domenica, settembre 27, 2009
The Sunday Soup Mix 09.27.2009
Il delitto di Lesa Maestà e l'ipocrisia al quadrato
Noi siam le vergini dai candidi manti,
siam rotte di dietro, ma sane davanti;
i nostri ditini son tutti escoriati
a furia di [beep!] che abbiamo menati.
(Coro delle Vergini dalla "Ifigonia in Culide")
Se l'Italia fosse un Paese appena un poco più vicino agli standard di democrazia occidentale e non la grottesca, aberrante parodia dell'avanspettacolo del Bagaglino che è, non ci sarebbe motivo per fare di Anno Zero un affare di stato: basterebbe attivare un dito a caso quanto basta per manovrare una tecnologia banale qual è quella del telecomando.
Invece no, tutti abili e arruolati sulle barricate pro o contro Michele Santoro e Marco Travaglio.
Quel che è peggio è che non si può sfuggire alla logica barricadera, non si può NON difendere un programma televisivo al di là dei suoi meriti sia per intima adesione al principio volteriano del "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere", sia perché dall'altra parte è palese la volontà di normalizzare, di mettere la mordacchia a qualsiasi espressione pubblica di pensiero non allineato e non compiacente.
L'attuale blocco di potere dimostra, giorno dopo giorno, di avere una concezione del pluralismo modellata su "Lo stato sono io" di Luigi XIV, ragion per cui il dissenso è ammesso solamente se è circoscritto ai balbettii di un'opposizione parlamentare garbata, innocua, puramente decorativa (molto più di quanto non lo sia già oggi).
"Insultare il premier equivale a insultare tutti gli italiani" ha tuonato l'algida vestale della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini dando fiato al concetto di cui sopra.
Cotante parole di sdegno e l'impeto di virginale moralismo, però, stonano sulla bocca di quanti, non più tardi di 2 anni fa, plaudivano o erano silenziosamente conniventi con le campagne di dileggio e di discredito nei confronti dell'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, nelle quali brillava quel disinvolto direttore di quotidiano che oggi, dal pulpito de Il Giornale, lancia una pretestuosa campagna di boicottaggio del canone RAI.
Povero Voltaire, mutatis mutandis la sua massima è stata orribilmente storpiata in: "Non condivido il tuo pensiero e lotterò fino alla morte affinché tu non lo possa più esprimere".
Donne allo specchio
"Preferirei avere un leone o un drago
in casa mia piuttosto che una donna (...)
Non sorprende che le donne, deboli di mente
e di corpo come sono, si facciano tanto spesso streghe (...)
La donna è la lussuria carnale personificata."
(Johann Sprenger, teologo domenicano,
autore con il confratello Heinrich Kraemer del Malleus Maleficarum,
Il Martello delle Streghe, manuale del perfetto Inquisitore)
In questi giorni ragionavo sulla condizione femminile in questo Paese, dove in nome della convenienza e del politically correct non c'è uomo in vista che non dichiari di tenere in alta considerazione la femminilità, salvo dimostrare con i fatti una concezione della dignità della donna che non si discosta dalle storielle scurrili "da caserma" e dal substrato misogino e sessuofobico depositato da secoli di indottrinamento coattivo da parte di quanti si facevano zelanti custodi dell'ortodossia cattolica.
Donne lasciate nell'anticamera dei posti che contano, ricattate e ricattabili sui luoghi di lavoro, donne lasciate sole a sopperire all'assenza di spazi e servizi essenziali quando accettano la maternità, donne ad uso decorativo, rigorosamente mute, sorridenti e ammiccanti, donne offerte come "cambio merce" al potente di turno per ottenerne i favori, donne tampinate e usate dal marketing.
In definitiva, donne che devono sempre dimostrare a qualcuno di avere intelligenza, passione, astuzia, ma soprattutto tantissima pazienza.
In tutto questo, sembrano non avere spazio, voce e valore la complessità e la specificità dell'universo femminile, quella peculiare percezione del mondo e della socialità che affiora trasversalmente nella scrittura e nei discorsi delle donne, quella sensibilità mai priva di pragmaticità e di elasticità mentale che è sfiorata solo occasionalmente, in modo riduttivo, dagli uomini.
Sembra che solo l'ispirazione di fotografi e pubblicitari, talvolta, riesca a squarciare il velo d'ipocrisia e di conformismo, raccontando le donne in modo meno scontato e superficiale.
Che piacciano o meno, ad esempio, trovo straordinari per acutezza questi ritratti senza trucco e in B/N di alcune icone della femminilità glamour scattati da Peter Lindbergh per l'edizione di settembre del periodico Harper's Bazaar.
Invece, è la leggerezza, insieme a una nota di garbato umorismo, a rendere notevole e assolutamente godibile lo spot "Lacrime" per SkyHD, in programmazione in questi giorni.
