domenica, maggio 24, 2015
Amore e rancore
“Non lo odio, ma se lo ammazzassi starei molto meglio”
“Se un giorno riceverai una pallottola in fronte, sappi che sarò stata io”
Cenere alla cenere, terra alla terra: anche l'amore muore.
Non ci si libera dei ricordi, delle solenni promesse, dei giorni felici e di quelli più amari con la stessa facilità con cui si tinteggia casa o si dismettono gli abiti vecchi.
Qualcosa resta, indugia in cerca di soddisfazione o di una spiegazione che non sia banale e avvilente.
"Ma dove, dov'è il tuo amore? Ma dove è finito il tuo amore?" Avrei preferito che la risposta non fosse che si è disciolto nel rancore.
L'immagine è del fotografo rumeno Marius Filipoiu
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domenica, maggio 17, 2015
Metamorfosi
Traduzione e adattamento da Sum del neuroscienziato David Eagleman
Giunti nell’aldilà vi viene generosamente sottoposta l’opportunità di scegliere cosa vorrete essere nella prossima vita. Potreste gradire l’idea di appartenere al sesso opposto, nascere in seno a una famiglia regale, essere filosofi dall’illimitata profondità di pensiero, scienziati brillanti e innovatori, generali che trionfano sui campi di battaglia.
Ma forse siete tornati nell’aldilà dopo una vita difficile e dura. Forse siete stati portati allo stremo dal peso e dalla complessità delle decisioni, delle responsabilità e dei sacrifici che vi hanno accompagnato in vita e ora c’è un’unica cosa cui aspirate: la semplicità. Questo rientra tra le cose che possono essere concesse.
Così per il prossimo giro scegliete di essere un cavallo. Vi attrae la beatitudine di una vita semplice come quella. Avete sempre immaginato quanto possa essere piacevole essere un cavallo. Pomeriggi immersi nella quiete a nutrirsi in pascoli aperti e rigogliosi, l’eleganza e l’equilibrio imponente della vostra struttura, i muscoli possenti, la pacifica coda che si muove lenta o gli sbuffi di vapore che fuoriescono dalle narici mentre galoppate su pianure imbiancate dalla neve.
Annunciate la vostra decisione.
Vengono pronunciate le parole dell’incantesimo e per il vostro corpo ha inizio la metamorfosi. I muscoli si ingrossano, un tappeto di morbido pelo erompe per coprirvi come la più confortevole delle coperte in inverno.
I mutamenti nella struttura celebrale seguono a distanza serrata quelli anatomici, cosicché l’ispessimento e l’allungamento del collo vi appaiono naturali mentre avvengono. La carotide cresce di diametro, le unghie si fondono diventando zoccoli, le ginocchia si irrobustiscono e le anche si rafforzano. Contemporaneamente, il vostro cranio si allunga assumendo la sua nuova forma e il cervello si rimodella: la corteccia celebrale rimpicciolisce e cresce il cervelletto, i neuroni vengono reindirizzati, le sinapsi scollegate e ricollegate secondo lo schema equino e il vostro sogno di capire come ci si possa sentire a essere un cavallo galoppa verso voi da lontano. Gli affanni che vi hanno amareggiato in passato svaniscono, il cinismo maturato sui comportamenti umani si sgretola e persino il vostro modo di pensare umano inizia a dileguarsi.
Improvvisamente, però, prendete consapevolezza di un problema che non avete considerato: più diventate cavallo, più dimenticate il desiderio originale. State dimenticando come era essere umani che si chiedevano come fosse essere un cavallo. Questo barlume di lucidità non dura a lungo, ma quanto basta per essere la punizione per il vostro prometeico peccato. Ancora per un istante siete mezzi uomini-mezzi cavalli, e ciò rende acremente inutile che ora siate consci che non si può apprezzare la destinazione senza conoscere il punto di partenza, non si può essere felici nella semplicità a meno che non si ricordino quali siano le alternative.
E questa non è neppure la peggiore delle rivelazioni. Con orrore vi rendete conto che la prossima volta che ritornerete nell’aldilà, con il vostro cervello equino non avrete la capacità di chiedere di diventare nuovamente uomo: la scelta di discendere la scala dell’intelligenza o di abbracciare il livello di consapevolezza di un’altra specie, infatti, è irreversibile.
Una frazione di secondo prima di perdere definitivamente le vostre facoltà umane, riflettete dolorosamente su quale magnifica forma di vita extraterrestre, affascinata dall’idea di una vita più semplice, abbia scelto nell’ultimo giro di essere umana.
