giovedì, novembre 30, 2006

 

Ambarabà



galline
"Ambarabà ciccì coccò
tre galline sul comò
che facevano l'amore
con la figlia del dottore
Il dottore s'ammalò
Ambarabà ciccì coccò
"

Stasera mi è stato sottoposto un quesito sulla metafora nascosta in quest'arcinota filastrocca. È possibile che dietro l'apparente non-sense esista effettivamente un significato più ampio, non riferito alla sfera dell'infanzia.
Mah! Se vi venisse in mente qualche significato allegorico, un'elaborata simbologia, un ammaestramento qualsiasi dalla vicenda delle tre galline licenziose che amoreggiavano con la figlia di un dottore dalla salute malferma, fatemelo sapere!

Nel frattempo m'interrogo sui messaggi trascendentali o a sfondo sessuale criptati dietro "Paperino è andato a Roma per comprarsi la corona", "Mi lavo le mani per fare la pasta" e "Dante Alighieri, nasu 'e paperi"...

Che s'ha da fa pe' campà...Please, astenetevi dal consigliarmi di cambiare pusher perché mi hanno davvero formulato il quesito sulla filastrocca durante l'orario di lavoro. Se è possibile, evitate anche di insistere nell'invitarmi a stare sopra una panca come una certa capra....

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lunedì, novembre 27, 2006

 

Que viva l'Orchestra


orchestra di Piazza Vittorio Sabato scorso, rompendo un "digiuno" durato diversi anni, mi sono mosso di casa per andare a un concerto che si teneva al Teatro Smeraldo di Milano.
Di scena l'Orchestra di Piazza Vittorio, l'ensemble multietnica romana che da quattro anni porta avanti un coraggioso progetto musicale e d'integrazione sociale.
Nata nel cuore del popoloso e "complicato" quartiere dell'Esquilino (a ridosso della Stazione Termini), l'Orchestra di Piazza Vittorio ha raccolto intorno a se una quindicina di musicisti sbarcati in Italia da anonimi immigrati in cerca di un lavoro qualsiasi.
Il bello dell'Orchestra di Piazza Vittorio è che un gruppo tanto eterogeneo abbia trovato il modo di amalgamare, esaltandole, personalità e culture musicali diversissime.
Il risultato sono state 2 ore abbondanti, tiratissime, di World Music suonata e interpretata a ottimo livello. I musicisti, infatti, hanno saputo coinvolgere e trascinare il pubblico in sala con un'esibizione intensa che ha reso percepibile il piacere di suonare e di divertirsi insieme.

Veramente notevole, da consigliare.

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Blogger Beta??

Ho preso l'irragionevole e incauta decisione di migrare alla nuova piattaforma Blogger Beta. Per ora non ho ravvisato alcun beneficio apprezzabile, mentre i problemi che sto incontrando sono un'autentica iattura che rende ancora più pesante l'assenza di un efficiente supporto tecnico "locale".
Probabilmente la situazione sarebbe diversa se operassi con Mac OS X (una qualsiasi delle release) e browser aggiornati all'ultima versione, però non immaginavo di andare incontro a un peggioramento tanto evidente.

Con l'imposizione dell'account Google, le procedure di login e logout prevedono ora passaggi multipli da pagine https a http che mi fanno rimbalzare come una stupidissima pallina da ping pong.
Passi questo, ma è al momento dell'editing e delle eventuali correzioni on the fly che casca l'asino.
Escluso a priori IE 5x Mac, inabile al login, l'unico browser che mi dia qualche garanzia è Netscape 7.1, che però continua a non consentirmi l'upload di immagini.
iCab 3.0 e Mozilla 1.3, invece, sembrano bisticciare a vario titolo con l'editor di Blogger Beta che, dal canto suo, ricambia la (s)cortesia fingendo di salvare testi, immagini e correzioni immesse salvo rifiutarsi di recepirle.

Peccato che dopo la migrazione non sia più possibile tornare sui propri passi.
Per la serie "non si è mai troppo vecchi per fare qualcosa di stupido"

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domenica, novembre 26, 2006

 

Io & il brontocellulare



Premessa
Io e la telefonia abbiamo un rapporto complicato, da separati in casa. Il mio ideale di telefono, infatti, è una specie di soprammobile che ha il buon gusto di confondersi con l'arredamento e, soprattutto, non s'azzarda a reclamare attenzioni mettendosi a squillare. Con il cellulare non è che vada tanto meglio: tendo a dimenticarmelo in borsa - ovviamente spento - per l'intera giornata,suscitando lo sconforto di quanti, tra familiari, amici, colleghi e clienti, ambirebbero conferire con il sottoscritto.
Venerdì sera, ravanando nell'armadio dell'ufficio, mi è rimasto in mano l'adattatore del mio primo telefonino: un gsm Galileo 900 Italtel, ovvero la mia disgrazia cellulare.
Raccontate oggi, le peripezie che il Galileo mi fece passare tra il 1998 e il 2001 hanno il sapore di una favola buffa e antidiluviana pensando agli attuali cellulari 3G che poco ci manca ti portino il caffè a letto.

