domenica, luglio 22, 2012

 

Sassolini



Le illuminazioni del sor Gianfranco

Il Consiglio dei Ministri ha mandato al macero l’ennesima illuminazione di Gianfranco Polillo, che nel governo Monti si è ritagliato il ruolo di Sottosegretario all’economia creativa.

PolilloPer chi non ricordasse, la proposta del Nostro consisteva nell’accorpare le festività laiche (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno) e quelle patronali infrasettimanali alle domeniche più prossime “per dare la scossa” al PIL nazionale, che ipso facto sarebbe aumentato del 1%.

Ma il sor Polillo - faccione bonario, un passato prossimo da capo servizio bilancio e studi prima alla Camera e poi alla Presidenza del Consiglio, nonché docente di politica industriale e politica finanziaria - è lo stesso che vagheggiava di dimezzare le settimane di ferie spettanti ai lavoratori dipendenti, sempre con il nobile intento di incrementare la produttività nazionale e tonificare un PIL depresso dalla recessione.

Lapidaria la motivazione scritta del non luogo a procedere: “secondo stime della Ragioneria Generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio. Inoltre, l’attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell’autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro.”

Non c’era bisogno di arrivare alla stroncatura ufficiale, nel senso che questo genere di proposte alla andiamo a scopare il mare andrebbero immediatamente liquidate perché creano solo polveroni e l’impressione - purtroppo neanche lontana dal vero - che siamo ridotti alla disperazione.
In definitiva l’ipotesi di accorpare le festività patronali, per quanto sentite siano, di per se non è un argomento tabù, dato che da un pezzo c’è tanta gente che non conosce né sabati, né domeniche né feste comandate.
Quel che infastidisce (eufemismo) è l’impalcatura ideologica, la visione arcaica e umiliante del lavoro e della produttività legate unicamente al tempo trascorso in fabbrica o in ufficio e non a obiettivi e risultati.

Gianfranco Polillo, bontà sua, sostiene che non possiamo permetterci il lusso di non lavorare di più: meno che mezza verità in un Paese che rende difficilissimo tenere aperte le imprese e dove si sta espellendo forza lavoro senza alcun ricambio, dove il costo del lavoro resta alto anche se i salari e il potere di acquisto della (ex) classe media sono compressi e falcidiati da anni, dove da decenni gli investimenti pubblici e privati in ricerca e innovazione sono a livello di medicina omeopatica.
La mia domanda è: possiamo permetterci il lusso di perdere tempo con le boutade di Polillo?


Dimenticare l'Ifriqiya

Rossella Urru

Rossella Urru è libera, ergo possiamo tornare a disinteressarci di ciò che sta avvenendo nell’Africa subsahariana fino al prossimo fattaccio che coinvolga un nostro connazionale.
Per me resta un mistero il silenzio e l’apparente inattività di Algeria e Marocco, che in teoria avrebbero tutto l’interesse a prendere posizione sulle faccende dei vicini (Mali, ma anche Niger, Ciad) prima di ritrovarsi il bubbone in casa.

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