lunedì, aprile 15, 2024

 

guerra e pace




Oggi più che mai sembra che l'unica pace accettabile sia quella imposta con la forza delle armi; altrimenti è il belato del perdente, dell'imbelle, del vile o di chi è colluso con il nemico.

La pace è noiosa, statica, fragile.
La pace è quel concetto nebuloso invocato più per dovere d'ufficio che per convinzione dal Pontefice e dall'ONU.
La pace implica negoziati, compromessi, è l'ipocrisia di fingere fiducia tra persone che volentieri si scannerebbero a vicenda.

La pace è come tutte quelle comodità quotidiane che si danno per scontate finché non vengono meno, fintanto che puoi cambiare canale con il telecomando quando la vista ti disturba.
Il valore della pace lo capisci quando la guerra ti arriva in casa e non puoi più ragionare come lo spettatore o il tifoso allo stadio.
Solo allora, forse, ti rendi conto che qualcuno, da qualche parte, ha in mano un telecomando di altro tipo in grado di spegnerti, definitivamente.

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domenica, febbraio 25, 2024

 

Il comunista che scappò con la cassa



Sono incappato casualmente in un episodio oscuro e in apparenza “minore” del Dopoguerra di cui non ero a conoscenza.
Il 25 luglio 1954 l’ex partigiano cremonese Giulio Seniga, braccio destro dell’allora n.2 del PCI e responsabile dell’organizzazione Pietro Secchia, scompare da Roma portandosi dietro un pacco di documenti riservati e una parte consistente dei fondi occulti del partito, secondo ricostruzioni giornalistiche posteriori circa 420.000 Dollari.

Nella sede centrale del PCI a Roma scatta l’allarme. Si cerca in ogni modo di rintracciare Seniga che, in virtù del suo ruolo di vice di Secchia, ha piena conoscenza della struttura paramilitare pronta a guidare l’insurrezione operaia o a intervenire in caso di golpe sostenuto dagli USA, della mappa dei rifugi destinati ai vertici del partito in caso di emergenza e gestisce la cassa dei fondi segreti in larga misura provenienti da Mosca depositati in vari nascondigli.

Il perché di questo coup de théâtre non è stato del tutto chiarito. Si può ipotizzare che Seniga, disgustato dalla burocratizzazione e dall'opportunismo di dirigenti e funzionari del PCI, intendesse costringere Secchia e l’ala più internazionalista del partito a sfidare apertamente Palmiro Togliatti mettendo a nudo ipocrisia e contraddizioni della linea politica del segretario, ufficialmente ligia all’ortodossia stalinista ma di fatto revisionista perché diretta a fare del PCI un partito con il più ampio consenso elettorale possibile così da arrivare al potere per via parlamentare.

Rifugiatosi a Milano in casa del giornalista sportivo Gianni Brera, Seniga avrebbe preso contatti con il questore Federico Umberto D'Amato, controverso dirigente dell’ufficio politico della Polizia di Stato e futuro capo dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni.
I documenti scottanti sottratti da Seniga, tuttavia, non vennero sfruttati dalla DC e dal governo Scelba, forse per timore che lo scandalo degenerasse e che, per ritorsione, fosse rivelata l’esistenza dei fondi neri anglo-americani e della struttura clandestina Stay Behind (Gladio), ma soprattutto perché il PCI scelse di tacere e di non sporgere denuncia contro Seniga.

In ogni caso, l’iniziativa di Seniga segnò la rovina politica di Pietro Secchia e dei dirigenti schierati al suo fianco contro il Migliore. Secchia, infatti, fu estromesso dagli incarichi nella segreteria nazionale del PCI e spedito a dirigere la segreteria regionale in Lombardia.
Anche “il comunista che scappò con la cassa” conobbe l’oblio pur continuando a fare politica attiva nel PSI, pubblicare articoli e saggi e fondare una casa editrice.