Buona settimana :-)
Etichette: comunicazione, Cultura, Donne, Politica, The Smoking Pipe
mercoledì, settembre 23, 2009
This is not America...
NOTA BENE - Questa non è una storia "vera": i nomi e le situazioni narrate
non hanno sicuri riscontri nella vita reale.
Tuttavia questa America è troppo verosimile e vicina per non fare riflettere,
per non lasciare addosso un senso di disagio.
Quanto segue è la traduzione di un contenuto pubblicato su The Onion.
non hanno sicuri riscontri nella vita reale.
Tuttavia questa America è troppo verosimile e vicina per non fare riflettere,
per non lasciare addosso un senso di disagio.
Quanto segue è la traduzione di un contenuto pubblicato su The Onion.
Il lavoro di Stephen Durkee alla D&L Media Services si è abbassato a livelli totalmente alienanti attraverso una sequenza di gradini infinitesimali, al punto che lui quasi non se n’è reso conto, racconta al cronista il trentaduenne manager.
Durkee, alla D&L dal 2002, afferma che dozzine di piccoli cambiamenti nelle regole aziendali, combinate alla sua personalità conciliante, hanno fatto sì che gradualmente ogni giornata di lavoro si trasformasse in un’ininterrotta catena di umiliazioni.
“Ora che ci penso, un sacco di piccole cose si sono aggiunte lentamente, come quando mi hanno ridotto il tempo della pausa pranzo a 30 minuti lo scorso ottobre,” dichiara Stephen Durkee mentre porta a spasso Twombly, il poco educato bulldog dell’Amministratore Delegato Janice Dugan, compito di cui non c’è traccia nel lungo elenco di mansioni descritte nel contratto di Durkee.
“Da una parte o dall'altra, suppongo che tutto ciò non sia orribile come può sembrare. Tenga presente che negli ultimi 2 anni ho dovuto affrontare ben cinque cambi di posizione lavorativa e del fatto che ho dovuto acquistare a mie spese il computer con cui lavoro.”
“Immagino che possa sembrare bizzarro che uno si lamenti ora per queste cose, ma cos'altro potresti fare?”
Oltre agli scarsi avanzamenti di carriera e alla perdita di diversi benefit che hanno impercettibilmente contribuito alla sua impotenza professionale, la natura pacifica e l’etica del lavoro hanno fatto di Strephen Durkee l’oggetto di soprusi da parte sia dei superiori che dei colleghi.
Secondo stime personali, a Durkee sono state affidate o imposte di fatto 34 mansioni extra rispetto al suo normale carico di lavoro.
“Non ricordo in che modo mi hanno affibbiato anche le note spese degli assistenti manager, ma questa è solo una delle situazioni, come quella per cui sono io a dover andare a prendere tutta la corrispondenza nell’atrio e a smistarla agli interessati, invece che ciascuno vada a ritirare la propria.”
“Aspetta, non lo dovrei fare, giusto?” aggiunge l'uomo prima di guardarsi intorno nel suo minuscolo e disadorno cubicolo, le cui dimensioni si sono ridotte a una media di 15 cm l’anno per fare spazio - tra le altre cose - a dozzine di scatole contenenti vecchie scartoffie amministrative e contabili.
Benché Durkee sia stato ridotto a qualcosa meno dell’ombra di ciò che era, lui stesso racconta di come abbia iniziato a compiere patetici, invisibili gesti di ribellione nello sforzo di preservare qualcosa di ciò che egli considera la sua dignità.
“Talvolta, quando vado a ritirare dalla lavanderia i vestiti di di Mr.Louis Ridge (il Vicepresidente n.d.r), mi fermo alla caffetteria e poi invento qualche scusa per giustificare il ritardo,” ci dice Durkee con una gioia negli occhi che fa male al cuore, subito dopo aver dato 10 Dollari per il pranzo a Erik Sommers, un “commerciale” che prende circa il triplo del suo stipendio.
“Lo so che è una cosa ridicola e infantile, ma se non mi divertissi qualche volta almeno, probabilmente darei i numeri.”
Sebbene sia giunto alla consapevolezza che il suo lavoro è divenuto degradante oltre qualsiasi livello di accettabilità, Durkee sostiene di non avere al momento alcun piano per evadere dalla sua condizione subumana.
“Lo so che non è una condizione ideale, ma non posso permettermi di mollare tutto e andarmene. Ho ancora da pagare i debiti di quando mi sono laureato, e poi naturalmente ci sono le rate per la casa e quelle per la macchina. Cosa dovrei fare? Ho davvero bisogno di questo lavoro.”
“Oltretutto, non voglio che mia moglie mi dia nuovamente dell’inutile ammasso di gelatina davanti ai miei amici,” conclude Stephen Durkee.
