domenica, settembre 26, 2010
LampredottoPost
Niente Resume per questo giro.
Ho troppa confusione in testa per prestare attenzione alle discussioni e agli schizzi di... ahem... "fango" che si susseguono nel teatrino della politica-avanspettacolo, per seguire il dibattito letterario o musicale o per presenziare alla mostra - pur stuzzicante - dedicata a Salvador Dalì al Palazzo Reale.
In questi giorni, passo con rapidità sconcertante dalla malinconia più cupa a sprazzi di vitalità e di (cauto) ottimismo sul futuro apparentemente insensati, considerato che sono state appena consegnate a un avvocato le chiavi di oltre 20 anni di vita privata perché provveda a chiudere definitivamente il portone.
In poche parole, al momento mi definirei un bidone arrugginito, ammaccato e sbilenco, ma non in disarmo né infelice.
See ye next time.
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domenica, settembre 19, 2010
Se questa è vita - 09.19.2010
Vite svendute
Poteva essere l’ennesimo episodio dell’ormai quarantennale “guerra della pesca” che oppone le marinerie siciliane alle autorità marittime di Tunisia e Libia a colpi di abbordaggi, sequestro di imbarcazioni e mesi di carcere nelle galere del Nordafrica.
Invece, nel caso del peschereccio mazarese preso a colpi di mitraglia da una motovedetta libica non solo è stata sfiorata la tragedia, ma si è capito anche che uno stato di diritto è disponibile, in nome degli affari e della realpolitik, a considerare legittimo o - al massimo - un errore veniale che si spari ad altezza d'uomo contro un'imbarcazione se si ritiene che trasporti immigrati clandestini.
Sono stati i ministri Roberto Maroni e Franco Frattini con le loro agghiaccianti dichiarazioni a illustrare al mondo la caratura morale di questo governo cinico con i deboli e prono agli interessi forti.
Se l’indignazione e il senso del decoro non fossero merce rara in questo Paese di cialtroni, la strana coppia Maroni-Frattini sarebbe stata destituita seduta stante per manifesta inadeguatezza.
Però l’Italia è un Paese moralmente anestetizzato, per cui ufficialmente non è successo niente di niente.
Cosa manca?
“Non chiedere di più
nulla per te qui resta.
Non sei della tribù
hai sbagliato foresta”.
Giorgio Caproni
Salvatore Scarpino, una delle firme di punta de Il Giornale, bolla come buonisti quanti hanno bacchettato Laura Marsilio, Assessore alla Scuola del Comune di Roma, per aver affermato che i bambini nati in Italia da genitori stranieri vanno considerati stranieri per un fatto non solo anagrafico, ma anche culturale.
Per Scarpino, le accuse di razzismo sono pretestuose, gonfie di solidarietà retorica e di sofismi politically correct, tanto più che, effettivamente, il nostro ordinamento giuridico privilegia lo jus sanguinis nell’acquisizione della cittadinanza italiana.
Ma cos’è l’identità italiana, ammesso che sussista e sia definibile in positivo?
È davvero un retaggio di sangue, un misterioso fluido che si respira o che si succhia insieme al latte materno?
Ma soprattutto, cosa manca ai bambini nati e cresciuti in Italia, ma da genitori di origine rom, slava, magrebina, africana o cinese, per essere considerati italiani a tutti gli effetti?
Dipende da dove vogliono arrivare nella vita.
- Se si accontentano, dovranno “solo” imparare a stare al loro posto e a mimetizzarsi con il paesaggio, a non reagire alle provocazioni dell’idiota di turno e a disconoscere pubblicamente le loro radici in attesa di maturare i requisiti per la cittadinanza.
- Se vogliono fare strada, invece, è bene che prendano a modello il fior fiore dell’italianità contemporanea diventando cafoni, ipocriti, venali e servili: in poche parole, discretamente stronzi.
Archeocoroner
L’archeologia e le scienze ad essa collegate quasi sempre ci forniscono risposte e chiarimenti sugli eventi del passato.
