domenica, giugno 28, 2009
Sunday Resume 06.28.09
(R)Umori da Puttanopoli
Siete patetici, allo sbando, all'ultima spiaggia. Non avete uno straccio di argomento politico e così, per disperazione, vi siete attaccati al gossip delle mignotte, state a cospirare con la complicità delle solite toghe rosse e della stampa estera.
Sanculotti, moralisti e laicisti da strapazzo, siete ridicoli quando esaltate quel poveraccio di Don Sciortino asserragliato nel bunker di Famiglia Cristiana come quei giapponesi che non sapevano che la guerra era finita.
Prendete lezioni di garantismo e di giornalismo da Augusto Minzolini, piuttosto, che nemmeno noi sospettavamo fosse un direttore del TG1 così perbene e "cazzuto".
Smettetela di sognare a occhi aperti, rottami della sinistra, siete dei perdenti e con le vostre bugie non ce la farete mai a rovesciare Silvio Berlusconi: noi siamo la maggioranza in questo Paese e non ve lo permetteremo.
Godetevi questi schizzi di merda perché sono gli ultimi che farete. Ride bene chi ride ultimo, e non illudetevi: dopo le vacanze saremo noi a ridere.
No, non sono uscito improvvisamente di senno né sono stato folgorato sulla Via del Plebiscito all'altezza di Palazzo Grazioli ;-). Quanto sopra è la sintesi degli umori correnti nell'elettorato di rigida osservanza pidiellina raccolti per strada e sul web.
Che dire?? Continuiamo così, siamo un popolo di guitti.
Stelle che si spengono
In un solo giorno sono scomparse due icone dello showbiz: Farrah Fawcett e Michael Jackson.
Personalmente provavo più rispetto per la sessantaduenne texana, ex ragazza-poster, Charlie's Angel e attrice, forse perché da un pezzo avevo accantonato l'immagine distorta e stereotipata di "bellona-vitaminizzata-ma-senza-cervello".
Resta agli annali l'ironica risposta data alla giornalista di TV Guide che nel '77 le domandava il segreto del successo mondiale delle Charlie's Angels: "Quando Charlie's Angels era arrivato al terzo posto tra le serie più seguite pensavo fosse grazie alla nostra bravura, ma quando si piazzò al primo posto capii che il suo successo era dovuto al fatto che nessuna di noi tre portava il reggiseno".
Per Michael Jackson, invece, il discorso è più complicato, così come era enigmatico e contraddittorio l'uomo dietro il personaggio pubblico.
Migliaia di persone piangono la morte prematura dell'idolo pop, del talento stellare, di un personaggio che incantava e che ha fatto ballare mezzo mondo.
Per quanto mi riguarda, però, penso che Michael Jackson sia morto alla fine degli anni '80, quando l'uomo e l'artista implosero lasciando in balia dei flutti e di se stesso una persona svuotata e tormentata che i media e molti suoi fan hanno guardato con crescente perplessità mista a imbarazzo.
Non credo alla genuinità del rimpianto e alle lacrime di coccodrillo di quanti in questi giorni sono intervenuti per commemorare il Re della Moonwalk, l'eterno Peter Pan, l'eccentrico camaleonte con i suoi eccessi, debolezze e micidiali gaffe in pubblico.
Riposi in pace.
Cattivi maestri
Qualche giorno fa ho letto in giro per vari blog e aggregatori un appello alla mobilitazione contro il cosiddetto Emandamento D'Alia in materia di repressione di attività di apologia di reato, istigazione a delinquere, incitamento di associazioni criminose e appello alla disobbedienza alle leggi compiuti a mezzo internet.
Per chi non avesse seguito il percorso di questa mina vagante firmata dal Senatore UDC Gianpiero D'Alia, si tratta di un emendamento al maxi-Pacchetto Sicurezza (...) che avrebbe permesso al Ministero dell'Interno, su segnalazione della magistratura, di imporre l'interruzione delle presunte attività delittuose ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet (ISP) di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio.
