sabato, maggio 29, 2010
Lavori in corso
Un saluto ai naviganti di passaggio. Mi prendo una pausa di lavoro (domestico) in Sardegna fino al prossimo weekend.
A presto.
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domenica, maggio 23, 2010
Sunday Potage 05.23.2010
Franco Cardini sullo scontro di civiltà
Lo storico Franco Cardini batte uno dei suoi tasti preferiti: lo scontro tra civiltà è una figura retorica creata per nascondere la contrapposizione tra centri di potere che aspirano all’egemonia politica, economica e culturale.
Si tratta di una visione interessante, anche se non nuova e ben lontana dall’essere inoppugnabile, che però rimette al centro del tappeto il nodo irrisolto dei rapporti di strumentalizzazione reciproca tra religione e potere.
Giusto stamattina leggevo su Repubblica il reportage di Vittorio Zucconi sulla revisione ferocemente neocon dei testi di storia per le scuole del Texas.
Mi è venuto spontaneo pensare che la sola cosa che differenzia il virulento dogmatismo degli arciconservatori USA da quello dei taliban afghani o delle milizie shebab in Somalia è la scelta delle armi da utilizzare in battaglia.
Good Luck
Buona fortuna a Emidio, Il Dissociato, fresco sposo e autore di un simpatico e pensoso blog/diario Geova non vuole che mi sposi (sottotitolo “e nemmeno la mia mamma”) che proprio con l'avvenuta celebrazione delle nozze con Vera ha terminato la sua breve corsa nella blogosfera.
Perché ne parlo?
Perché il tema centrale del blog non sono le complicazioni spicciole che trasformano l’organizzazione di ogni matrimonio in una corsa ad ostacoli, ma il resoconto della dolorosa frattura consumatasi tra Emidio e i parenti più stretti a causa della sua dissociazione dal credo e dalle regole dei Testimoni di Geova.
Il fatto che ci siano di mezzo i Testimoni di Geova piuttosto che Dianetics, una setta ultraortodossa ebraica o una qualsiasi delle associazioni, fraternità o comunità “a maglie strette” riconosciute dalla Chiesa Cattolica è secondario.
La risposta standard dell’organizzazione alla crisi interiore e alla ricerca di risposte del singolo, infatti, è riprovazione e ripudio; è il cordone sanitario che isola il reietto, facendogli capire che le capacità personali e le doti umane non hanno mai contato nulla e che il diritto a essere riconosciuti come individui può essere revocato o soppresso.
Oro Blu
Chi viene dal sud, come il sottoscritto, non ha dimenticato cosa significhi la parola razionamento idrico. Tuttavia il problema di ricevere l’acqua potabile solo per due ore al giorno non è nemmeno lontanamente paragonabile alla situazione di centinaia di migliaia di persone - donne, uomini e bambini - che quotidianamente affrontano la roulette russa: utilizzare l’acqua delle rare pozze più o meno pesantemente infette o crepare di sete.
Questo spot per una ONG israeliana ha il dono della sintesi: fino a quando il problema non tocca direttamente i potenti della terra, quel problema NON ESISTE.
Ricordando
Il ricordo di due eroi civili compie 18 anni: si può dire che è diventato maggiorenne.
Però finché la risposta dello Stato resterà contraddittoria, fatta di annunci roboanti e di favori indiretti (vedi alla voce Legge Bavaglio), varrà quanto diceva un capo mandamento mafioso: «Voi venite a parlarci di stato, di diritti e di onestà, e i nostri ragazzi vi stanno ad ascoltare. Ma una volta terminata la scuola, i ragazzi troveranno forse lo stato a dare risposte oppure sarà a noi che si dovranno rivolgere?»
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domenica, maggio 16, 2010
Sunday Resume 05.16.2010
Explorer o Imploder?
Le ultime rilevazioni di mercato sulla diffusione dei web browser, circolate ai primi di maggio, sono state un amaro calice per Microsoft e per il suo Internet Explorer, sceso per la prima volta sotto la soglia del 60%.Per trovare Internet Explorer così in basso bisogna risalire alla metà degli anni ’90. A quei tempi, però, il browser di Redmond era in piena ascesa e si apprestava ad asfaltare il rivale Netscape Navigator, sia pure con l'aiuto di pratiche commerciali e di pressioni sottobanco degne di un bullo da strada.
