venerdì, giugno 24, 2011

 

Angry Arabiya: il coraggio di non arrendersi



Per un’involontaria ironia del caso, nelle stesse ore in cui il recidivo Tom MacMaster (v.di post: Amina Arraf e il suo vaso di Pandora) veniva colto con le mani nel sacco mentre tentava di spacciarsi in Rete per tale Miriam Umm Ibni, nel dimenticato Bahrain la macchina della repressione colpiva attivisti dei diritti civili, pacifisti, giornalisti e blogger con una raffica di sentenze per direttissima.

Angry Arabiya avatar.jpegIl pugno di ferro della casa regnante è calato con forza sulla famiglia di una delle “voci” che ho seguito su Twitter questa primavera: Angry Arabiya, al secolo Zeinab Al-Khawaja, 27 anni, coniugata e madre di un bambino di circa un anno (l’immagine è quella del suo profilo su Twitter).
Abdellah Al-Khawaja, padre di Zeinab ed esponente di spicco delle associazioni per i diritti umani, è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver fatto parte di un complotto diretto a rovesciare l’ordine costituito. La stessa Zeinab è stata arrestata e trattenuta in stato di fermo dalla polizia per aver invocato Allah subito dopo la lettura della sentenza.

Dalla fine di marzo, con coraggio e ostinazione, Angry Arabiya ha denunciato al mondo il clima di terrore e di intimidazione in cui è stata costretta a vivere dopo il brutale arresto del padre e del marito.
Nei suoi tweet, Angry Arabiya ha descritto per brevi flash la precarietà della sua situazione: la casa messa ripetutamente a soqquadro dalle perquisizioni, le risposte vaghe, sprezzanti o minacciose dei funzionari di polizia alle sue richieste di notizie sullo stato di salute e sul luogo di detenzione dei familiari, lo strazio delle visite ad amici e parenti colpiti dalla stessa sorte, la scelta di reagire attuando lo sciopero della fame.

I 140 caratteri, che costituiscono il limite massimo di scrittura concesso dal microblogging, sono uno spazio infinitesimale rispetto alla complessità delle esperienze e dei sentimenti di una persona.
Inoltre, come nella favola di Pollicino, bisogna seguire con costanza e attenzione le briciole disseminate dai tweet per dare un senso a quanto si legge e per provare a ricostruire tutto ciò che va oltre l’estrema sinteticità imposta dallo strumento.
Tanto premesso, devo dire che ho provato un rispetto istintivo verso questa perfetta sconosciuta e i suoi sentimenti.
Nonostante la concisione e la semplificazione della lingua inglese, ho visto stagliarsi in controluce la figura di una giovane donna angosciata e sotto pressione, ma anche orgogliosa e determinata, per nulla disposta a sottomettersi allo strapotere del regime o a chinare il capo davanti a quanti hanno tentato di farle pesare la sua condizione di donna, per di più sprovvista della “protezione” degli uomini della sua famiglia.

Spero di non aver preso un abbaglio perché sono le persone come queste, capaci di non arretrare, di non smarrire coraggio e dignità nel momento dell'apparente sconfitta, a ricordarci cosa significa "Stay Human", per cosa vale la pena mettersi in gioco.

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Comments:
Non credo ci siano abbagli, in questa storia. C'è, in verità, solo l'ennesima conferma di un Mondo che è ancora arretrato, in quanto a diritti civili, in quai la sua totalità. I mezzi a nostra disposizione ci permettono più conoscenza, di queste tristi e paradigmatiche esperienze, ma ancora non fanno sì che cessino. Per quello, al solito, ci vorrà l'intenzione delle persone, di molte persone. E un pò più di sensibilità e rispetto ance qui da Noi, dove si vive bene (non di dice così) e per questo, spesso, ci si dimentica degli altri. Io compreso.
 
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