Era un articolo scritto in modo alquanto vago, frutto di una visione del Web come enclave senza legge né regole e brodo di cultura della sovversione, che dava ai controllori la possibilità e il potere di decidere quando un'opinione critica espressa su un blog, su un forum o su Facebook diventava istigazione alla disobbedienza alle leggi, pertanto passibile di oscuramento o di filtro alla stregua di un sito contenente materiale pedo-pornografico o di un casinò on-line non autorizzato.
Il senatore siciliano dava voce a un allarme strumentale, l'ennesimo, sui pericoli della Rete e sulla necessità di imporre vincoli, restrizioni e ingerenze in nome di una sedicente sicurezza. Una posizione arcaica e strumentale, che denota una conoscenza di terza o quarta mano di Internet da parte della classe politica, ma soprattutto un ottimo cavallo di troia per imporre al web italiano giri di vite e bavagli "alla cinese".
Tuttavia l'emendamento D'Alia, approvato al Senato, è stato affossato nel successivo passaggio alla Camera dei Deputati, sparendo così dal testo del Pacchetto Sicurezza rimandato al Senato per l'approvazione.
Prendete nota per non continuare lo spam involontario via mail, sui blog e su Facebook
Chapeau!
Sfidare la pioggia con...humour
Buona settimana!
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martedì, giugno 23, 2009
Je ne regrette rien
Non, rien de rien, non, je ne regrette rien
ni le bien qu' on m`a fait, ni le mal
tout ça m`est bien egal
Non, rien de rien, non, je ne regrette rien
Edith Piaf
Non rimpiango di aver scelto il briciolo di umanità che mi resta e di essere arrivato fino in fondo a quel che sentivo di dover fare, sapendo che ne avrei pagato le conseguenze al rientro in fase operativa.
Questa è la mia lealtà, discutibile e contorta quanto si vuole: in certe situazioni non sono ammesse esitazioni o temporeggiamenti, benché il posto di lavoro mi sia caro come a chiunque altro.
Di queste due settimane circa di permanenza in Sardegna porto con me ricordi e immagini che non posso condividere perché troppo intimi.
Il dubbio di aver contribuito, nel mio piccolo, ad allungare un’agonia è solo un puntino di buio in fondo all’anima che non avrà risposta tanto presto.
Volendo trovare un lato (involontariamente) comico di questa lunghissima giornata, mi viene in mente solo il momento di bizzarra confusione mentale durante il volo.
Quando mi sono staccato dalla lettura in cui ero immerso dal decollo e ho guardato dal finestrino, ho visto comparire sotto di me il profilo della costa della Riviera di Levante dalle parti di Chiavari.
Per qualche strano motivo, però, mi sono convinto di essere sopra la Corsica in rotta verso Cagliari, per cui inutilmente mi sono lambiccato nel tentativo di capire dove esattamente ci trovassimo e perché mai il comandante avesse impartito al personale di bordo il classico ordine di prepararsi all’atterraggio.
Dottor Freud, ha qualche spiegazione?
Umani?
C'è una cosa che desidero condividere con voi della mia permanenza in Sardegna: non è una cosa bella da raccontare, ma va detta.
Venerdì 12, mia moglie, recandosi a Cagliari per le terapie che sta seguendo, ha raccolto nei pressi di uno svincolo per un grosso centro del Medio Campidano un cane di piccola taglia a pelo lungo, un meticcio con l'aspetto di un volpino per intenderci.
Il cane, munito di collare, giaceva in mezzo alla corsia di marcia dopo essere stato investito da qualche altra autovettura, vivo ma impossibilitato a spostarsi per la paralisi agli arti posteriori.
All'ora di pranzo sono andato nella cittadina per prelevare il cane dalla casa di mio cognato, dove era stato portato da mia moglie, e trasportarlo dal veterinario benché per un animale con la colonna spezzata ci sia un solo epilogo.
C'ero già passato anni prima con un gatto siamese investito nel vicinato a Lanusei; avevo provato a sfamarlo, proteggerlo e curarlo, ma alla fine avevo dovuto sopprimerlo con un'iniezione letale e - credete a me - era stata una esperienza sconvolgente.
