giovedì, dicembre 01, 2016
Apotropaico
Un’immagine come questa ha risvegliato il ricordo, lontano nel tempo, di un ciondolino scoperto da bambino in una vecchia scatola di latta tra ditali, spille, bottoni e monetine fuori corso. Era una minuscola mano serrata a pugno appartenuta - venni a sapere - alla primissima infanzia di mio padre.
Ingenuamente, non capivo cosa fosse quella lieve protuberanza tra l'indice e il medio che sembrava un’imperfezione, una sbavatura. Ero ben lontano dall'immaginare che quell'oggetto fosse una mano fi*a, un amuleto oggi desueto che veniva indossato legato al polso a difesa da s’ogru malu: il malocchio.
Oggi fare la fi*a è solo un gesto volgare o, in altre parti del mondo, un modo spiccio per esprimere il rifiuto di fare qualcosa.
Nulla che spartire con il significato apotropaico del ninnolo, vestigia di remoti rituali contro l’invidia malevola intesi a mettere i bambini e la fertilità, sia femminile che maschile, sotto la magica protezione della vulva di una divinità (Iside, Astarte, Venere, Giunone).
Superstizione, senza dubbio, tuttavia provo rispetto per i sentimenti materni di mia nonna o di chi fece quel dono tanto particolare, conservato con discrezione nel ripiano più alto della credenza di cucina, mezzo secolo fa.
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