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domenica, febbraio 18, 2024

 

Eris, Makemake e la strategia dell’opossum



Eris e Makemake sono i nomi di antiche divinità minori assegnati a due dei pianeti nani che orbitano all’estrema periferia del sistema solare. Quel che sappiamo di questi “oggetti transnettuniani” deriva in larga misura dall’osservazione del loro transito davanti a stelle e dall’analisi dell’albedo (la capacità di riflettere la radiazione solare) che ci hanno permesso di ricostruirne dimensioni, composizione chimica al suolo e caratteristiche climatiche salienti.
Il ritratto che ne scaturisce fa sembrare la notte polare una vacanza ai tropici: due mondi perennemente avvolti nella semioscurità, con il sole che è poco più di un puntino che brilla nel firmamento, ibernati in un sudario di ghiacci di metano, toline, composti azotati e idrogeno tenuti allo stato solido da temperature prossime ai -250°C (contro i -89,2°C della minima terrestre).

Il calore dove meno l'aspetti

La convinzione che Eris e Makemake siano pianeti congelati e geologicamente morti da miliardi di anni è stata recentemente contraddetta da una analisi condotta da NASA, ESA e CSA sui dati relativi allo spettro chimico del metano ghiacciato raccolti dal Telescopio Spaziale James Webb.

Gli scienziati coinvolti nello studio si aspettavano che la composizione isotopica del metano fosse coerente con la datazione al primissimo periodo di formazione del sistema solare. Si è scoperto, invece, che l'idrocarburo sulla superficie di Eris e Makemake appartiene a ere geologiche relativamente recenti ed è di origine endogena.
Si ha avuta così la prova che i nuclei rocciosi di Eris e Makemake hanno subito in passato un cospicuo riscaldamento radiogenico, tale da “bollire” il metano e farlo risalire in superficie attraverso fessure nella crosta o criovulcani.
Ciò ha condotto, inoltre, a ritenere plausibile l’ipotesi che i nuclei siano tuttora abbastanza caldi da alimentare sorgenti geotermali di metano, ammoniaca e acqua allo stato liquido sotto la calotta di ghiaccio.
Sarebbe qualcosa di simile, in piccolo, alla presenza di oceani sotto la crosta ghiacciata dei satelliti Europa (Giove) ed Encelado (Saturno).

La strategia dell'opossum

In conclusione si potrebbe dire che Eris e Makemake abbiano fatto del loro meglio per non dare nell’occhio e applicare la strategia dell’opossum: fingersi pianeti cadavere conservati nel congelatore per continuare a vivere da eremiti felicemente ignorati da telescopi e sonde spaziali. Non avevano fatto i conti con la tecnologia, la scienza e l’inesauribile curiosità della scimmia nuda.

fonte: Sci News 15.02.2024

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lunedì, gennaio 01, 2024

 

Combattere la denatalità a chiacchiere



Si direbbe che la onorevole Lavinia Mennuni abbia preso gusto a uscire dalla dorata penombra garantita dallo scranno a Palazzo Madama ergendosi a paladina di alcune delle cause “di bandiera” più care a Fratelli d’Italia e all’elettorato di Destra, ereditate direttamente dall’armamentario ideologico e propagandistico del Movimento Sociale Italiano.
Dopo la proposta di legge di dubbia costituzionalità volta a rendere obbligatorio il presepe nelle scuole e a imporre allo Stato - supposto laico - l’onere di promuovere e tutelare le festività e le tradizioni religiose cristiane, infatti, qualche giorno fa la senatrice di FdI ha rilanciato andando a toccare il tema delicato del calo demografico.