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venerdì, maggio 15, 2015
Guerrilla strike in Milan
Tram, autobus e filobus che accumulavano ritardi a causa di guasti improvvisi, convogli della linea 1 della metropolitana che circolavano a singhiozzo, con interminabili soste a ogni fermata ufficialmente per via della “presenza di persone non autorizzate in galleria”, o che andavano improvvisamente fuori servizio scaricando i passeggeri accaldati e frustrati con la vaga promessa di un altro treno in attesa di entrare in stazione.
Cronaca di un venerdì sera a Milano, dove lo sciopero del trasporto pubblico, ufficialmente sospeso per precettazione prefettizia, è andato in scena mascherato da disservizi "a macchia di leopardo".
Una buona occasione per fare una sana camminata che ho sfruttato con la collaborazione di Giove pluvio, che ha ritardato la pioggia sino a quando ho aperto la porta di casa.
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B.B.KING :-(
giovedì, maggio 14, 2015
rimedi alle serate storte
Quelle sere che ti guardi intorno e vedi il vuoto che ti circonda. Quelle sere che non puoi rifiutarti di ammettere che la tua malandata scialuppa è inclinata e imbarca acqua. Quelle sere che viene una voglia fottuta di mollare baracca & burattini ed emulare Bartleby Lo Scrivano rispondendo "Preferirei di no" a qualsiasi richiesta, puoi aspettare che passi oppure curarti con il fado: fa meno male di altri rimedi.
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martedì, maggio 12, 2015
Canzone d'Autunno
Canción de Otoño
Quando il mio pensiero
vola verso di te, si profuma.
Il tuo sguardo è così dolce
che diventa profondo.
Sotto i tuoi piedi nudi
c’è il candore della spuma
e sulle tue labbra
è riassunta la gioia del mondo.
L’amore passeggero
vive di un breve incanto
e offre lo stesso termine
alla gioia e al dolore.
Un'ora fa un nome
ho inciso sulla neve.
Un minuto fa ho confidato
il mio amore alla sabbia.
Le foglie ingiallite
cadono sul viale
dove vagano
molte coppiette innamorate.
E nella coppa dell’autunno
resta un fondo di vino
dove vanno a sfiorire,
primavera, le tue rose.
(Rubén Darío - José María Vitier)Bello il testo scritto dal poeta nicaraguense Rubén Darío, semplice ma ispirata la musica dei cubani José María Vitier e Pablo Milanés. Sul Tubo è presente solo un live registrato in un teatro e la canzone inizia al minuto 5:46. Se volete ascoltare, seguite questo link.
Il testamento di Leo Burnett
Un giorno o l’altro, quando sarò finalmente fuori dal gioco, voi – o i vostri successori – sarete forse tentati di togliere il mio nome dalla porta.
Magari vorrete chiamarvi “Tizio, Caio e Sempronio S.p.A” o “Agenzia Futura”, o qualcosa del genere. Mi starà bene, se starà bene anche a voi.
Però lasciatemi dire quando sarò io a voler togliere il mio nome dalla porta.
Sarà quando spenderete più tempo a far quattrini e meno a fare la pubblicità. La pubblicità come la intendiamo noi. Quando dimenticherete che, per il tipo di gente che lavora nella nostra agenzia, il divertimento che il lavoro pubblicitario dà è importante almeno quanto il denaro che se ne ricava.
Quando perderete la sensazione che quello che fate non è mai abbastanza buono.
Quando perderete l’invincibile desiderio di fare il lavoro bene per se stesso, senza riguardi per il cliente, per i soldi o per la fatica.
Quando perderete l’amore per la completezza e l’avversione per le perdite di tempo.
Quando smetterete di ricercare lo stile, le sottolineature, la fusione di parole ed immagini che producono risultati freschi, memorabili e credibili. Quando smetterete di dedicarvi ogni giorno all’idea che “Leo Burnett” significa “pubblicità migliore”.
Quando non sarete più quello che Thoreau chiamava “un’azienda con una coscienza”, che per me significa solo un gruppo di uomini e donne coscienti di quel che fanno. Quando comincerete a compromettere la vostra integrità, che è sempre stata il cuore e la forza di quest’agenzia.
Quando vi fermerete davanti ai vantaggi immediati e razionalizzerete l’opportunismo per amore dei soldi. Quando mostrerete anche i più piccoli segni di asprezza, di incompetenza, di saccenteria perdendo quel sottile senso delle proporzioni.
