domenica, febbraio 27, 2022

 

Ucraina e la geopolitica non farlocca



Mi sono ripromesso di non condividere le mie riflessioni su quanto sta accadendo in Ucraina. Media, web e social letteralmente traboccano di informazioni e analisi della fattura più disparata, non raramente frutto di notizie non verificate, di opinioni farlocche e non qualificate o di pure e semplici mistificazioni di propaganda perché vi aggiunga ulteriore aria fritta a esclusivo beneficio della mia autostima.
Ho deciso, tuttavia, di tradurre e condividere questa articolata analisi geopolitica di Dmitri Alperovitch letta su Twitter per due motivi:
a) è stata postata il 21 dicembre 2021, due mesi circa prima che l’invasione russa avesse luogo, mostrando capacità analitiche e previsionali davvero notevoli;
b) fornisce chiavi di lettura straordinariamente acute e attuali sull’altrimenti poco comprensibile azzardo di Vladimir Putin.

Nelle ultime settimane sono diventato sempre più convinto che il Cremlino abbia, purtroppo, preso la decisione di invadere l'Ucraina alla fine dell'inverno. Sebbene sia ancora possibile per Putin ridimensionare l’esclatation e cambiare rotta, credo che la probabilità sia ora piuttosto bassa. Permettetemi di spiegare il perché.
Ci sono numerosi segnali che la Russia ha inviato di recente che mi fanno credere che l'invasione sia quasi certa, oltre a un numero consistente di ragioni per cui questa sarebbe la strada imboccata da Putin.

Segnali

1) Quello più ovvio: il massiccio dispiegamento militare ai confini dell'Ucraina (a Nord, Est e Sud in Crimea).
Questa mobilitazione è qualitativamente e quantitativamente diversa dal passato. Il 75% del totale dei gruppi tattici delle divisioni russe è stato spostato. Artiglieria, unità di difesa aerea, carri armati, APC, attrezzature per la posa di ponti, sminatori, escavatori corazzati, attrezzature ingegneristiche, rifornimenti di carburante, enormi quantità di logistica, ecc.
Questa mobilitazione imponente è una chiara preparazione per un’invasione su larga scala, non un bluff.
Inoltre, non si può tenere per sempre in stand by tutta questa attrezzatura, truppe e logistica. Rob Lee pensa che le forze russe dovrebbero ritirarsi entro l'estate al più tardi.
Come un fucile in una commedia di Cechov, non lo fai comparire se non ti aspetti di usarlo...

2) Preparazione informatica. Dall'inizio di dicembre c'è stato un drammatico aumento delle intrusioni informatiche dalla Russia nei siti del governo ucraino e nelle sue reti civili. Come ho detto ieri, gli obiettivi sono esattamente quelli che ti aspetteresti siano presi di mira per la raccolta di informazioni e la preparazione del campo di battaglia prima di un'invasione.

3) Ultimatum diplomatici. L'elenco delle richieste che la Russia ha presentato la scorsa settimana non è stato un punto di partenza per gli alleati degli USA e della NATO: semplicemente non è una proposta seria per l'avvio di negoziati.
In effetti, sarebbe con tutta probabilità respinto dalla stessa Russia se si trattasse di misure reciproche per non schierare missili Iskander a Kaliningrad e missili da crociera nel territorio russo occidentale.

4) Rendere pubblico l'elenco delle richieste - rendendo di conseguenza difficile fare marcia indietro senza perdere la faccia - è un passo diplomatico senza precedenti che segnala ulteriormente come non vi sia una seria intenzione di intavolare negoziati e si cerchi un pretesto propagandistico per l'invasione.

5) Rifiuto dei negoziati multilaterali e richieste di colloqui one to one USA-Russia. Questo passo è progettato per provocare un rifiuto da parte degli Stati Uniti (ancora un altro pretesto per la guerra) o creare una spaccatura tra gli USA e i suoi alleati in Europa. In ogni caso, una mossa win-win.

6) La richiesta perentoria di una risposta urgente. Una vera trattativa sui punti sollevati dalla Russia richiederebbe anni. Aspettarsi che si risolva rapidamente non è realistico e la Russia lo sa. È un ulteriore pretesto per l'invasione sostenendo che gli USA non prendono sul serio le preoccupazioni russe.

7) Retorica. Con il ricorso a una retorica infiammata le cose stanno raggiungendo il punto di ebollizione. Il linguaggio diplomatico viene scaraventato fuori dalla finestra e ogni giorno c’è una nuova escalation.