Questa volta il compito dell'eutanasia è spettato al veterinario che, a opera completata, aveva nello sguardo lo stesso sgomento, frustrazione e amarezza che avevo sperimentato io, con in più l'ira data dal sapere benissimo che ogni anno nella zona del ritrovamento c'era una piccola ecatombe di cani abbandonati e centrati da macchine che sfrecciano da 80 a 120/130 kmh.
Non mi è stato risparmiato l'ingrato compito di occuparmi della sepoltura in aperta campagna, visti i costi improponibili dello smaltimento a norma.
Sono sicuro di una cosa: c'era molto più di umano nello sguardo smarrito di quel povero cagnolino che nel cuore di chi l'aveva tradito, abbandonandolo a una sorte spietata.
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mercoledì, giugno 10, 2009
Altro giro
Si riparte (again).
È un anno movimentato, questo 2009, e quasi mai si tratta di viaggi di piacere.
Statemi bbuoni o scatenerò contro di voi l'ira funesta degli orsi del Kispios, dei canguri maori e dell'aquila di Vetz (vediamo se superate questo test di memoria).
Adiosu
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domenica, giugno 07, 2009
Sunday stock
Emozione con dedica
Il compianto Andrea Parodi accompagnato alla chitarra da Al Di Meola per una versione limpida e intensa di Non potho reposare: un classico amatissimo del folklore sardo.
La lontananza dagli affetti è un tema che mi tocca da vicino, la vivo a modo mio nel bene e nel male, però ascoltando Parodi mi è venuto da pensare con un pizzico di tenerezza alla Coniglia e al suo Coniglio, separati di fresco dal mare, così giovani da essere assai più "in target" di me per una canzone d'amore e struggimento.
Non posso riposare, amore del cuore
sto pensando a te ogni momento
non essere triste, gioia d'oro,
non dispiacerti e non preoccuparti
ti assicuro che desidero solo te
perché t'amo, forte t'amo, t'amo e t'amo
Se mi fosse possibile dell'angelo
prenderei lo spirito invisibile
e ruberei le forme dal cielo,
il sole e le stelle, e formerei
un mondo bellissimo per te
per poter dispensare ogni bene
Amore mio, tesoro da voler bene
il mio affetto è dato solo a te
se avessi avuto le ali per volare
mille volte all'ora avrei volato
sarei venuto almeno per salutarti
e non per avvisarti di altre cose
Sei il sole che illumina la giornata
che spunta al mattino a oriente
fiorito giglio candido come la neve
l'amore mio solo a te è dato
Non posso vivere no, che è un'amarezza
stare lontano da te, amato cuore
A nulla vale la bella natura
se non sono vicino al mio tesoro
per dare consolazione e gioia
a te che t'ho amata più di me stesso.
Ti assicuro che desidero solo te
perché t'amo, forte t'amo, t'amo e t'amo
Distacco
Salire sulla giostra non è mai troppo difficile e fino a qualche giorno fa credevo che avrei avuto problemi a schiodare le terga dal comodo cavalluccio.
Poi un fatto del tutto casuale, l'ennesimo utente che si è visto da un giorno all'altro messo alla porta del paese dei balocchi, mi ha fatto capire che era tempo di imboccare l'uscita dal set di The Truman Show.
Let's twist again...
Le creature so' piezz'e core, si sa, ma è altrettanto notorio che nella loro primissima infanzia sono capacissime di mettere alla frusta il sistema nervoso quando non c'è notte che non innestino a tradimento la loro "sirena d'allarme".
Può essere che il pupo voglia segnalarci che ha mal di pancia o ha appena scodellato la pupù, può essere che voglia coccole e rassicurazioni: solo con il tempo si riescono a riconoscere le piccole differenze d'intonazione.
Resta il fatto che manca un pulsante per disattivare la sirena e che certe notti ai genitori abbruttiti dalla stanchezza e dal sonno passano per la testa idee non proprio amorevoli sul conto della prole mentre la ninnano sperando che taccia.
Il filmato che segue è una burla televisiva sull'argomento che ho pescato da The Onion, un curioso aggregatore americano di pseudo-notizie ironiche e surreali.
