. E' la santificazione del nulla, nel senso che tutto ha un senso solo in quel mosaico casuale senza averne minimamente uno in sé. Conosco miriadi di persone che si sono fissate in metrò, messe insieme, vissuto la classica storia d'amore paradisiaca e poi lasciate e ripreso questo tran tran di pseudoricerca dell'anima gemella. La caratterizzazione fantastica dei personaggi è stucchevole anche se a tratti assomiglia terribilmente a certa realtà parigina. E poi, la morale ultima del film è per me un'enorme cretinata: quello di voler cambiare la vita degli altri è pura utopia che serve solo ad attirare la parte smielata delle persone - tutte ne hanno una - corredando il tutto di una colonna sonora ad hoc. Voilì voilà.
 
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