martedì, febbraio 27, 2007

 

Life is outside/tutto il resto è vita


Ultimamente mi sono rifugiato spesso nella scrittura per tacitare l'ansia, lo sconforto e tutte le altre sensazioni negative di un periodo che gira abbastanza storto e che ha tutta l'aria di essere solamente l'antipasto di ben più corposi dispiaceri futuri.

Da ogni parte mi arrivano i bollettini di guerra di amici e amiche alle prese anche loro con grossi problemi o con decisioni difficili.
Chi allo stesso tempo desidera e rifugge una maternità dopo una vita da single, chi vede costantemente elusi o negati i suoi meriti professionali, chi è angosciato perché non riesce a ricollocarsi e ha una famiglia a cui provvedere, chi ricade ciclicamente in una condizione di disagio psichico, chi sta attraversando un momento di crisi e d'insofferenza agli inizi di una convivenza e per questo motivo si colpevolizza...insomma, cattive notizie come se piovessero pietre.

E che cavolo, siamo solo a fine febbraio e questo 2007 si sta rivelando una delusione su tutti i fronti. Però non possiamo permetterci il lusso di sederci su una panchina a dare da mangiare ai piccioni aspettando che arrivi il 2036, anno in cui, secondo alcuni scienziati, c'è una probabilità non infinitesimale che il tosto meteorite Apophis vada a incocciare la Terra.

Meritiamo un'altra vita molto prima di allora, molto meglio di ora, o no?

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sabato, febbraio 24, 2007

 

Carciofini sott'odio


petrolini
"Ma cos'è questa crisi? tararattàtata... ma cos'è questa crisi??" - Ettore Petrolini


...E fu così che nell'inverno del nostro scontento il governo Prodi rassegnò le dimissioni. Un po’ mi stupisco dello stupore altrui, come se gli scogli della crisi non fossero visibili da tempo sulla rotta di questa maggioranza parlamentare per forza di cose risicata, raccogliticcia e rissosa.
L’estate scorsa, a chi chiedeva la mia opinione sulla durata dell’esecutivo Prodi rispondevo che, a parere mio e di altri, le capacità di tenuta del centrosinistra si sarebbero viste solo una volta approvata della legge finanziaria: così è stato.

Romano ProdiPrima di quel momento, infatti, nessuno avrebbe avuto interesse a che il governo Prodi fosse disarcionato o implodesse.
Tanto per dire, alla CDL faceva comodo che il lavoro sporco del risanamento dei conti pubblici fosse sbrigato dalla parte avversa.
Quale migliore occasione per poter sciorinare la solita demagogia populista gridando ai quattro venti “Ecco, vedete? Ve l’avevamo detto che loro vi avrebbero messo le mani in tasca e caricato di nuove tasse”?
E’ un peccato che il reale stato dei conti (non quello diffuso e dato in pasto ai controllori UE dopo vari interventi cosmetici) resti irriferibile pena una crisi finanziaria in stile argentino, vero dottor Tremonti?

En passant va detto che, a distanza di anni, si è ripetuto quel cortocircuito che ha portato un esecutivo di centrosinistra a impostare politiche economiche di rigore appartenenti al repertorio della destra storica.

In ogni caso, anche qualora non si fosse immolata su un tema rilevante come la politica estera, una maggioranza che al senato è stata appesa all'elettrocardiogramma di Oscar Luigi Scalfaro nonché al residuo vigore di altri ultraottuagenari avrebbe avuto bisogno di miracoli in serie per non disintegrarsi sui DICO o sulla riforma del sistema previdenziale.

Quando il gioco si fa duro...