New BabySafe Ball Makes Shaking Your Infant Guilt And Injury Free
Coraggio e cinismo
Lo sconcertante personaggio che ha realizzato questo video è - anche se non lo si direbbe - poco più di un bambino, vivace e sfrontato come lo si deve essere a quella età, ma soprattutto coraggioso.
Ci vuole coraggio o suprema incoscienza, infatti, per usare il web e YouTube per mostrare al mondo che si ha voglia di cantare, divertirsi e giocare come tutti i coetanei avendo stampati sul viso e sul corpo i segni di quella che con ogni probabilità è la Progerie, una rara e terribile sindrome di invecchiamento precoce che colpisce 1 bambino ogni 8 milioni, oppure dell'altrettanto rara Sindrome di Virkow-Seckel, nota anche come "nanismo dalla testa a uccello".
Il cinismo è quello di quanti si sono accodati alla scia del piccolo fenomeno mediatico per puro, maligno divertimento, manipolando i video e rilanciandoli su YouTube.
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mercoledì, giugno 03, 2009
228 morti in attesa di un perché
(aggiornamento)
Cosa si sa
Il Volo Air France 447, decollato alle ore 22.10 (UTC) del 31 maggio da Rio de Janeiro e diretto a Parigi con 228 persone a bordo, è scomparso intorno alle ore 2.14 antimeridiane del 1 giugno in un punto non ancora precisato dell'Oceano Atlantico a circa 500 km a NE delle isole Fernando de Noronha.
L'ultimo contatto radio tra i piloti dell'Airbus A330-200 Air France e l'assistenza al volo brasiliana è avvenuto alle ore 1.33, mentre l'aereo si apprestava a uscire dallo spazio aereo sorvegliato dai radar di Natal (BRA) per dirigersi verso quello controllato dall'assistenza al volo senegalese.
In quel momento l'aereo di linea volava a una quota di 10.670 metri alla velocità di crociera di 840 kmh.
Se il volo fosse continuato regolarmente, entro circa 50 minuti l'Airbus sarebbe comparso sugli schermi radar di Dakar e i piloti francesi avrebbero confermato via radio la nuova posizione a entrambe i servizi di assistenza al volo.
Invece, tra le 2.10 e le 2.14 il sistema automatico di trasmissione dei report tecnici (ACARS) dell'aeromobile trasmette via satellite al centro di manutenzione Airbus in Francia una serie di rapporti relativi ad anomalie e malfunzionamenti a catena nella strumentazione di controllo e nell'elettronica di bordo. L'ultimo messaggio automatico segnala una possibile perdita di pressione in cabina e l'avaria completa dei sistemi elettrici.
La tragedia si consuma nel più assoluto silenzio: nessun contatto radio da parte dei piloti, né per segnalare problemi tecnici né per lanciare il mayday.
L'operazione di ricerca e salvataggio, infatti, scatta quando in Brasile rilevano il mancato contatto radio e radar.
La tempesta
Lungo l'aerovia seguita dall'Airbus prende forma un fronte tempestoso di nembocumuli che si sviluppano in altezza fino a 12.000 metri e in profondità per diversi km. Non è un fatto infrequente nella fascia equatoriale dove si incontrano i venti dominanti (alisei) dell'emisfero boreale e australe.
Quell'ammasso di nubi torreggianti è una sorta di enorme, ribollente pentola a pressione; al suo interno le nuvole cariche di umidità salgono fino alla stratosfera, soffiano correnti in salita e in discesa che superano abbondantemente i 100 kmh e si formano campi elettrici di una potenza devastante.
I piloti che volano sulle rotte equatoriali conoscono questi fenomeni di interconvenzione: ne sono informati in tempo reale dalle immagini satellitari e dai bollettini meteo, oltre che dal campo visivo della carlinga, per cui hanno modo di scegliere se aggirare la tempesta o passare dove questa è meno intensa, avendo come punto di riferimento la sicurezza dell'aeromobile e dei passeggeri.