Talvolta, però, gli archeologi si imbattono in sorprese ed enigmi spiacevoli. Uno di questi casi è rappresentato dai resti di 97 bambini in tenera età rinvenuti nel 1912 durante gli scavi di una villa romana presso Hambleden, nell’Inghilterra sudorientale.
Malgrado al tempo dei romani la mortalità infantile fosse elevata, l’inusitata concentrazione di sepolture a Yewden Villa - questo il nome dell’area archeologica - non poteva che suscitare dubbi e interrogativi.
Il complesso di Yewden Villa, forse edificato come mansio, horrea o taberna lungo una strada di collegamento, fu abitato a lungo e adibito a usi diversi, almeno a giudicare dalla presenza di grandi forni per essiccare derrate alimentari e dall’alto numero di pennini di ferro utilizzati per scrivere su tavolette spalmate di cera.
Le analisi medico-forensi eseguite nei mesi scorsi sui resti ossei custoditi presso il locale museo hanno permesso di fissare la morte dei bebè entro pochi giorni/poche settimane dal parto.
Si è ipotizzato, pertanto, che si tratti di vittime di un infanticidio sistematico, forse perché figli avuti da prostitute che lavoravano in un un’ala del complesso utilizzata come lupanare, oppure perché nati da schiave impegnate nella tenuta dei registri dei magazzini o nella conservazione degli alimenti.
In entrambe le ipotesi, è lecito presumere che la soppressione dei neonati sia avvenuta perché erano di ostacolo al rapido ritorno al lavoro delle madri e, di conseguenza, al guadagno per i padroni di queste ultime.
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domenica, settembre 12, 2010
Pubblico & Privato
Il reality del terrore
“A careful application of terror is also a form of communication” (Un’attenta applicazione del terrore è anche una forma di comunicazione).
A prima vista, l'aforisma di cui sopra può sembrare un esercizio di sarcasmo o di cinismo.
Invece è la sintesi di un uso deliberato del terrore come strumento di comunicazione che esiste da sempre: dalle teste mozzate dei nemici sconfitti esposte come trofeo e avvertimento a ogni forma di punizione “esemplare” inventata nei secoli.
Il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, tenuta quotidianamente in bilico tra la vita e l’esecuzione per lapidazione, è un esempio da manuale di crudeltà dosata per lanciare una serie di messaggi obliqui dentro e fuori l’Iran.
Va detto, tuttavia, che dopo lo shock planetario dell’11 settembre 2001 si è verificato un ribaltamento logico per cui oggi si fa prevalentemente comunicazione del terrore.
Paradossalmente, i riflessi pavloviani della comunicazione mainstream stanno facendo del terrore minacciato o anche solo ventilato un’arma di pressione e di ricatto straordinariamente più efficace e a buon mercato di qualsiasi attentato o carneficina.
La spirale mediatica perversa creatasi intorno agli insani propositi di uno sconosciuto pastore evangelico della Florida e all’ormai consueto codazzo di becere manifestazioni di piazza inscenate "spontaneamente" da sedicenti buoni musulmani deve fare meditare chiunque si occupi di comunicazione.
In cammino verso me stesso
A lungo durerà il mio viaggio
A lungo durerà il mio viaggio
e lunga è la via da percorrere.
Uscii sul mio carro ai primi albori del giorno,
e proseguii il mio viaggio
attraverso i deserti dei mondo
lasciai la mia traccia
su molte stelle e pianeti.
Sono le vie più remote
che portano più vicino a te stesso;
è con lo studio più arduo che si ottiene
la semplicità d'una melodia.
Il viandante deve bussare
a molte porte straniere
per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare
per tutti i mondi esteriori
per giungere infine al sacrario
più segreto all'interno del cuore.
I miei occhi vagarono lontano
prima che li chiudessi dicendo:
«Eccoti!»
Il grido e la domanda: «Dove?»
si sciolgono nelle lacrime
di mille fiumi e inondano il mondo
con la certezza: «lo sono!»
Rabindranath Tagore
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