A tal proposito la senatrice Mennuni ha dichiarato:

“È venuto il momento di far sì che la maternità torni a essere cool, che avere figli sia la massima aspirazione delle mogli e delle ragazze”
La onorevole non fornisce spiegazioni su come si intenderebbe intervenire per rendere fattibile prima ancora che “cool” (...) l’incremento delle nascite, invertendo un processo di denatalità che va avanti da un secolo e riuscendo dove avevano fallito le politiche demografiche varate durante il ventennio fascista. Come annota Giuseppe Di Bartolo, infatti, nel 1926 i nuovi nati in Italia erano 27,7 per 1.000 abitanti; proporzione ridottasi a 22,4 per 1.000 nel 1936 per riprendersi, debolmente, nel 1940 con 23,5 neonati per 1.000 abitanti.
il calo delle nascite è proseguito tra oscillazioni nei decenni successivi sino al 2008, ultimo anno in cui si è registrato un incremento. Da allora la curva ha imboccato una ripida traiettoria in discesa che nel 2022 ha condotto al valore di meno di 7 nuovi nati per 1.000 abitanti.[fonte: ISTAT]

Non solo Lavinia Mennuni si astiene dall’offrire indicazioni concrete su come rimuovere le concause dell’attuale inverno demografico, ma anche dal punto di vista strettamente “motivazionale” se la cava appellandosi genericamente a un ritrovato senso di responsabilità delle donne dinanzi all’alta missione di dare nuovi cittadini alla patria.

A questo punto ci si potrebbe chiedere quale sia il senso di un messaggio allo stesso tempo fumoso e intrinsecamente arcaico nei contenuti, che non sposta di una virgola il problema delle culle vuote. A mio avviso, oltre ai gettoni di visibilità capitalizzati dall’On. Mennuni, la dichiarazione si rivolge all’elettorato conservatore rassicurandolo sulla fedeltà di Fratelli d’Italia alla propria identità e origini ora che si trova a governare.

A voler essere estremamente generosi, di buono c’è che quanto meno ci sono stati risparmiati l’evocazione dello spettro della sostituzione etnica, le tirate su femminismo e LGBTQ+ e ricette come quella formulata anni fa da Camillo Langone sulle pagine di Il Foglio, che come rimedio alla denatalità proponeva di togliere i libri alle donne e di chiudere qualche facoltà universitaria: davvero una ben magra consolazione.

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giovedì, ottobre 05, 2023

 

Facebook e Instagram a pagamento. Ne varrà la pena?



Nei giorni scorsi si sono moltiplicate le voci sul passaggio di Facebook e Instagram in abbonamento per gli utenti europei.
In passato simili annunci comparivano di tanto in tanto su Facebook. Si trattava, però, di trappole spam che adescavano gli ingenui promettendo il passaggio dell'account all'inesistente status "Gold", esente da pagamento, in cambio dell'invio dei dati personali. Questa volta, invece, la faccenda sembra seria ed è stata riportata da testate autorevoli tra cui il Wall Street Journal.

Il peso dell’Europa

Tutto ruota intorno alla nuova normativa comunitaria sulla protezione dei dati personali che dovrebbe entrare in vigore nel 2024 e che per Meta rappresenta una grossa grana.
L’Europa, infatti, è il secondo mercato in termini di introiti pubblicitari per Meta e le nuove disposizioni andranno a incidere sia sulla quantità sia sulla possibilità di trasferire fuori dalla UE i dati raccolti profilando gli utenti Facebook e Instagram del Vecchio Continente, rendendo di conseguenza meno appetibili e trattabili al ribasso i servizi che Meta offre agli investitori pubblicitari.

Per correre ai ripari ed evitare future multe milionarie, il colosso di Menlo Park starebbe perciò valutando se varare o meno il piano che prevede un “doppio binario” per Facebook e Instagram in Europa.
I due social diverrebbero disponibili senza pubblicità ai sottoscrittori di un abbonamento mensile (si parla di una cifra intorno a 14/15 $).
Per chi non è disposto a pagare, FB e IG continuerebbero a essere fruibili gratuitamente ma con nuove condizioni e termini d’uso che riguarderebbero sia più ampie concessioni alla raccolta, trattamento e cessione a terzi dei dati personali sia la quantità di inserzioni pubblicitarie presenti nei contenuti visualizzati.

Che fare?

Al momento non si può fare altro che stare alla finestra in attesa degli eventi.
Qualora Zuckerberg and Co. dovessero optare per il “doppio binario” è ovvio che ciascuno dovrà fare le valutazioni del caso. E’ vero che a tutto ci si adegua bene o male, ma molto, moltissimo dipenderà da cosa offrirà in cambio Meta: in altre parole, quale sarà l’effettivo rapporto costi/benefici.