Il problema adesso è come diavolo si esce dal guado. Putroppo si deve ragionare con il materiale umano a disposizione, anche se la tentazione di andare a spolverare a pedate più di un onorevole deratano è incredibilmente forte.
Nella peggiore delle ipotesi dovremo andare alle urne entro metà giugno con quella sopraffina porcata di legge elettorale e, quasi sicuramente, prepararci al rientro trionfante di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Quel che è peggio è che nel frattempo potrebbe essere vanificato l’inizio di ripresa economica di questi ultimi mesi.
Però le alternative appena un po’ più digeribili, come un Prodi Bis o la fotocopia del governo Dalema, sono coperte corte e consunte, compromessi al ribasso che rischiano di eguagliare in dannosità il quinquennio berlusconiano. Oltrettutto la sinistra dei vari Rossi e Turigliatto ha dato prova di essere incapace di farsi carico dei compromessi indispensabili per blindare la maggioranza.

I carciofini sott’odio

Qualora non fosse chiaro, non ho alcuna simpatia per la CDL sebbene molti miei amici di un tempo facciano politica attiva nelle file di Forza Italia. Questo, però, non mi rende automaticamente indulgente nei confronti del governo Prodi e dei partiti che l’hanno sostenuto.
La pervicacia con cui ogni fazione ha sgomitato per raccattare una percentuale in più nel dividendo del potere, gli estenuanti tavoli di mediazione che hanno partorito topolini di laboratorio, le continue correzioni di rotta su decisioni annunciate e l’incapacità di comunicare con l’opinione pubblica dando almeno una parvenza di progettualità coerente non sono colpe da poco.

Tutto questo non giustifica le disgustose forche mediatiche che sono diventate tra i passatempi più diffusi a destra come a sinistra.
Due esempi per tutti:
• l’oscena vignetta di tale Benny sulla prima pagina di Libero
• l'sms che segnalava il (presunto) numero di cellulare del Sen. Rossi invitando a renderlo edotto di cosa si pensava del suo comportamento a Palazzo Madama.

vignettaNon so voi, ma io ne ho le [beep!] strapiene di questo buzz continuo, di questa corsa all’epiteto più infamante e alla battuta più crassa, al sputa in faccia al rifondarolo, al Mortazza, al Nano, al celodurista.
Sono mesi che in un forum che seguivo ci sono persone che quotidianamente imperversano con “il meglio” de Il Giornale e di Libero (se va bene); sembra quasi di vederle mentre si danno di gomito e ridacchiano a ogni insulto sentendosi argute per meriti non loro.
La libertà di opione è sacra anche quando è espressa in modo scurrile, per cui penso che cambierò aria e lascerò quelle persone a ruzzare nel loro kindergarten.
Tra questa politica dell’insulto, dell’odio da curva e il vacuo berciare degli onorevoli nei salotti televisivi sto finendo per convincermi di essere io l’alieno, l’uomo che cadde sulla Terra. E poi qualcuno si chiede ancora perché la politica sia diventata una parola sporca.

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martedì, febbraio 20, 2007

 

Una donna per amico


La pialla

Guardami,
guardati
mentre la pialla,
silenziosa,
passa su di noi,
cambiandoci,
e le nostre domande
languono in un ripetersi
senza senso né risposte.
pialla
Guardami,
guardati.
Cos'è che adesso
ci fa fermare
attoniti
davanti allo specchio?
Tra le dita
biglietti scaduti
e giorni che scivolano via
nell'abitudine che ci toglie il fiato,
nelle piccole, comode bugie
che ci difendono dal dolore,
dall’ammettere di essere vulnerabili,
di avere ancora bisogno
di sentirci amati.

Guardami,
guardati,
io vedo
due anime
in un solo respiro,
diverse ma unite
come fatica e riposo.
Non ho dovuto sfiorarti
per saperti vera,
non ti possiedo
e mi sento ricco,
non m'hai chiesto il cuore
e ci sei dentro.
Mi basta saperti vicina,
tu che hai ridato il volo ai pensieri
perché migrassero come rondini.
Hai ricordato
a questo cuore di carta
che la passione
è sangue e spirito,
tormento e salvazione
comunque s’esprima.

Tutto il resto,
convenienza,
decenza,
finta coerenza,
sono sorrisi educati,
cartoline a poco prezzo
su cui scrivere
"Saluti dal limbo"
mentre la pialla già spiana e cancella.

