lunedì, novembre 22, 2010

 

Meditation Mode



Appunto di viaggio

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Di ritorno dalla trasferta di 3 giorni e mezzo in Sardegna. Non è andata né meglio né peggio di quanto avessi messo in conto.
Le formalità di legge sono state sbrigate a Cagliari in poco più di 10 minuti, così sono rimaste tante ore vuote in cui mi sono sentito fuori posto, uno spettro evocato per sbaglio, una presenza tollerata solo perché doverosa e dichiaratamente di passaggio.
Forse era destino che dovessi arrivare alla mia non più verde età per gustare il lato ironico e paradossale di un'assoluta première: un pizzico d'imbarazzo fuori standard per chi mi conosce da capo a piedi dalla bellezza di 26 anni. D'altra parte non può essere altrimenti quando le geometrie familiari si svirgolano e si diventa - bon gré mal gré - ospiti temporanei, anomali e ingombranti nell'intimità familiare altrui.
Caso mai fossero rimasti dubbi in proposito, il mondo altrove continua uguale a prima e nulla è più come prima.
Meglio così.



Pessimismo cosmico?

Provate a farvi un panino con Dante Alighieri” (Giulio Tremonti)


Nel mio Paese, gli studenti dovrebbero prendere sul serio le immaginifiche metafore di superbi intellettuali come Giulio Tremonti e Renato Brunetta.
Poiché la cultura è notoriamente un companatico che non sazia, i libri di testo - ma anche spartiti, sceneggiature, romanzi, saggi, poesie, elzeviri, quadri, pellicole, CD e DVD multimediali - andrebbero immediatamente conferiti nei termovalorizzatori per contribuire al benessere nazionale e abbattere la bolletta energetica.
Tanto a queste beate latitudini si sprecano il cattivo gusto, la mediocrità esibita con debita fierezza, le sagre della porchetta e i coloriti riti pseudo-celtici: basta sapersi accontentare.

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Comments:
Secondo me, quello che manca in Italia è la cultura di come far soldi con la cultura. Qualsiasi cavolata, in UK, te la valorizzano e ci fanno soldi.
In Italia, invece, si pretende di fare cultura sempre nel modo tradizionale: il professore che studia Dante e scrive saggi critici; il tutto a spese dello Stato, ovviamente.
Il tutto senza mai porsi il problema non dell'utilità in sé, che c'è sempre, ma di come a quella utilità aggiungere anche un ritorno economico.
In Inghilterra esistono imprenditori della cultura che con Shakespeare ci mangiano eccome.
Ma bisogna saperci fare.
Il tempo dei "finanziamenti alla cultura in quanto cultura", se non finito per sempre, è in fase di forte ridimensionamento ovunque nel mondo.
 
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