Meglio tardi che mai, Microsoft sembra aver capito che la flessione di IE non è una crisi passeggera, risolvibile con qualche pezza e migliorie cosmetiche, e sta dandosi da fare per correre ai ripari.
Le aspettative di ripresa sono riposte nel prossimo Explorer 9. Tuttavia tornare a detenere oltre il 90% del mercato è una mera chimera, mentre appare più abbordabile l'obiettivo di riguadagnare qualche punto in percentuale.
Microsoft è consapevole di non avere più in pugno il mercato dei browser: concorrenti agguerriti come Firefox, Chrome e Safari possono essere contrastati unicamente realizzando un browser convincente, che sia oggettivamente superiore per prestazioni e funzionalità.
D'altra parte, l’Azienda guidata dal "duro" Steve Ballmer sa di non potersi permettere altri passi falsi come quelli che l’hanno condotta al deleterio braccio di ferro con la Commissione Europea per “abuso di posizione dominante”.
Per Microsoft il nodo più grosso da sciogliere, però, è un altro: riconquistare la fiducia e la fedeltà degli utenti.
Infatti, se è vero che Internet Explorer conserva una quota di mercato superiore al 75% tra la clientela Corporate, il discorso cambia radicalmente con l’utenza Home, ormai abituata a confrontare di persona le diverse alternative e a non accontentarsi di quel che passa il convento.
Dal primo marzo scorso, inoltre, gli europei che acquistano un PC Windows (XP, Vista e Win 7) trovano preinstallata - o disponibile su Windows Update - la novità della schermata di scelta (Ballot Screen) che permette loro di installare un browser a loro scelta tra i 12 proposti in ordine casuale su due fasce.
Prima fascia:
- Internet Explorer 8
- Chrome
- Firefox
- Opera
- Safari
- Flock
- K-Meleon
- Maxthon
- Green Browser
- Sleipnir
- Slim
- Avant Browser
Il futuro ci dirà se la E di Explorer è destinata a sgonfiarsi fino a diventare utile solo per l’esame della vista oppure tornerà tonica, palestrata e pronta a stupirci.
L’importanza di chiamarsi Ugo
Aspettiamo senza soverchie illusioni che la magistratura romana compia gli accertamenti del caso sulla posizione di Ugo Cappellacci, governatore della (ex) Regione Autonoma Sardegna, indagato per corruzione e abuso d’ufficio nell’inchiesta sull’eolico in Sardegna.
Vedremo se gli allegri spuntini consumati in compagnia di Denis Verdini con la regia e la benedizione del risorto Flavio Carboni si trasformeranno in un’indigesta cena delle beffe o se tutto si concluderà con un educato ruttino.
Trattengo un sogghigno pensando al ruolo che un certo giornale ha cucito addosso all’amico governatore: quello di casta vestale della legalità e dell’ambiente che si oppone ai comitati d’affari e alle infiltrazioni mafiose che vorrebbero usare l’energia eolica come cavallo di troia.
Torniamo, però, a Cappellacci Ugo: personaggio che sembra aver fatto del “chi si contenta gode” il suo motto (non ufficiale) e un vero e proprio stile di vita.
Se le ipotesi investigative venissero confermate, sarebbero definitivamente chiarite le regioni per cui nel giro di pochi mesi il commercialista Capellacci, figura tutto sommato defilata in Forza Italia, venne nominato coordinatore regionale di FI e, successivamente, imposto da Silvio Berlusconi come candidato governatore.
Qualcuno allora pensò a una dimostrazione di strapotere da parte dell’attuale premier, capace di vincere a mani basse anche scommettendo su uno sconosciuto, o a una inconsapevole intenzione di emulare l’imperatore Caligola, noto per aver nominato senatore il suo cavallo.
Niente di più sbagliato: Berlusconi, con i suoi consiglieri e alleati isolani, aveva ben chiaro che scegliere una delle ambiziose primedonne che sgomitavano ai vertici di FI regionale poteva complicare la realizzazione dei progetti concordati.
Serviva un uomo di provata fedeltà, un esecutore diligente che sapesse stare al suo posto, ma soprattutto capace di maneggiare affari riservati e di smistare favori senza concentrare su di sé attenzioni inopportune.
Il sorridente Cappellacci è stato il classico coniglio estratto dal cilindro del prestigiatore.
Il buon Ugo, infatti, è l'incarnazione del low profile, talmente di basso profilo da fare dire ai maldicenti che per accertarsi della sua presenza è necessario guardare in controluce, come la filigrana nelle banconote.
