domenica, settembre 16, 2012
Segnali da decifrare
Ben ritrovati, più o meno
No, non sono scomparso. La prolungata stasi del blog è dovuta a un rientro al lavoro tra i più pesanti che ricordi: una concentrazione di scadenze ravvicinate da arrivare a notte stremato e troppo poco lucido per postare. Con questi chiari di luna si è costretti a correre, correre, correre come criceti sulla ruota. Non è ancora finita, e penso che la marea inizierà a defluire (forse) a metà ottobre.
Abbiamo solo scherzato
Dal carteggio privato tra Benito Mussolini e Claretta Petacci è emerso che, ancora a una manciata di giorni dal drammatico epilogo della sua tragica avventura alla guida della RSI, l’ex Duce degli Italiani era persuaso che Hitler avrebbe rovesciato le sorti della guerra scatenando la ventilata “arma totale”.
Mutatis mutandis, non è dato sapere se, prima del secco comunicato stampa che ha definitivamente liquidato il progetto Fabbrica Italia, vi fosse ancora qualcuno tra gli entusiasti della prima e della seconda ora (editorialisti, sindacalisti, politici ecc.) ancora convinto che Sergio Marchionne avrebbe dato seguito a quanto annunciato e promesso in pompa magna nel 2010.
È evidente che lo sprofondo del mercato dell’auto nel nostro paese ha avuto un peso nella rottamazione di Fabbrica Italia, ma ciò non toglie che tutta la vicenda abbia avuto sin dagli esordi lo spiacevole sentore di un bluff, di uno specchietto con cui si sono fatte adescare, per convenienza o sudditanza intellettuale, tante prestigiose allodole che ora tacciono o fanno vista di cadere dal pero.
Lo scatolone vuoto di Fabbrica Italia non è stato inutile per la FIAT, tutt’altro: è stato solo ritirato quando la sua presenza è divenuta superflua e imbarazzante, non prima, però, di aver consentito alla famiglia Agnelli e al suo top manager di racimolare vantaggi concreti in cambio… di quasi nulla.
Agitando lo scatolone e minacciando di metterlo via, infatti, il carismatico Marchionne ha dettato le sue condizioni “prendere o lasciare” in tema di relazioni industriali e di modifica dei contratti negli stabilimenti italiani del gruppo FIAT.
Questa stessa tattica, inoltre, ha consentito a FIAT di godere di una relativa intoccabilità e della massima libertà di azione. Non che fosse particolarmente difficile in un paese dove i governi si guardano bene dall’abbozzare uno straccio di politica industriale o si limitano, pateticamente, ad auspicare che un amministratore delegato trovi il tempo di fissare un incontro chiarificatore.
Ma la consegna del silenzio o, al massimo, del rabbuffo all’acqua di rose è stata osservata anche dalla “libera stampa” italiana, dai partiti e da sindacati più realisti del re.
Era già tutto previsto, come nella malinconica canzone di Riccardo Cocciante.
Il poliziotto buono
In un suo saggio del 2007, Naomi Klein prendeva in esame alcuni casi di applicazione concreta delle teorie liberiste sviluppate verso la metà degli anni '60 dall’economista Milton Friedman e dalla cosiddetta Scuola di Chicago.
Il titolo lasciava poco spazio a equivoci “The Shock Doctrine - The rise of disaster capitalism”.
Sintetizzando, la dottrina dello shock economico è di una semplicità agghiacciante: è necessario creare nella popolazione un senso continuo d’insicurezza e di stress psicologico tale da far diventare accettabile qualsiasi decisione politica ed economica.
Più le ragioni della minaccia appaiono incomprensibili e fuori del controllo dei bersagli, più questi ultimi saranno disponibili a concessioni dolorose nella direzione desiderata da chi tira le fila del gioco.
Nulla di strano che un economista di stampo Liberal come Mario Monti conosca bene le teorie di Friedman e che le abbia in parte mutuate in una dichiarazione di alcuni anni fa - reperibile su YouTube - in cui esaltava il ruolo benefico della crisi come momento maieutico che accelera i tempi del cambiamento e dell'innovazione, vincendo le resistenze delle forze conservatrici.
La domanda è: l'esecutivo tecnico guidato da Mario Monti ha qualche idea sul come passare dalla gestione della fase acuta dello shock economico a quella della ripresa e dell'espansione, oppure è solo il "poliziotto buono" che lavora in tandem con quello cattivo (i mercati) e ora, non sapendo bene che pesci pigliare, si limita a prendere tempo in attesa di ulteriori ordini dall'alto?!?
Non vorrei che la luce che Monti e Passera hanno sostenuto di intravedere alla fine del tunnel sia, come ha ribattuto Marchionne, quella dei fanali del treno che sta sopraggiungendo.
Etichette: copy e dintorni, il buco con la fregatura intorno, Politica
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"I have a problem with the overall premise of your article but I still think its really informative. I really like your other posts. Keep up the great work. If you can add more video and pictures can be much better. Because they help much clear understanding. :) thanks "
September 20th 2012 09:40
Thanks for the compliments, I appreciate them. To be more understandable in a translation maybe I should choose topics less related to italian current events and use simpler sentences. I'll try to fix this in the near future. :-)
"I have a problem with the overall premise of your article but I still think its really informative. I really like your other posts. Keep up the great work. If you can add more video and pictures can be much better. Because they help much clear understanding. :) thanks "
September 20th 2012 09:40
Thanks for the compliments, I appreciate them. To be more understandable in a translation maybe I should choose topics less related to italian current events and use simpler sentences. I'll try to fix this in the near future. :-)
Povero Milton Friedman, come me l hai ridotto, tu e la Klein... L'hai presentato come un contaballe da quattro soldi. Inoltre, la citazione riportata da Naomi Klein in No Logo e' tanto apocrifa quanto sospetta: Friedman non ha MAI detto niente del genere.
Certe cose avrebbe potuto dirle -- che so -- Stalin, ma certo non uno dei piu' grandi economisti di tutti i tempi, la cui sola "colpa" e' quella di essere sempre stato scettico nei confronti delle dottrine keynesiane, alle quali contrapponeva mercati basati sulla concorrenza, regolamentata da un arbitro agile, ma severo, implacabile ed imparziale: lo Stato.
In un mondo freidmaniano, la crisi economica del 2007 non ci sarebbe stata, perche' lo Stato avrebbe esercitato il giusto controllo sulle banche e sugli intermediari finanziari, comminando le giuste sanzioni, ovvero fallimento degli istituti e responsabilita' personali degli amministratori.
Altro che "too big to fail" e relative copertura pubblica delle perdite e distribuzione di bonus a gente che ci ha rovinati. :-/
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Certe cose avrebbe potuto dirle -- che so -- Stalin, ma certo non uno dei piu' grandi economisti di tutti i tempi, la cui sola "colpa" e' quella di essere sempre stato scettico nei confronti delle dottrine keynesiane, alle quali contrapponeva mercati basati sulla concorrenza, regolamentata da un arbitro agile, ma severo, implacabile ed imparziale: lo Stato.
In un mondo freidmaniano, la crisi economica del 2007 non ci sarebbe stata, perche' lo Stato avrebbe esercitato il giusto controllo sulle banche e sugli intermediari finanziari, comminando le giuste sanzioni, ovvero fallimento degli istituti e responsabilita' personali degli amministratori.
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