venerdì, febbraio 20, 2009

 

Dove eravamo rimasti?



Cappusconi docet

Tio Caimàn ha colpito ancora. Poche storie, il risultato delle urne in Sardegna parla chiaro: l’anomalia sarda è stata sconfitta e mandata al macero, mentre Silvio Berlusconi si conferma una volta di più il padre-padrone di questo squinternato Paese imponendo il suo candidato come Governatore.
Sino all’estate scorsa, infatti, solo chi frequenta assiduamente gli uffici del Comune di Cagliari sapeva chi fosse Ugo Cappellacci, defilato assessore al bilancio nella giunta del capoluogo isolano. Con tempismo perfetto, il semi-sconosciuto Cappellacci è stato prima catapultato a coordinatore regionale di Forza Italia e poi imposto come candidato del PDL alla massima poltrona dell’isola, in barba alle aspirazioni dei leader più in vista del centrodestra sardo.

La Coniglia faceva giustamente notare nel suo commento al post precedente che la vittoria di Cappusconi (o Berluscacci, c'est la mȇme chose) è vissuta come una disfatta bruciante e avvilente da molti blogger isolani, me compreso. Sembrerebbe quasi che il nuovo governatore sia stato votato da un elettorato fantasma: così non è.
In realtà le 15.000 schede nulle, le oltre 3.000 annullate volontariamente e le 5.000 e passa schede bianche non sono frutto del caso o di regole di voto più cervellotiche del solito.
A Renato Soru sono mancati non soltanto i voti controllati da alcuni capibastone in odor di fronda del PD sardo, partito finito (giustamente) nella polvere, ma anche quelli di una buona fetta di elettorato di sinistra che non si è mai riconosciuta nell’ex governatore, considerato alla stregua di un mercante nel tempio, di un odioso e autoritario padrone da abbattere.
Per contro, nello schieramento opposto è bastato riciclare il solito mix di lusinghe, regalini e vaghe promesse (vedi la tanto strombazzata telefonata di Silvio all'amico Vladimir Putin per "risolvere" il caso dell'Euroallumina di Portovesme) per compattare il fronte del cemento e della “valorizzazione turistica” senza regole, i ras che controllano un certo tipo di assistenzialismo gonfiato mungendo le casse regionali e i tanti, tantissimi disperati che sperano di aver giocato il numero fortunato alla riffa per trovare un’occupazione, una benevola raccomandazione, un profitto purchessia... purché cash.

La maggioranza dell’elettorato sardo ha semplicemente fiutato il vento e votato non per intima convinzione, ma per chi in questo momento è sembrato più “potente”, vincente e ricco di mezzi. Il popolo sovrano ha scelto il pochi, maledetti e subito rispetto alle incertezze di una scommessa basata su istruzione e ambiente che, con ogni probabilità, avrebbe dato i suoi frutti a lungo termine.
Ahi, povera terra mia, ti hanno ripresa e rimessa in riga con un sorriso... da caimano.

Paradosso isolano

Nel blog di Furriola ho trovato citato l'incipit di un saggio di Franciscu Sedda che trovo straordinario per il suo modo sarcastico e paradossale di descrivere l'inveterata tendenza di molti sardi a nuocersi a vicenda per l'incapacità di accettare che il compaesano possa primeggiare dimostrandosi migliore di loro per talento, abilità o fortuna.
"Un giorno Dio (ma potrebbe essere anche il genio della lampada o qualsiasi altra entità dotata di poteri magici e favolosi, non ha molta importanza) chiama un sardo e gli dice: – Esprimi un desiderio e io lo realizzerò, e di ciò che sceglierai ne darò il doppio al tuo vicino di casa. Il sardo rimane perplesso ma dopo qualche istante si illumina e dice: – Cavami un occhio!"

Back in Milan

Breve nota autoreferenziale a margine: sono tornato a Milano.
Lo spirito è sicuramente più leggero visto il contenuto del referto istologico (il migliore possibile, date le premesse), il cuore non altrettanto.

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Comments:
Ora ho le idee più chiare su come sono andate le cose in sardegna.
Grazie mille.
 
A noi non ce ne fregava niente di cappelletto e berluscotto né tantomeno dell'isola paradossale. Quel che conta sono le quattro righe finali. Ma a sto cuore ci vuoi mettere rimedio sì o no?
 
Nonostante le tue giuste e condivisibili parole sul risultato elettorale, concordo con l'Anna: le righe più importanti sono quelle finali.
Sono contento davvero per te (da una parte) e spero che tu trovi una "colla" resistente (per l'altra).
Noi siam sempre qui!
:-)
Un abbraccio
Daniele (Macca)
 
Marcello, condivido in pieno ciò che scrive Daniele: le penultime righe sono quelle che più ci allietano :-)

un abbraccio grande
 
tanto tanto tempo fa
 
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