lunedì, dicembre 12, 2011

 

Teach your children



burning.jpgSi dà il caso che mia figlia sia coetanea dell’adolescente torinese che, con le sue dichiarazioni false e irresponsabili, ha scatenato un pogrom contro i Rom, scoperchiando ancora una volta la fossa verminosa del pregiudizio razzista e dell’odio etnico.

Oggi su Repubblica ho letto in proposito un articolo di commento di Michela Murgia.
La scrittrice ha messo in rilievo un aspetto passato in secondo piano dinanzi alle baracche del campo nomadi date alle fiamme dalla turba inferocita: com’è possibile che un evento come la perdita della verginità, benché così "delicato" e significativo dal punto di vista soggettivo e per le sue implicazioni morali/sociali, sia vissuto con un timore delle reazioni familiari tale da spingere una ragazzina a inventarsi uno stupro, a spacciarsi come vittima di una violenza sessuale consumata da due "stranieri", poi diventati Rom sull'onda della vox populi?

Come genitore si tratta di un interrogativo dannatamente scomodo.

Potrei cercare di cavarmela a buon mercato con la più ovvia delle constatazioni: gran parte degli adolescenti vive in una dimensione totalmente autoreferenziale, dove non esistono né particolari remore a manipolare fatti e/o persone né reale consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti.
Non ditemelo: so bene che questa pseudo-spiegazione è originale e convincente quanto l’invenzione della piroga a vapore.

Dato atto che da un grumo di superficialità, immaturità e inaffidabilità può nascere una valanga che sconvolgerà l’esistenza di una famiglia, quando non di un’intera comunità, resta totalmente scoperta la responsabilità di noi (sedicenti) adulti, con la nostra sempre più precaria capacità di dialogare con i figli, di trasferire loro un insieme credibile di valori di riferimento.

Qual è il valore da assegnare alla verginità, ad esempio, se è vero che l’età delle prime esperienze sessuali ormai staziona tra i banchi del liceo?
Fino a che punto ci si può spingere nel monitorare e/o filtrare la socialità (virtuale e reale) di una adolescente?
Che senso può avere imporre a una figlia - come sembra sia accaduto nel caso di cronaca - visite ginecologiche periodiche come "strumento di dissuasione"?
Infine, che consigli puoi dare quando ti accorgi di essere stato degradato senza colpo ferire dallo status di “papà superstar” a quello di “papino che non può capire”, con tutto ciò che ne consegue in termini di autorevolezza di ciò che vai raccomandando?

Etichette: , , ,


Comments:
Accidenti... il mestiere di genitore è sicuramente quanto di più complicato possa esserci e le tue mi sembrano davvero domande da un milione di dollari... se mai arriverai a delle risposte ragionevoli fammelo sapere...
 
Io dico solo una cosa: avere un figlio adolescente deve essere una questione maledettamente spinosa. Questo non significa che si debba rinchiuderlo in una torre d'avorio o, come nel caso che tu citi, pensare di avercelo rinchiuso. IN bocca al lupo, caro....
 
Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?