Etichette: it's a fools' world, Pausa, The Smoking Pipe
lunedì, settembre 21, 2009
Appassire
Girando per Internet mi sono imbattuto in una breve di cronaca: “Due lauree, ma faceva il muratore: si toglie la vita dopo essere stato licenziato”.
L’articolo racconta in modo succinto l’epilogo tragico della vita di un quarantanovenne di Sora, cuore della Ciociaria frusinate, laureato in Matematica e Fisica e tuttavia da anni costretto ad affidarsi a lavori saltuari per sbarcare il lunario.
L’uomo ha deciso di suicidarsi dopo aver perso l’ultimo impiego precario: muratore presso un’impresa edile locale.
Pare che l’uomo, coniugato e con due figli in tenera età, riponesse ancora qualche speranza di essere chiamato a insegnare...
Al di là della pietà e del rispetto per il dramma umano, quello che mi ha colpito come un cazzotto sotto la cintura è l’idea di un talento precocemente appassito senza essere arrivato a fioritura, del disegno di un’intera vita irrimediabilmente rovinato e reso irriconoscibile, trasformato in un informe scarabocchio: un dolore che scava, una ferita che può essere tamponata provvisoriamente, ma non rimargina mai.
Etichette: black hole, diritti, The Smoking Pipe
domenica, settembre 13, 2009
Renato the punisher
Si dice che Renato Brunetta, eclettico economista imprestato (?) alla politica, sia persona brillante e spassosa: il classico commensale che qualunque padrona di casa vorrebbe avere a cena per tenere viva la conversazione.
Sarà anche vero - non ho avuto il discutibile piacere di verificarlo di persona - non di meno mi riesce insopportabile per l’ipocrisia di fondo delle sue pose da genio iconoclasta e fustigatore dei costumi, per le sue crociate populiste e per il disprezzo che trasudano le sue battutine acidule alla “Perché io so’ io e voi nun siete un cazzo”.
Le ultime sciagurate prodezze verbali, Brunetta le ha messe a segno qualche giorno fa a Gubbio, dove ha esortato l'emerito collega Sandro Bondi a revocare i finanziamenti del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) a “tutti i parassiti dei teatri lirici, i finti orchestrali che suonano poco e poi vogliono i sussidi pubblici”.
I musicisti sfaticati sono andati a fare compagnia ai registi impegnati alla Mostra del Cinema di Venezia, sprezzantemente bollati come “persone che hanno preso milioni di euro di soldi pubblici e poi al botteghino hanno incassato pochissimo. Gente che non ha mai lavorato per il bene del Paese, anzi che non ha mai lavorato. Questa Italia è leggermente schifosa“ .
È evidente che Renato Brunetta ha della cultura e delle arti un’idea quanto meno curiosa, che fa il paio con i giudizi insultanti espressi a più riprese sulla dedizione al lavoro degli insegnanti e dei dipendenti pubblici.
Di quale cultura sana e alternativa alla “borghesia radical chic e autoreferenziale di merda” (ipse dixit) si faccia portatore l'esimio Brunetta è un mistero gaudioso su cui forse è conveniente non andare a scavare.
Ma passiamo all'aspra polemica aperta con L’Espresso sulla crociata bandita contro l’assenteismo nella Pubblica Amministrazione.
Il ministro ha sventolato, orgoglioso, i dati a campione relativi al calo dell'assenteismo nei mesi di giugno e luglio (-27,4% e -17,3%) come fossero le Tavole della Legge.
Ora è un segreto di pulcinella che dalle direzioni nazionali degli enti statali e del parastato sono partiti a suo tempo ordini precisi per fornire al Ministero della Funzione Pubblica statistiche allineate ai desiderata del titolare del Dicastero.
Quello che si sa meno, ma che è indicativo sul come si ottengano i risultati ai tempi del "castiga-fannulloni", è come sta procedendo un’altra battaglia scatenata da Brunetta: quella contro i finti invalidi e chi gode abusivamente dei benefici della Legge 104.
Ebbene, all’INPS è scattata puntualmente una corsa alla revisione delle posizioni mirata a produrre “numeri” in tempi rapidi e senza andare tanto per il sottile.
Il paradosso è che i medici dell’INPS, competenti in materia di medicina del lavoro, hanno ricevuto carta bianca per annullare o rivedere al ribasso le decisioni prese dalla Commissioni Provinciali di Invalidità anche su casi che esulano totalmente dalla loro specializzazione. Lascio a voi ogni considerazione su quanto tutta questa solerzia coincida con un giudizio fondato e imparziale sui singoli casi.
D'altronde che ci vogliamo fare? Gli italiani sono notori fancazzisti dediti a pettinare le bambole: tutti, eccetto uno.
Etichette: il buco con la fregatura intorno, Politica, The Smoking Pipe
lunedì, settembre 07, 2009
mala tempora...
Povera Italia: la nottata è lunga da passare e temo che il peggio debba ancora venire.
Etichette: comunicazione, Politica