Vi presento Galileo
Squadrato, spesso quasi 2 dita, ingombrante e pesante come un mattoncino, il Galileo non era il classico telefonino di fascia bassa: costava all'epoca l'equivalente di circa 450 euro, poco meno dei modelli di punta Motorola e Nokia.
Mi venne regalato da un parente stretto pochi mesi dopo essere stato acquistato causa passaggio ad altro telefonino. Guarda caso, mi serviva un cellulare per una convention che si teneva a Santa Margherita di Pula (CA).
Fu un'esperienza memorabile.
Il motivo per cui il congiunto si era disfatto tanto velocemente del Galileo mi fu chiaro arrivato sul posto. Il prode Galileo, infatti, non beccava la linea dove persino il più vecchio e scalcagnato dei TACS trillava ch’era un piacere. Tutto ciò che il poderoso GSM sapeva fare era emettere di tanto in tanto un mesto beep per segnalare l'assenza di campo.
La situazione raggiungeva il massimo dell'imbarazzo durante le pause pranzo.
Mentre intorno a me era tutto un turbinio di squilli e conversazioni, io cercavo disperatamente di non dare nell'occhio manovrando il Galileo sotto il tavolino per puntarlo su chiunque stesse parlando al cellulare nella vaga speranza di sfruttare di riflesso la linea.
OK, direte voi, ti trovavi in una ridende località di villeggiatura ancora poco servita dalle reti GSM.
Nossignore, perché anche al ritorno a Milano, Galileo ha confermato di essere un fuoriclasse nella categoria bidoni & tirapacchi.
Per chiamare o ricevere ero costretto a vagare come un rabdomante: un passo in avanti ed ecco la linea (al massimo una barretta oltre il simbolo dell'antenna)... contrordine, non c’è più campo... faccio un passo indietro e riecco la linea... mi volgo a ponente e puff!, la linea scompare nuovamente mentre a levante non ho miglior fortuna.

Ma quanto mi costi?
Quando, diversi mesi dopo, il problema (assemblaggio approssimativo dell'antenna) fu risolto in un centro TIM, ebbi la bella pensata di passare armi e bagagli alla concorrenza: l'allora Omnitel. Tutto bene, finché la mia intensa vita sociale del tempo mi portò casualmente a scoprire l'altra subdola magagna del Galileo: gli SMS con ricevuta di ritorno.
Per farla breve, per oltre un anno ho contribuito involontariamente ai profitti del gestore telefonico pagando il doppio ogni sms inviato per il banale motivo che non c'era modo di disattivare l'impostazione di fabbrica che mi condannava all'inutile e mai richiesta ricevuta di ritorno, neppure seguendo alla lettera le istruzioni del costruttore ribadite dagli operatori del 190. Un volenteroso operatore del Customer Care Omnitel si offrì persino di inoltrare una richiesta di rimborso che, ovviamente, fu cassata dall'ufficio legale del munifico gestore. Eh già, non erano mica i tempi del "tutto intorno a te"... .

Per quanto tenda ad affezionarmi anche alla più sfigata delle tecnologie a mia disposizione, mi sono sentito sollevato quando è venuto il momento di mandare definitivamente in pensione il Galileo.

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giovedì, novembre 16, 2006

 

Dove osano le lattughe


[*/ OFF-TOPIC/**/] In queste ultime settimane non ho avuto tempo di aggiornare il blog. Dubito che la cosa abbia seminato il panico in Rete, provocato congiunzioni astrali negative, alzato i tassi di intesse e depresso la libido. Non di meno mi è gradito ringraziare chi, per insondabili e insindacabili motivi, ha continuato a collegarsi a Errori di stUmpa. -->!]

Torniamo a cose meno serie, e più precisamente allo strano caso di una campagna pubblicitaria finita in odore di demì-flop che si ricicla come sito web.
Non so quanti di voi hanno conservato memoria degli spot TV per un'insalata mista in vaschetta che sono andati in programmazione tra la primavera e l'estate, con un richiamo nei mesi scorsi. Non vi viene in mente niente? Avete assunto quell'espressione vacua che un'amica coloritamente definisce "della mucca che guarda il treno"? Consolatevi, avete risparmiato un neurone e appartenete alla maggioranza dei telespettatori.
In sintesi, l'agenzia pubblicitaria aveva partorito la pensata di comprimere una sit-com nei tempi rigidamente contingentati degli spot, narrando (si fa per dire) le vicende di una famigliola-tipo che, al momento giusto, sfodera l'immancabile vaschetta d'insalata come soluzione a ogni problema.
L'idea di partenza era interessante e, sulla carta, congegnata per raggiungere il target dei prodotti. Però alla resa dei conti la campagna televisiva ha galleggiato nell'anonimato, non ha lasciato tracce apprezzabili, non ha funzionato.

Ancora tu?
Ma non dovevamo vederci più?

Proprio quando ormai pensavo di non dovermi più imbattere nell'ilare e sconclusionata famigliola di masticafoglie, ecco che una gola profonda mi passa la notizia - leggera e gustosa come un'impepata di cozze consumata all'alba - che l'agenzia pubblicitaria ha estratto dal cilindro l'ideona di un sequel degli spot sul web.
Lo confesso, ho un'irredimibile inclinazione al trash, per cui mi sono prontamente fiondato sul nuovo indirizzo. Dopo la visione ho ancora dubbi sulla ragion d'essere e sull'utilità di questo trasloco, che sembra quasi un esame di riparazione, tuttavia ho ricavato la conferma di un convincimento personale: per funzionare, le idee creative non possono prescindere dalla scelta del contenitore adatto. La cosa appare in tutta evidenza nel video "a luci rosa" realizzato per il sito, che potrà anche non piacere ma che è decisamente più aderente alla formula della sit-com rispetto agli spot incolori e insapori transitati per il piccolo schermo.
Questione di tempi, di formati, della possibilità di dare un minimo di spessore ai personaggi, di poter sviluppare storyboard che non somiglino troppo a futili pretesti.

Io ho detto la mia. Se vi va, date un'occhiata di persona cliccando qui e fatemi sapere la vostra opinione in merito.

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