('02 to my closest friends Lio and Roberta)

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Riveduti e scorretti


Antefatto

Quando ho postato un aforisma di Bloch (vedi Idiot) avevo in circolo una quantità non trascurabile di fiele. Quella sera, infatti, avevo evitato d’un soffio lo scontro all’arma bianca con due account che da un paio di giorni stavano intestardendosi a fare le editor cassando, spostando e riscrivendo interi passaggi di una cartella stampa istituzionale per un nuovo cliente.
Non c’era verso di persuaderle che sia il taglio sia gli approfondimenti di scenario avevano una ratio precisa visto il settore e la stampa a cui ci rivolgevamo. Nossignore, a loro avviso il linguaggio utilizzato era troppo giornalistico (...) e complesso rispetto alle richieste del cliente.
Dopo vari rimaneggiamenti apportati alla prima stesura, seguiti dall’ennesima divergenza di opinioni, ho preferito fumarmi nella pipa un bell’assortimento di santi e beati chiudendo la questione con un laconico “Sono scelte VOSTRE”.

Mumble...

Ora è vero che anche dopo anni di lavoro non esistono altro che probabilità che quel che un business writer scrive funzioni.
La scrittura non è (ancora) una formula matematica. Per quanto ci si possa ingegnare per fornire contenuti, messaggi e chiavi di lettura pertinenti e condivisibili, resta sempre un margine d’indeterminatezza che per molti versi è salutare. Considerare le critiche altrui e rimettersi in discussione, infatti, è un buon modo di tenere in efficienza neuroni e sinapsi.
Non di meno, dinanzi a tanti editing sbilenchi compiuti alla chetichella, senza rendere conto a nessuno, ho pensato con amarezza a quanti sbattimenti e quanto tempo avrei potuto risparmiare se solo avessi scelto di fare il dattilografo o il travet.

’O miracolo

Venerdì mattina la responsabile dell’area Media Relation mi si siede accanto e dice “Ho un problema: ho scoperto che le account si permettono di alterare i testi che passi loro perdendo un sacco di tempo. Ma quel che è peggio è che le ho sentite correggere il tuo italiano e rimaneggiare intere frasi da manuale solo perché proprio non capivano. Ti prego, fammi un favore, inviami sempre le bozze in copia conoscenza”.
So bene che è una magra consolazione perché certi "vizietti" una volta inoculati non si estirpano facilmente, però... .

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venerdì, febbraio 16, 2007

 

Frammenti d'Italia



Il suonatore ambulante d’organetto

barrel organUn giorno all’altro mi deciderò a tornare nel parco apposta per vedere se c’è ancora l’anziano suonatore di organetto di barberia. Forse lo farò, o forse no, perché ci resterei male non trovandolo più.
Lui era là nei fine settimana, quando il tempo era buono e il parco si riempiva di famiglie, di mamme e nonne che portavano a spasso torme di bambini.
Quello era il suo pubblico: per loro teneva chissà da quanti anni il suo show, immutabile come il suo lucido organetto di barberia, la vistosa giacca di velluto amaranto e la paglietta in testa, il piccolo esercito di scimmiette di pezza che un'assistente faceva muovere a tempo manovrando sottilissimi fili.
Cantava un repertorio di canzonette popolari forse 50 o 60 anni prima con quella sua voce grave ma allegra, su cui l’età, il vino e la vita in strada avevano depositato appena un velo di gloriosa ruggine.

Una domenica mattina mi trovavo al parco con una collega e così la portai ad assistere allo spettacolo, convinto che quell’esibizione così particolare, rara e lontana dai cliché attuali sarebbe stata una piacevole scoperta.
A un certo punto non la vidi più accanto a me, bensì seduta su una panchina poco distante con le mani sul viso.
Pensai a un malessere, però accostandomi mi accorsi che stava piangendo a dirotto, lei solitamente così solare, impetuosa e caciarona. Mai avrei immaginato che ciò che a me ispirava tenerezza, al suo cuore di ragazza avrebbe trasmesso solo una tristezza incontenibile.