Ciò non significa che Ugo Cappellacci sia un inetto, benché abbia costantemente l’aria di chi è impacciato e fuori posto.
A Silvio e ai suoi alleati del circolo del mattone occorreva uno con le qualità di Ugo: per nostra sfortuna l'hanno trovato.
Un attimo di attenzione, prego
Prendetevi un minuto di vacanza dai vostri impegni per guardare questo breve filmato realizzato dall’agenzia TBWA/Istanbul.
Garantisco che il video non contiene immagini truculente, offensive o pietose: fa solo riflettere, al di là delle differenze di cultura, religione e lingua. Buona settimana.
Etichette: diritti, Donne, Sardegna, web
domenica, maggio 09, 2010
Miscellaneous 05092010
Niente di buono dal fronte orientale
Lo spirito di Erich Maria Remarque mi perdonerà per la storpiatura, che trovo appropriata per introdurre il tema dei rigurgiti di nazionalismo sciovinista, razzista e xenofobo che turbano i sonni dell’Europa dell’Est.
Alla recente affermazione elettorale dell’ultradestra dello Jobbik in Ungheria, infatti, “risponde” la vicina Slovacchia con la propaganda velenosamente razzista del Partito Nazionale Slovacco, anch’esso attestato su posizioni identitarie di estrema destra, ma anche inserito a pieno titolo nella coalizione al governo a Bratislava.
I cartelloni con lo slogan “Niente pane a chi non lavora” associati all’immagine stereotipata dello zingaro nullafacente sono l’ultima trovata del partito fondato e presieduto da Jan Slota, personaggio dal curriculum non proprio immacolato e portato a fare esternazioni incendiarie alla Giancarlo Gentilini.
Ecco alcuni memorabilia dello Slota-pensiero:
- “Io personalmente verrò a sputarli. Non ho nulla di personale contro quelle persone malate, affette da omosessualità congenita, sono solo fermamente convinto che sia una cosa insana” (contro il Gay Pride organizzato a Bratislava)
- “La miglior politica verso i Rom è usare una lunga frusta in un piccolo cortile”
- “Sono un tumore nel corpo della Slovacchia” (riferendosi alla minoranza ungherese, circa 600.000 persone su 5,4 milioni di abitanti)
- "Siederemo nei nostri carrarmati e andremo a distruggere Budapest"
Quando si dice che uno nasce con la stoffa dello statista: chissà se anche lui chiama affettuosamente “Trota” il suo rampollo.
... e siamo a quattro
Negli ultimi giorni è stato dato notevole risalto all’avanzamento nell’opera di mappatura del genoma dell’Uomo di Neanderthal, giunta al 60%; quanto basta per trovare nel DNA mitocondriale (quello che si trasmette per linea materna) della popolazione del pianeta, africani esclusi, la traccia di un incrocio con i nostri lontani “cugini”.
Questa prova sconfessa la dottrina, sinora prevalente, che nega qualsiasi mescolanza tra specie che non sia stata puramente episodica e ininfluente.
Resta da chiarire un punto: al momento, l’acquisizione di patrimonio genetico sembra sia avvenuta a senso unico, cioè risulta che noi abbiamo preso, ma non che abbiamo dato qualcosa in cambio ai neandertaliani.
Uno scambio davvero poco equo.
Molta meno enfasi è stata usata, invece, per il ritrovamento in una grotta della Siberia meridionale di una falange appartenuta a un ominide vissuto 40.000 anni fa, battezzato Uomo di Denisova o Uomo dell’Altai.
L’esame del frammentato DNA mitocondriale ha portato gli studiosi del Max Planck Institute di Lipsia a ipotizzare che l’ominide in questione non avesse rapporti di stretta parentela né con l’Homo Sapiens né con l’Homo Neanderthalensis, dato che per trovare il progenitore comune bisogna risalire fino all'Africa di 1 milione di anni fa.
Ne dovremmo dedurre, quindi, che gli antenati dell’Uomo di Denisova lasciarono la culla africana molto prima degli altri ominidi e che vanno portate a 4 le specie (o sottospecie) umane che sono coesistite in uno spicchio della remota antichità: Homo Sapiens, Homo Neanderthalensis, Homo Florianensis (detto anche Hobbit) e il misterioso Homo Altaicus.