Cosa NON sappiamo
- I tre piloti dell'Airbus erano esperti e consapevoli di cosa si parava loro innanzi. Non sappiamo quale strategia scelsero, per quale motivo l'aeromobile entrò nella tempesta.
- Sappiamo che la violenza delle correnti aeree e l'intensa attività elettrica (fulmini) hanno svolto un ruolo importante nel disastro, ma non quale sia esattamente in un rapporto di causa/effetto rispetto ai gravi problemi ai sistemi elettronici di controllo dell'aeromobile e all'esito finale.
- Si possono fare solo congetture su quanto avvenne nella cabina di pilotaggio. Il disinserimento del pilota automatico fu una scelta del pilota resosi conto che qualcosa non funzionava o uno dei tanti guasti?
Le anomalie nei dati sulla velocità e sull'assetto portarono i piloti a eseguire manovre errate e a mandare l'aereo in stallo nel bel mezzo della tempesta oppure, all'opposto, a spingere il jet sino alla velocità del suono (Mach 1, +/- 1.080 kmh a 10.000 m di quota), provocando un cedimento strutturale? - Come mai il sistema elettronico che governa le funzioni vitali dell'aereo, costruito secondo avanzati criteri di ridondanza (se il sistema principale non funziona correttamente, subentra un sistema secondario e poi un terzo sottosistema) ha fallito in sequenza?
- Tutto lascia pensare che la dinamica dell'evento si sia svolta in modo inaspettato e repentino, tale da superare o vanificare eventuali tentativi di reazione da parte dei piloti.
I comandanti di altri aerei che incrociavano nell'area hanno parlato di un lampo bianco e molto intenso nella direzione in cui avrebbe dovuto trovarsi in quel momento il Volo AF447: potrebbe essere il segno di un'esplosione, non si sa di quale natura, a bordo dell'Airbus.
Se l'aereo è esploso o spezzato in volo precipitando in due o più tronconi, questo forse spiegherebbe perché i report automatici abbiano segnalato valori anomali e malfunzionamenti di natura elettrica ed elettronica. - Non di meno, l'aereo di linea potrebbe anche essere precipitato, totalmente privo di controllo, dopo essere entrato in un irrecuperabile stallo di potenza. L'impatto con la superficie dell'oceano dopo un tuffo infernale da circa 10.000 metri di altezza è qualcosa di difficilmente immaginabile.
Sicurezza
Una cosa è certa: anche in condizioni meteo ideali, i guasti a ripetizione segnalati dai report automatici avrebbero messo a dura prova le capacità dei piloti di condurre l'aeromobile fino al più vicino aeroporto e di atterrare in sicurezza.
L'Airbus A330-200 è un apparecchio reputato tra i più affidabili al mondo proprio per la presenza di sistemi di controllo avanzati. Quello scomparso in mezzo all'Atlantico era uscito di fabbrica nel 2005 e aveva accumulato meno di 20.000 ore di volo. L'ultima manutenzione approfondita in hangar risaliva alla metà di aprile.
Se non verranno recuperate le scatole nere ben difficilmente si arriverà a stabilire le cause del disastro e ad applicare i dovuti correttivi.
Le scatole nere verranno recuperate?
Il pessimismo è d'obbligo. Alcuni dei frammenti localizzati in mare non appartengono, come si era detto in un primo momento, al Volo AF447, e questo rende ancora più complesso delimitare il perimetro della zona di ricerca.
E' vero che le scatole nere sono dotate di un emettitore di impulsi alimentato da una batteria interna che ha un'autonomia di circa un mese e che l'acqua è un buon conduttore acustico. Per localizzare la fonte, però, sono necessari microfoni particolarmente sensibili calati a profondità elevate, in quanto le correnti sottomarine tendono a deviare e smorzare la propagazione dei segnali.
Inoltre, anche se in teoria i mini sommergibili robotizzati francesi possono operare fino a 6000 metri di profondità mentre l'Atlantico in quella zona non supera i 4700 metri, non si sa se i piccoli batiscafi potranno raggiungere le scatole nere in un fondale oceanico fatto di dirupi e gole rocciose.
[Edit - Sat.06.06.2009]
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