Per chi non è un/una influencer che guadagna dai contenuti che genera online, la presenza su Facebook o Instagram è un’abitudine, una pausa di intrattenimento, la curiosità di sbirciare cosa combinano amici e conoscenti lontani. Per questa larghissima fetta dii utenti, perciò, pagare un abbonamento - anche minimo - solo per godersi una versione “ripulita” di un passatempo virtuale ha tutta l'aria di essere il classico gioco che non vale la candela, niente d'irrinunciabile insomma.
Francamente dubito che l’eventuale passaggio a pagamento provocherà una fuga di massa dai social network Meta, così come non è successo sinora a X-Twitter malgrado gli opinabili ed erratici cambiamenti imposti da Elon Musk. Tuttavia il buonsenso mi induce a pensare che una scelta in tal senso non sarà affatto indolore.

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venerdì, settembre 29, 2023

 

Esselunga e la pesca delle polemiche



Non avrei mai immaginato che uno spot TV per una catena della GDO presente nelle regioni del Nord e Centro Italia (non oltre Firenze) potesse gonfiare una bolla politico-mediatica su scala nazionale, arrivando a scomodare persino l'inquilina di Palazzo Chigi.
Certo, il successo editoriale del libello di Vannacci induce a pensare che oggi basti montare una polemica per promuovere anche il nulla cosmico. Nel caso dello spot Esselunga, tuttavia, mi pare che il can-can sia fuori misura e fuori luogo.

Ho frequentato Esselunga da consumatore e conosco la sua comunicazione: gradevole, accattivante, curata, in linea con punti vendita che somigliano - anche per i prezzi - a boutique alimentari adattate a superfici medio-grandi e grandi.
Lo spot della discordia non si discosta da quelli che l’hanno preceduto nel 2020 e in occasione del Natale: tecnicamente molto ben fatti per essere pubblicità, di cui si percepisce sia l’idea creativa non banale sia una regia e una produzione di taglio cinematografico. Nondimeno, il troppo zucchero dei buoni sentimenti ha l’effetto di lasciare in bocca un che di artefatto e di stucchevole.

La scelta di affrontare un tema complesso e spinoso come separazioni e divorzi sfruttando il punto di vista e il candore di una bambina è un’idea originale, direi anche astuta, ma paga dazio ai tempi ristretti (pur essendo quasi un cortometraggio) e al messaggio pubblicitario da veicolare con un eccesso di semplificazione e una serie di forzature poco realistiche.
Preferisco non entrare nello specifico delle mie reazioni a come è stata trattata una situazione spiacevole e caotica per gli adulti e ancor più per i figli piccoli com’è la separazione. Sono passato per questa esperienza e mi limito a dire di non essermi sentito particolarmente infastidito od offeso.

Non dobbiamo scordare che stiamo pur sempre parlando di una campagna pubblicitaria, di un intrattenimento e un gioco di seduzione a carte scoperte il cui scopo ultimo è indurci a preferire una certa insegna per gli acquisti.
Se non si può escludere totalmente il sospetto che lo spot sia anche un assist al modello di famiglia tradizionale tanto caro - almeno di facciata - all’attuale maggioranza parlamentare Dio, Patria & Famiglia, volerci leggere un intento moralistico o propagandistico mi sembra fare un processo alle intenzioni.

Preoccupa, invece, la sensazione che la bolla polemica sullo spot Esselunga faccia parte di una deliberata spinta a evadere dalla realtà di un Paese in affanno, corroso dalle crescenti diseguaglianze sociali e con prospettive economiche per nulla incoraggianti; una distrazione di massa per prendere tempo che, evidentemente, riesce gradita a un numero consistente di connazionali.
Tutto questo, comunque, va oltre i meriti e i demeriti di una micro-favola pubblicitaria forse ruffiana ma narrata e impacchettata con i fiocchi.

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