Hello Hellas
“La Grecia? È un pezzo di Medio Oriente attaccato al culo dell’Europa, un foruncolo fastidioso”
Questa definizione lapidaria è stata pronunciata a metà degli anni ’90 da una persona navigata in fatto di politica internazionale, che peraltro esprimeva un sentire comune nelle riunioni dello staff al numero 10 di Downing Street, Londra.
A distanza di anni, la stessa insofferenza e disapprovazione è emersa nelle dichiarazioni di Angela Merkel e nei commenti di quanti, per ragioni non puramente egoistiche, avrebbero preferito che la Grecia fosse stata lasciata andare alla deriva verso la bancarotta.
Onestamente non so se il prestito erogato da Unione Europea e FMI spegnerà il fuoco della speculazione o se la cura da cavallo associata agli aiuti finirà con lo spegnere definitivamente la Grecia.
Dico solo che se fossi cittadino ellenico sarei isterico, furibondo e disperato. Vorrei vendicarmi su chi ha governato dal 2004 al 2009 perché con la frode ha manomesso il mio futuro, ma odierei anche l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale che ora tengono il coltello dalla parte del manico e la lama puntata alla mia gola, determinati a farmi ballare a comando.
Rastrelliere per biciclette
Per concludere, qualcosa di più frivolo e glam giusto per finire in scioltezza.
Sia ben chiaro, non cercate da me lezioni di buon gusto: caschereste malissimo. Prova ne siano questi “brazilian tanga jeans” disegnati da Sandra Tanimura per Sanna’s, azienda brasiliana con sede e mercato in Giappone.
Per limitare il classico effetto “rastrelliera per biciclette” dei jeans a vita bassa (il solco delle natiche che fa capolino all’orizzonte n.d.r.) o - peggio ancora - il rischio di ritrovarsi con i pantaloni calati alle ginocchia, la designer si è inventata un perizoma a vista munito di nastri e bretelline di sicurezza.
Data la monastica castigatezza e la disinvolta vestibilità dell’indumento, c’è da temere che in giro per l’Italia si verificherà una brusca impennata negli avvistamenti di balene rosa.
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venerdì, maggio 07, 2010
Un Paese per vecchi
«Tutto questo non è reale...»Prima o poi qualcosa cambierà. Qualcosa DEVE cambiare: non si può continuare ad andare di male in peggio. Mi sembra quasi di recitare un mantra postmoderno mentre ripeto questa stolida professione d’ottimismo.
«Cosa intendi per reale? Sapresti darmi una definizione di realtà?»
(dialogo tratto da The Matrix)
Vorrei che fosse tutta colpa dell’abulia, della stanchezza e del pessimismo cosmico instillati da questa interminabile settimana di pioggia. Nei volti tirati, negli occhi lucidi e nella risata nervosa delle persone che ho intorno, però, scorgo il mio stesso bisogno di evasione, di un po’ di leggerezza e di stupidità che rendano sopportabile la sensazione di tirare a campare in attesa di un cambiamento in meglio che non arriva.
Mi scopro a invidiare quanti non mettono mai in dubbio la versione edulcorata della realtà apparecchiata dalla TV, dove qualsiasi situazione può essere grave ma mai seria e persino le peggiori catastrofi si possono risolvere mettendoci una pezza. Però questa parvenza di normalità va in mille pezzi non appena mi fermo a parlare con qualcuno.
C’è l’amica che non ce la fa più e sogna di poter fuggire lontano. È satura, sfiancata, demotivata dalla mancanza di vie d’uscita al circolo vizioso di un precariato arrotondato con impegni professionali che sacrificano ferie, sabati e feste comandate: tutto per arrivare a fine mese in pareggio, se va bene.
C’è la conoscente che è rientrata dalla maternità per scoprire di essere stata messa alla porta dal titolare.
C’è il ventottenne laureato in economia che fa l'operatore in un call center outbound (quelli che ti chiamano a casa) e si era illuso di aver superato la fase peggiore quando l’avevano assunto a tempo indeterminato. Ora trema, perché i benefici statali e regionali concessi all’azienda per la regolarizzazione dei contratti di lavoro sono esauriti e hanno iniziato a fioccare le lettere di licenziamento.
Non è questa la vita che volevamo per noi:
non questa sensazione di essere compressi nel collo di un imbuto;
non questo costante schiacciamento sul presente;
non questa crescente staticità sociale che rafforza sfacciatamente le oligarchie al potere in politica, nelle aziende, nella finanza, nelle università mentre ci toglie l'aria e la prospettiva di costruire un futuro dignitoso.
