sabato, gennaio 07, 2017

 

Le divisioni di Saviano



Gomorra book by Roberto Saviano

«Il Papa? Quante divisioni ha il Papa?», avrebbe chiesto Stalin a Yalta a quanti gli facevano presente le esigenze di Pio XII sull'assetto europeo. La stessa domanda risuona oggi a proposito di Roberto Saviano da Napoli, scrittore e saggista, almeno alla luce delle reazioni tranchant nei toni e miserrime nei contenuti di alcuni noti esponenti della politica nostrana alla sua uscita sogno sindaci africani estrapolata da un’intervista curata da Gianni Riotta per la RAI.

Già, di quante divisioni dispone Roberto Saviano? È un pericoloso arruffapopoli? È il leader in pectore di un movimento politico di massa? Si candida a sindaco di qualche grande città? Ha in tasca la potenza deflagrante della verità assoluta o la soluzione definitiva per sanare l’Italia meridionale dai suoi mali endemici?

Direi niente di tutto questo. Saviano di per se non è un oracolo, un santone o un eroe senza macchia da sollevare su laici altari.
Di mestiere fa lo scrittore, ovverosia campa sul successo di ciò che scrive. E siccome scrive e parla di malavita organizzata e di altri problemi di stringente attualità si documenta, studia, riflette ed esprime opinioni talvolta discutibili ma non del tutto infondate: è così che si è costruito una sua autorevolezza.

Dice anche stronzate, Saviano, che sembra avere un altissimo concetto di se a fronte di una simpatia e di un calore umano tutt’altro che irresistibili e si presta al rituale delle “ospitate” sui media per promuovere le sue opere in uscita. Dov’è lo scandalo?
Dà fastidio, ah come dà fastidio in questo Paese il Roberto Saviano ghibellin fuggiasco con robusto conto in banca; quanto urta l’intellettuale finto-asceta che si permette di levare il dito accusatore senza sporcarsi le mani, il pennivendolo che lucra vendendo la carogna di un’Italia parallela, cinica, molle, malavitosa e decadente.

Ma esiste quest’Italia marcia alle radici o è solo il parto della fantasia di un furbone, di un lavativo che ha trovato il modo di vivere in agiatezza senza faticare?
Forse è proprio qui il punto. Non è in discussione l’esistenza di camorra, sacra corona unita, ndrangheta e mafia, dei racket, della corruzione, del caporalato, delle guerre per il controllo del territorio, ma che sia Saviano a spremere questi bubboni per vendere - bene - i suoi libri: altrove chiamerebbero questo atteggiamento invidia sociale o rancore iconoclasta.

Quanto poi al “sogno un sindaco africano” non significa niente se non si colloca quest'affermazione nel contesto dell’asfissia culturale, politica e amministrativa del Centro-Sud, dove i semi del riscatto e della speranza sembrano puntualmente seccare in una terra diventata sterile.
Prendersela con Saviano perché “fa male all’immagine di Napoli” o perché invade indebitamente il campo della politica è un po’ come avere un orgasmo fissando il dito che indica la luna.

Inciso finale: a scanso di equivoci, mai stato fan di Roberto Saviano.

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