giovedì, aprile 26, 2007
I mostri della porta accanto
Un fatto disgustoso di cronaca nera, titoli cubitali che grondano infamia e sembrano strisciare come vermi sulla carta di giornale: bambini di una scuola materna alle porte di Roma condotti fuori dalla struttura durante l’orario scolastico per essere drogati e violati sotto l’occhio impietoso di una telecamera.
I capi d’accusa sono macigni malgrado la loro formulazione asettica: associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di minore, sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo, violenze sessuali su minore di anni dieci e atti osceni in luogo pubblico. Di tutto questo dovranno rispondere tre educatrici, una bidella e due uomini, di cui uno noto per essere autore di popolari programmi televisivi e di racconti per l’infanzia.
Per qualsiasi genitore non c’è incubo più devastante di quello materializzatosi nella paciosa comunità di Rignano Flaminio.
Cosa c’è di peggio dello scoprire che accompagnavi ogni giorno il tuo bambino in una struttura pubblica che credevi sicura, protetta e, invece, lo stavi consegnando nelle mani di coloro che gli avrebbero devastato il corpo e l’anima, rubandogli per sempre l’innocenza?
Com’è stato possibile che tutto questo accadesse eludendo sistematicamente qualsiasi vigilanza, senza che nessuno, tra il personale della scuola materna, avesse sentore di qualcosa di anomalo nelle assenze dall’aula di bambini di 3 o 4 anni allorché venivano trasferiti al luogo del supplizio?
Com’è stato possibile che tre educatrici abbiano tradito la loro missione e la fiducia di genitori e bambini divenendo complici - e forse anche partecipi - di attività pedofile e pedopornografiche?
Resta sullo sfondo, ineludibile, il demone oscuro della pedofilia, quella lebbra dell’anima e della libido che corrode tabù e freni inibitori trasformando persone insospettabili in ragni che tessono le loro reti pronti a circuire prede innocenti, carne cruda per usare la laida e allusiva espressione utilizzata nel film “Il Principe delle Maree”.
Patologia o devianza, a mio modo di vedere la pedofilia fa parte di quell’inferno che ci sforziamo di esorcizzare ponendolo fuori di noi, remoto e isolato, sino al giorno in cui si spalanca sotto i nostri piedi.
Come nei miti della caduta degli angeli ribelli o della cacciata dall’Eden, mi viene da pensare che nelle profondità dell’animo umano esista una pulsione distruttiva e autodistruttiva latente, in attesa delle condizioni ambientali e dell’occasione per erompere.
Solo così riesco a darmi una spiegazione, sia pure non esattamente logica e razionale, alla mancanza di motivazioni per il desiderio irresistibile di corrompere ciò che è sacro e alla spinta a sprofondare sempre più in una consapevole abiezione che sembra occhieggiare nelle dichiarazioni dei "mostri della porta accanto".
Etichette: The Smoking Pipe
giovedì, aprile 19, 2007
A Loucura (la pazzia)
O que serà (à flor da pele)
Chico Barque De Hollanda (colonna sonora di "Dona Flor e i suoi due mariti")
O que será que me dá
Que me bole por dentro, será que me dá
Que brota à flor da pele, será que me dá
E que me sobe às faces e me faz corar
E que me salta aos olhos a me atraiçoar
E que me aperta o peito e me faz confessar
O que não tem mais jeito de dissimular
E que nem é direito ninguém recusar
E que me faz mendigo, me faz suplicar
O que não tem medida, nem nunca terá
O que não tem remédio, nem nunca terá
O que não tem receita.
O que será que será
Que dá dentro da gente e que não devia
Que desacata a gente, que é revelia
Que é feito uma aguardente que não sacia
Que é feito estar doente de uma folia
Que nem dez mandamentos vão conciliar
Nem todos os unguentos vão aliviar
Nem todos os quebrantos, toda alquimia
Que nem todos os santos, será que será
O que não tem descanso, nem nunca terá
O que não tem cansaço, nem nunca terá
O que não tem limite.
O que será que me dá
Que me queima por dentro, será que me dá
Que me perturba o sono, será que me dá
Que todos os tremores que vêm agitar
Que todos os ardores me vêm atiçar
Que todos os suores me vêm encharcar
Que todos os meus órgãos estão a clamar
E uma aflição medonha me faz implorar
O que não tem vergonha, nem nunca terá
O que não tem governo, nem nunca terá
O que não tem juízo...