Quando il vostro interesse principale sarà di porre come unità di misura della vostra opera la quantità invece che il buon lavoro, il lavoro duro che dà buoni risultati. Quando le vostre prospettive si ridurranno a contare i simboli del successo nel vostro ufficio. Quando perderete la vostra modestia e diventerete dei “pezzi grossi”… un po’ troppo grossi per le vostre scarpe.
Quando la mela rimarrà solo un frutto da mangiare (o da lustrare) anziché essere parte del nostro stile, della nostra personalità. Quando, trovando da ridire su qualcosa, tirerete in ballo non il lavoro in sé ma la persona che lo avrà fatto.
Quando smetterete di costruire su idee forti e vitali e vi accontenterete di una catena di montaggio.
Quando comincerete a credere che, nell’interesse dell’efficienza, lo spirito creativo possa essere delegato e amministrato, dimenticando che deve essere invece solamente nutrito, stimolato ed ispirato. Quando comincerete a sciacquarvi la bocca con la frase “Agenzia Creativa” e smetterete di esserlo davvero.
Quando, infine, perderete il rispetto per l’individuo: l’uomo solo alla sua macchina da scrivere, o al suo tavolo da disegno, o dietro la sua macchina da presa, o semplicemente immerso nelle scartoffie a lavorare tutta la notte su una pianificazione media.
Quando dimenticherete che solo l’individuo – e ne sia ringraziato Dio! – ha reso possibile la costruzione dell’agenzia che abbiamo adesso. Quando dimenticherete che è sempre stato l’individuo, tendendo la mano verso mete irraggiungibili, a toccare per un momento una di quelle calde, lontanissime stelle.
Allora, amici, vi chiederò di togliere il mio nome dalla porta. E, perbacco, quel nome sarà tolto. Anche se dovessi materializzarmi abbastanza a lungo, una notte, per cancellarlo da ogni piano del palazzo. E, prima di smaterializzarmi di nuovo, cancellerò anche quel simbolo con la mano e le stelle. E brucerò gli archivi e gli schedari. Magari, en passant, strapperò qualche annuncio. E butterò ogni stramaledettissima mela giù per la tromba delle scale. E la mattina dopo non riconoscerete più neanche il posto. Allora dovrete trovarvelo per forza, un altro nome.
Leo Burnett
Etichette: musica, poesia, Turista per caso
lunedì, maggio 11, 2015
WWFYF: umanità a nudo
Uno sguardo amaro, un'abbuffata di immagini in apparenza disomogenee e disposte in modo casuale, ma che in realtà tesse una rappresentazione cruda e sarcastica di un'umanità folle, violenta e degradata: tutto questo è il "racconto" di WWFYF. Buona visione.
P.S.la "colonna sonora", quanto mai intonata ai contenuti, è Black Water della band Timber Timbre
Etichette: comunicazione, Pausa, web
domenica, maggio 10, 2015
Siria: soffiare sul fuoco
Sulla crisi mai abbastanza grave e sanguinosa in Siria non mancano i volenterosi che, dall'estero, provvedono a soffiare sul fuoco. Un esempio in questo senso viene niente meno che dall'emittente televisiva all news Al Jazeera, sì proprio quella che si sforza di apparire l'equivalente arabo della CNN.
Non appena può, però, l'emittente satellitare qatariota si spoglia del paludamento super partes da giornalismo di scuola anglosassone e sale sul ring della politica mediorientale per menare botte da orbi.
Solo così si può spiegare la messa in onda, venerdì 8 maggio, di questo dibattito televisivo dal titolo inequivocabile: "Gli Alawiti meritano di essere sterminati?"
Per chi non lo sapesse, gli Alawiti (o Alauiti) sono una minoranza religiosa, una frangia dell'Islam Sciita considerata eretica sia dai Sunniti sia dagli Sciiti, presente soprattutto in Siria. Per secoli emarginati e poverissimi, dal secondo dopoguerra in poi gli Alawiti sono divenuti molto potenti politicamente esprimendo i due ultimi presidenti siriani, Hafez al-Assad e suo figlio Bashar, e installandosi nei posti chiave di governo ed esercito.
Lo sterminio degli Alawiti, pertanto, avrebbe una valenza allo stesso tempo politica e religiosa.