I pianeti della fortuna

planetQuello che vedete - probabilmente per la prima e ultima volta in vita vostra - è un Pianeta della Fortuna, un altro reperto di un'Italia che non c'è più.
Un tempo, bigliettini come questo, accuratamente ripiegati sino a essere minuscoli, si pescavano dal cappello dei mendicanti in cambio di un'offerta. In qualche caso, come nell'episodio raccontato da Giovannino Guareschi in Mondo Piccolo, era un pappagallino ammaestrato a pescare col becco il vostro Pianeta della Fortuna.
I biglietti contenevano il pronostico dell'astrologo, regolarmente pieno di belle parole e di incoraggiamenti, 3 numeri da giocare al Lotto e una colonna per la schedina del Totocalcio.

Penso di essere uno degli ultimi ad avere incrociato casualmente un mendicante che ancora offriva i Pianeti della Fortuna. Ricordo distintamente quel signore malmesso e in là con gli anni che stava col cappello in mano senza dire nulla ai passanti che lo sfioravano andando di fretta, ma che sapeva ringraziare con un sorriso caldo e con parole gentili che non s’usano più.
Oggi i Pianeti della Fortuna appaiono buffi, banali, anacronistici. Infatti, appartengono a un’altra Italia, un’Italia che puzzava di fame e con le pezze al sedere.
Un'Italia povera, remota e diversa dalla povera Italia di adesso.

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mercoledì, febbraio 14, 2007

 

Idiot


idiotMai aforisma mi sembrò tanto appropriato...

Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.
Arthur Bloch

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io DICO che...



Martelli:”Lei ritiene che la causa dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina sia lodevole?
Il giornalista, sia pure con lievissimo imbarazzo, annuisce.
Martelli:“Eppure l'OLP è una delle organizzazioni politiche più corrotte al mondo...”.

Ho estrapolato questo passaggio dell’intervista televisiva all’ex delfino di Bettino Craxi, ex onorevole ed ex europarlamentare socialista Claudio Martelli, andata in onda domenica sera su La7, perché mi ha fatto pensare a un aspetto che resta sullo sfondo nell’ondata di polemiche sul progetto di legge sui DICO e sull’entrata a gamba tesa del Cardinale Ruini: il ricatto morale.

Per ricatto morale intendo quello scudo d’intoccabilità che impone di sospendere o attenuare prudenzialmente il giudizio su atteggiamenti, dichiarazioni e azioni di associazioni, categorie, lobbies o governi in virtù di meriti pregressi o dei valori che, in teoria, incarnano. La ritorsione per chi opina o critica pubblicamente è l’applicazione di censure o marchi moralmente infamanti.
C'è un perverso sillogismo nel meccanismo per cui se la tutela di Y è considerata un obiettivo socialmente/eticamente apprezzabile e l’associazione X se ne fa in qualche misura garante, le decisioni dell’associazione X e le dichiarazioni dei suoi rappresentanti non possono essere messe in discussione giacché farlo equivale a negare Y.
A scanso di equivoci, sottolineo che trovo detestabili i ricatti morali da qualsiasi parte provengano e indipendentemente dalla nobiltà dei fini perseguiti.

Laicità e laicismo

Non sono mai stato un mangiapreti, anzi riconosco l’autorità morale della Chiesa Cattolica e il suo diritto a tutelare pubblicamente i principi evangelici, mobilitando a tale scopo le coscienze di quanti si professano cattolici.
Tuttavia, così come trovo grotteschi e pericolosi i conati di laicismo che pretendono la messa al bando dei simboli cristiani e delle manifestazioni popolari dello spirito religioso in nome di un'irrealistica neutralità assoluta dello Stato, ritengo inaccettabili per qualsiasi Stato laico le ultime prese di posizione sui DICO di Benedetto XVI e del Cardinale Ruini.
Anche solo ventilare una messa sotto tutela dei rappresentanti del massimo potere legislativo della Repubblica suona come una forma d’ingerenza che fa a botte con il dettato costituzionale: “Stato e Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