L’Italia sta completando la sua trasformazione in un paese per vecchi, dove si spolpa la poca carne rimasta attaccata all’osso invece di programmare il futuro investendo in alta istruzione, nuove energie e ricerca scientifica, scommettendo sulle idee, sulla cultura e sul talento di nuove generazioni finora trattate come vuoto-a-perdere. Da questo punto di vista, la mia Sardegna si è messa in prima fila nella grande marcia all'indietro con l’abbandono di fatto del programma Master & Back.
"Time is by our side" (il tempo è dalla nostra parte) era un grido di battaglia, una convinzione diffusa nelle generazioni emerse negli anni '60 e '70: quale deliziosa illusione! Il tempo non è più dalla nostra parte e forse non lo è mai stato, oppure la mia è solamente un’alterazione percettiva che m'impedisce di comprendere la realtà che mi circonda.
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domenica, maggio 02, 2010
Mayflower Mix 05.02.2010
Il morso della salamandra
Ormai sono davvero poche, mi auguro, le persone che ignorano gli effetti nocivi per la salute prodotti dall’inalazione delle particelle di amianto che si staccano dalle coperture edili in eternit e da qualsiasi materiale o tessuto ignifugo contenente fibra di amianto, detta anche “lana di salamandra”.
Purtroppo, a quasi 20 anni dall’emanazione della legge che ha messo al bando tutti i prodotti contenenti amianto, l’economico eternit ondulato non è stato ancora sostituito sui tetti di molte abitazioni, un po’ per incuria un po’ perché il costo dell’intervento è considerato eccessivamente gravoso.
Va detto anche che in molti casi lo smaltimento dell’amianto è avvenuto “all’italiana”, ovverosia abbandonando l’eternit e i pannelli di amianto smantellati in discariche abusive a cielo aperto per risparmiare sui tempi di autorizzazione e sulle tariffe applicate al conferimento dei rifiuti classificati “speciali-pericolosi”.
In questi giorni 2 notizie hanno riportato d’attualità l’amianto: una positiva, una francamente rivoltante.
Cominciamo dalla buona nuova. Tre dirigenti dei cantieri navali di Palermo (Fincantieri) sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio plurimo e lesioni gravissime per la morte di 37 operai deceduti per mesotelioma pleurico e per la stessa patologia sviluppata da altri 26 operai.
Secondo il Tribunale di Palermo i dirigenti dell’azienda, che fa capo al Ministero dell’Economia attraverso la finanziaria Fintecna, sarebbero venuti meno all’obbligo di tutela dei lavoratori avendoli esposti al contatto continuativo con l’amianto senza informarli che si trattava di materiale pericoloso per la salute, cosa di cui i manager erano pienamente a conoscenza.
E ora la cattiva notizia. L’attuale maggioranza parlamentare ha riapprovato alla Camera dei Deputati il DDL Lavoro che contiene una norma, l’art. 20, che di fatto esclude la responsabilità dei vertici della Marina Militare per i danni alla salute del personale imbarcato causati dall'esposizione all'amianto presente sulle navi.
In sede di riformulazione, l’unica concessione ai rilievi della Presidenza della Repubblica è stata ammettere la possibilità di ricorrere al giudice ordinario: ç’est a dire che un eventuale risarcimento sarà liquidato - se tutto va bene - ai nipoti dei marinai falcidiati dall’asbestosi.
Aggiungiamo pure quest’altro mattone al "muro della vergogna" di questa invereconda Banana Republic, dove qualsiasi istanza di moralità, equità e giustizia deve cedere il passo alla pratica dello scambio di favori “a buon rendere”.
Vox clamantis in deserto
Il mercato è per sua natura sistemico. Esso non ha né compiti né doveri sociali, scambia merci e tende a ridurre tutto a merce.
Una sinistra che non tenti di abolirlo, come il comunismo nel 1917, o vigorosamente limitarlo, come Roosevelt o Keynes dopo la crisi del 1929 e i fascismi, cede ad esso ogni sua priorità e, di fatto, si dimette.
Rossana Rossanda (intervista pubblicata sull'Unità)
È tutta musica leggera
Per dirla alla Ivano Fossati, questa delicata Summer di Joe Hisaishi è “una canzone popolare che in una notte come questa ti lascia muto”
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