- politica, perché cancellerebbe il nucleo dei fedelissimi alla famiglia Assad e sottrarrebbe la Siria alle mire espansionistiche dell'Iran Sciita;
- religiosa, perché verrebbe sradicata una setta di Takfiri invisa specialmente agli intransigenti Sunniti di osservanza Wahhabita di Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che a loro volta puntano ad accrescere la loro area di influenza.
Entrando a gamba tesa in questo grande risiko mediorientale e nella contesa siriana, il dibattito su Al Jazeera ha visto il conduttore schierarsi apertamente per la legittimità della pulizia etnico-religiosa, quasi si parlasse di entità astratte, dello sbancamento di una montagna o di una campagna di bonifica antimalarica e non della vita di circa il 20% della popolazione siriana, o di quanto ne rimane.
Etichette: bad news unlimited, Foreign Office, The Smoking Pipe
sabato, maggio 09, 2015
In vacanza da Facebook
Ogni tanto è salutare staccare la spina dalle abitudini social che divengono troppo ingombranti, e Facebook è la prima della lista.
Aspettavo solo un pretesto, la classica spintarella per piantarla di bighellonare nei fatti altrui e mettere in vetrina i miei: è arrivato sotto forma di un insignificante, ma fastidioso battibecco sulla mia bacheca, solitamente avvolta in una letargica tranquillità.
Niente saluti commossi dalla poppa della nave in partenza, tanto prima o poi dalla crociera si torna... (scongiuri d'ufficio). ;-)
[L'illustrazione è del disegnatore satirico John Holcroft ]
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giovedì, maggio 07, 2015
Vilipendio di cadavere editoriale
Sembrerebbe che L’Unità si trascini una sorta di maledizione. Come se non bastassero i mesi già trascorsi dall’ingloriosa scomparsa dalle edicole e dalle polemiche per l’acquisizione della testata da parte dell’editore Guido Veneziani, fautore di un progetto editoriale “pop & glamour", l’ex quotidiano fondato da Antonio Gramsci è tornato a far parlare di se per due fatterelli incresciosi.
La prima notizia è quella del pignoramento dell’abitazione e di parte dello stipendio subito dall’ex direttore Concita De Gregorio, cui fanno compagnia alcuni giornalisti attualmente a spasso dopo la chiusura del giornale.
Si tratta di un lascito del fallimento della NIE - Nuova Iniziativa Editoriale SpA, editore per oltre un decennio di L’Unità, e dei risarcimenti milionari dovuti a cause per diffamazione a mezzo stampa vinte dai querelanti. Per contratto tali risarcimenti avrebbero dovuto essere ripartiti tra editore (80%), direttore responsabile (10%) e giornalista che ha firmato l’articolo (10%). Dato, però, che NIE SpA in liquidazione risulta insolvente, della sua quota sono stati chiamati a rispondere in solido gli altri due soggetti responsabili.
Com’era ampiamente prevedibile, la disavventura giudiziaria capitata a Concita De Gregorio era troppo succosa perché non fosse spremuta a dovere da chi a Destra ha sempre visto L’Unità come il fumo negli occhi e per i simpatizzanti pentastellati non ancora sazi di insulti e gogne mediatiche.
La seconda notizia, passata pressoché in sordina, è lo stato di agitazione a oltranza proclamato dai giornalisti del Gruppo Editoriale Veneziani, proprio quello che ha rilevato L’Unità, che lamentano il mancato pagamento della tredicesima e di tre mesi di stipendio.
Ça va sans dire che se il buongiorno si vede dal mattino, per la Nuova Unità di Veneziani si prospetta un ritorno in edicola né rapido né senza sofferenze.
Etichette: comunicazione
martedì, maggio 05, 2015
EXPO: cibo per lo spirito?
lunedì, maggio 04, 2015
Over-EXPOsed
Magari il mio scetticismo è totalmente fuori luogo. Non escludo a priori che l'impressione che EXPO 2015 sia una colossale operazione di greenwashing cederà il passo all'entusiasmo più sfrenato una volta che varcherò i cancelli e visiterò i padiglioni a Rho.
Tuttavia, anche scacciando dalla mente l'infausto ricordo degli immani sprechi di Italia '90, al momento non mi viene spontaneo allinearmi all'ottimismo di chi profetizza l'effetto taumaturgico del semestre di EXPO sull'economia.
Molti stanno lavorando a pieno regime - questo è indubbio - ma le previsioni sul rapporto costi/benefici mi sembrano tanto premature quanto sovrastimate.
Anche cantando fuori dal coro, però, mi auguro di essere clamorosamente smentito dal bilancio finale.
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