Entrando nel merito, non contesto che un valore di origine religiosa come il matrimonio monogamico fra eterosessuali possa rientrare tra i fondamenti condivisi dello Stato, però non vedo dove sia il vulnus irreparabile alla famiglia in una normativa che estende alcuni dei diritti e delle garanzie assicurati ai coniugi a quanti sono approdati a una stabile convivenza fuori del matrimonio convenzionale, a prescindere dall’orientamento sessuale della coppia.
Penso che la famiglia tradizionale sopravviverà ai DICO come valore e come scelta ponderata, così com’è sopravvissuta al referendum sul divorzio, e che non abbia a temere un ingiusto declassamento.

Per chiudere smozzicando un sorriso sardonico, mi è tornato alla memoria uno dei cavalli di battaglia della propaganda elettorale del 1948. È noto che Stalin un giorno ebbe a dire sprezzante: “Di quante divisioni dispone il Papa?”.
La propaganda a favore della Democrazia Cristiana colse la palla al balzo per agitare lo spauracchio dei terribili cosacchi che abbeveravano i cavalli nella fontana di piazza San Pietro.
Ebbene, immaginate che uno di questi giorni il Presidente della CEI indica una conferenza stampa per pronunciare il seguente ammonimento: “Se la legge sui DICO non sarà fermata, chiederò a Sua Santità il permesso di fare dell’aula di Montecitorio un bivacco di Guardie Svizzere”. :-∫

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sabato, febbraio 10, 2007

 

Cheers


bottleSu iTunes sta andando Le Onde di Ludovico Einaudi e mi distendo sulle note del pianoforte mentre scrivo queste righe.
È stata una giornata particolare, culminata in un after hour gradevole, dispersivo e un po' ansiogeno per me, che da oltre un decennio non festeggiavo il compleanno perché cade in coincidenza con altre, meno liete ricorrenze private.

Ringrazio chi mi onorato della sua compagnia e quanti l'hanno fatto attraverso messaggi sul blog, via sms o per telefono. Un grazie speciale ad Alabina e Davide.

Grazie alla simpatia e acutezza di Giuliana, alla pacatezza del suo consorte e all'effervescenza del loro splendido bambino.
Grazie a SuperCopy per la pazienza dimostrata nell'aspettare il nostro arrivo in forze e per essere la cara hermanita su cui si può contare a occhi chiusi.
Grazie a Fata Titania, con cui ho potuto scambiare solo poche parole ma che è una presenza che si sente, eccome.
Grazie a La Franci e al suo inimitabile delirio comico, alla sua amica Raffa, a Isi The Nighthawk, a Cristina e a Puccina80, che non è la sigla di un taxi bensì la portatrice sanissima di uno splendido sorriso.
Grazie a quell'inguaribile e incontenibile scapestrato di Stefano, A.K.A HHH, Hogan, F16.
Grazie a OrsoCapriola e Mastro Lucio. All'Orso, confidenzialmente, aggiungo: "baji naji, ora sì", lei capirà.

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martedì, febbraio 06, 2007

 

Pronto Soccorso anti-San Valentino


fat angels
Regola di Maurice: compreresti un foulard di Hermés solo per soffiarti il naso? No, vero? E allora perché spendi un patrimonio per fare sesso a San Valentino?

Regola di Benedict: mai mescolare passato e presente. Forse l'hai dimenticato, ma c'è sempre un buon motivo per cui certi ricordi stanno bene dove stanno

Regola di Megisto: chi dubita che i momenti belli siano irripetibili
passa il resto della vita a fare considerazioni irriferibili


Regola di Sven: diffida di una tua ex-fiamma che, incontrandoti a distanza di tempo, ti abbraccia con effusione esclamando "Ti trovo proprio bene!" Probabilmente sta pensando "Cielo com'è ridotto... un così bell'uomo!"