8) Si sta preparando il campo di battaglia dell'informazione per una provocazione che possa essere addossata a Ucraina, USA o NATO (o tutti e tre); sarà usata come parte di una scusa per giustificare un'invasione.

Motivi

Parliamo ora dei motivi per invadere - dal punto di vista di Putin - che sono altrettanto numerosi

1) Timore che si modifichi l'equilibrio di forze militari tra Kiev e i separatisti del Donbass.
Putin ha osservato la guerra nel Nagorno Karabakh e ha potuto apprezzare ciò che un esercito armato con moderne armi NATO, come i droni turchi TB2 al servizio degli Azeri, può fare per riconquistare un territorio.
Inoltre, ha perso la fiducia che il presidente ucraino Zelensky sia interessato a risolvere per via diplomatica la questione del Donbass e crede di aver bisogno di prevenire con un intervento militare un cambiamento dello status quo negli oblast separatisti.
Per inciso, la spinta di Saakashvili (ex presidente della Georgia n.d.r) a riarmare l’esercito e riconquistare i territori separatisti di Ossetia e Abkhazia, cambiando lo status quo imposto da Mosca, è ciò che ha innescato la guerra in Georgia nel 2008. Le somiglianze con la situazione attuale sono inquietanti.

2) Preoccupazioni per l'espansione della NATO. Si può discutere quanto si vuole sul fatto che la NATO rappresenti davvero una minaccia per la Russia, ma l'importante è che le élite del Cremlino ne è convinta.
Negli ultimi trecento anni, ci sono state numerose e devastanti invasioni della Russia lanciate da quelle che oggi sono Bielorussia e Ucraina. La prospettiva che uno dei due Paesi aderisca alla NATO (un'implicita alleanza militare anti-russa) è stata e sarebbe inaccettabile per qualsiasi leader russo - Putin, Eltsin, Gorbaciov o persino qualcuno come Navalny, ed è vista come una minaccia mortale.

3) Manovre ostili dell’Occidente. Il governo filo-occidentale in Ucraina, le manifestazioni e contestazioni al presidente bielorusso Lukashenko, la rivoluzione colorata in Georgia, le proteste di piazza a Mosca ecc. sono state tutte lette da Putin attraverso la medesima lente: tentativi segreti dell’Occidente di sabotare e destabilizzare la Russia e creare coalizioni di stati antagonisti ai suoi confini.

4) Cavallo di Troia. Putin si è convinto che un'Ucraina filo-occidentale rappresenti una seria minaccia dato il dispiegamento di armamenti e consulenti NATO anche senza un’adesione formale all’Alleanza.
Il suo discorso sui missili piazzati a 4-5 minuti di volo da Mosca o sulla minaccia alla Crimea può suonarci come una paranoia, ma lui ci crede ed è tutto ciò che conta in questo momento.

5) Punizione esemplare. Putin sa che un'invasione dell'Ucraina porrebbe fine in modo permanente sia a tutti i discorsi su una possibile adesione alla NATO di Ucraina, Georgia, Bielorussia o qualsiasi stato dell'Asia centrale, sia sul dispiegamento di armi e truppe NATO nei loro territori senza il benestare della Russia.
Sa,inoltre, che in questo modo ripristinerebbe istantaneamente la sfera d’influenza della Russia in quella parte del mondo: nessuno stato dell'ex URSS (a parte i Paesi baltici) oserebbe flirtare nuovamente con la NATO o l'Unione Europea.

6) Finestra delle opportunità. Dal punto di vista della scelta dei tempi, potrebbe non esserci momento migliore per invadere l’Ucraina.
Gli USA, infatti, sono distratti dalla politica interna e dal nuovo confronto geopolitico con la Cina, i prezzi dell'energia sono alle stelle, l’Europa dipende dal gas russo e persino gli Stati Uniti attualmente stanno importando petrolio russo. Di conseguenza, ci sono scarse possibilità che scatteranno sanzioni economiche sui combustibili fossili.

7) Le sanzioni non sono un deterrente efficace. La Russia ha imparato a convivere con le sanzioni, anche se non le piacciono. La sua economia è molto più resiliente oggi rispetto ad esse grazie anche all'aiuto della Cina.
La Russia, inoltre, ha imparato ad aspettarsi sanzioni qualsiasi cosa faccia. Le sanzioni comminate quest'anno (2021 n.d.r) per attività tradizionalmente considerate “spionaggio accettabile” - come le intrusioni nei database e il malware disseminato nelle reti di enti federali e aziende USA - hanno minato il loro uso come deterrente poiché inviano il segnale che l’Occidente sanzionerà la Russia per tutto ciò che fa.

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