Regola di Zio Elias: quando dell'amore non resta che il profumo, i calzini sporchi sotto il cuscino sono più efficaci di qualsiasi medicina

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domenica, febbraio 04, 2007

 

is animas



Amara terra mia

Sole alla valle
e sole alla collina
per le campagne
non c'è più nessunoginepro
Addio, addio amore
io vado via
Amara terra mia
amara e bella.

Cieli infiniti
e volti come pietra
mani incallite ormai
senza speranza
Addio, addio amore
io vado via
Amara terra Mia
amara e bella

Tra gli uliveti è nata
già la luna
Un bimbo piange
allatta un seno magro
Addio, addio amore
Io vado via
Amara terra mia
amara e bella.

Negli ultimi giorni mi sveglio dibattendomi nelle reti di sogni che vengono da ferite del passato, sentendo lacrime salate che premono per farsi strada tra le palpebre serrate. E poi questa canzone, amata e rinnegata per quello che dice su ciò che ero in una vita passata, prima che la sabbia si bevesse le illusioni.
Domani indosserò la solita armatura, scriverò testi, concederò tempo e attenzioni alle persone che mi circondano, fingerò di credere all'armonia, all'amabilità mia e altrui, alle parole d'affetto.
Oggi no, però: oi est die de pensamentu, de ammentus et de is animas.

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Il portiere di notte


splinder screens
Avete mai fatto caso alla home page di Splinder? Che piaccia o meno, l'attuale grafica contiene, a mio parere, un dettaglio apparentemente banale che è anche una rappresentazione della dimensione sociale della blogosfera: l'arcologia, la metropoli-alverare virtuale dei blog.
Mi riferisco alla vetrina di minuscoli avatar mostrati a rotazione e scelti "random" tra quelli dei blogger collegati alla piattaforma splinder in quel momento. A qualsiasi ora del giorno o della notte, quegli avatar sono un segnale di vita e sembrano ammiccare dal monitor per invitarti a entrare, loro così piccoli e quasi mai significativi rispetto alle storie individuali che attendono di essere scoperte, decifrate nelle pieghe delle parole, depurate dalle simbologie barocche del come vorrei essere e apparire.
Migliaia di storie accessibili che si dipanano in infiniti rivoli: storie di solitudine, di amori, di amicizie o di cronaca spicciola; storie che possono intrecciarsi in qualsiasi momento o seguitare a convivere ignorandosi secondo un disegno totalmente casuale.

Per inciso, non sto facendo pubblicità a Splinder, dei cui servizi usufruisco ancora sebbene, per problemi tecnici, abbia trasferito quasi subito il blog nell'attuale sede.

Il fatto è che sono un cercatore di storie, ed è questo l'aspetto dei blog che più mi affascina. Amo affabulare e l'affabulazione, apprezzo una prosa e uno stile che denotano personalità, ma ancor più amo confrontarmi con l'umanità che trovo nel prossimo in quei rari momenti di sincerità in cui cadono le maschere.

chaffeurLo sa il Cielo quante volte mentiamo od omettiamo, quante ipocrisie e censure ci vengono imposte dall'io durante il trasferimento dal pensiero allo scritto. Eppure qualcosa resta del magnifico, del sordido e degli slanci di quella parte di noi che definirei l'identità, o meglio l'essenza, giacché l'anima è un concetto troppo nobile e trascendente.
Incontrare l'essenza altrui, percepirla e - se possibile - arrivare a interpretarla, a comprenderla senza giudicare è parte integrante del mio modo di essere e di riflettere su me stesso, è il mio modo di andare incontro al prossimo e di fare al meglio il mio lavoro di copy.
Quanto ho appreso dell'umanità in queste mie curiose "investigazioni" nella blogosfera è tra le cose che mi porterò dietro quando, citando una canzone di Enrico Ruggeri, non sarò più portiere in quest'albergo.

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