Oh, che sarà che mi succede/ Che m’agita dentro, sarà che mi accade/ Che sorge a fior di pelle, sarà che mi accade/E mi viene sulla faccia e mi fa arrossire/E che mi salta agli occhi e mi fa tradire/ E che mi stringe il petto e mi fa confessare/
Quello che non è più possibile dissimulare/E che neanche è diritto di nessuno rifiutare/ E che mi fa mendico, mi fa supplicare/ Che non ha misura, né mai ce l’avrà/ Che non ha soluzione, né mai ce l'avrà/ Che non ha ricetta
Oh che sarà che sarà/ Che accade dentro di noi e che non doveva/ Che ci insulta, che è ribelle/ Che è fatto come un’acquavite che non sazia/ Che è come essere malato di una pazzia/ Che neanche i dieci comandamenti riusciranno a conciliare/ Né tutti gli unguenti potranno guarire / Né tutte le fatture, né tutta l’alchimia/ E neanche tutti i santi, sarà che sarà/ Che non ha riposo, né mai ce l’avrà/ Che non ha stanchezza, ne mai ce l’avrà/ Che non ha limite./
Oh, che sarà che mi succede/ Che mi brucia dentro, che sarà che mi accade/ Che mi turba il sonno, sarà che mi accade/ Che tutti i tremori che mi vengono ad agitare/ Che tutti i calori mi vengono a stimolare/ Che tutti i sudori mi vengono a bagnare/ Che tutti i miei organi stanno a reclamare/ E un'afflizione spaventosa mi fa implorare/ Che non ha vergogna, né mai ce l’avrà/ Che non ha governo, né mai ce l’avrà/ Che non ha giudizio....
Ho scelto e "adattato" un'immagine che qualcuno potrebbe trovare fredda o di dubbio gusto. Eppure esistono momenti d'intimità assoluta in cui ci si sente bellissimi, unici e speciali anche se non lo si è, dove il pudore è un concetto remoto e l'unica follia è fuori, oltre la finestra aperta, in attesa.
Nota: L'adattamento che conosciamo, quello curato da Ivano Fossati e cantato da/con Fiorella Mannoia, è riferito alla versione O que serà (a flor de terra), anch'essa presente nella colonna sonora del film di Bruno Barreto tratto da una novella di Jorge Amado.
Etichette: dell'amore e di altre storie, musica, poesia
martedì, aprile 17, 2007
C'è da spostare una vacca
(in metropolitana)
Ore 11.00 antemeridiane di martedì, nel mezzanino della Metropolitana Milanese Linea 1 di Piazza Duomo c'è qualcosa d'inconsueto ad aspettarmi: una mucca tutta nera.
Non si tratta di un bovino in carne, ossa, zoccoli e corna, bensì di una lucida riproduzione in scala leggermente ridotta, capace tuttavia di assolvere il compito di attirare l'attenzione e sconcertare i numerosi viaggiatori di passaggio.
Per deformazione professionale, penso subito a un'imboscata dei ragazzi di Ninja Marketing o di altri guerriglieri del Bush Marketing, tanto più che sul costato della vacca campeggia quel che ha l'aria d'essere un messaggio pubblicitario tracciato in lettere d'oro.
Noto che diversi astanti, superato lo stupore, si mantengono a distanza di sicurezza dalla bizzarra apparizione, quasi temessero di restare coinvolti in qualche burla in stile Candid Camera.
Cerco di capire il senso della messinscena, sconcertato dal vago riferimento a Bluetooth della scritta, ma soprattutto dall'invito ad odorare gli zoccoli dorati della bestia.
Mi viene in mente il biblico Vitello d'Oro. In fondo, chinarsi sugli zoccoli di un simulacro bovino non è solo un gesto abbastanza ridicolo, ma sposta anche il labile confine semantico che nella nostra lingua separa odorare e adorare.
Inoltre, la pubblicità cos'altro è se non uno dei feticci più appariscenti della nostra società?
Inizio a sospettare che l'installazione sia una provocazione artistica, però arrivato in ufficio non trovo lumi sfogliando le news di Google e Yahoo.
Solo a tarda sera arriva la soluzione dell'arcano: la mucca nera fa parte della Cow Parade, uno degli eventi organizzati in occasione del Salone del Mobile di Milano e della settimana milanese del design.
La Cow Parade è una mostra a tema d'arte contemporanea itinerante nata una decina d'anni fa da un'idea dello svizzero Pascal Knapp.
Per una settimana, perciò, una mandria di un centinaio di bovini in vetroresina, personalizzati da artisti, stilisti, designer, architetti e fotografi di diverse nazionalità, pascolerà pacificamente in diversi angoli di Milano, tra cui varie stazioni della metropolitana.
A questo punto, inevitabile, scatta la citazione-tormentone (Piero Manzoni mi perdoni): le "mucche d'artista" cosa possono produrre una volta ultimata la digestione?? ;-)
Etichette: adv, marketing, Milano
Un anno di Errori
Più o meno di questi giorni, un anno fa, ho intrapreso la strana avventura virtuale chiamata Errori di StUmpa.
Inizialmente avevo idee parecchio confuse (e velleitarie) su finalità e contenuti di questo blog. A un anno di distanza e con un centinaio di post in archivio continuo a non avere uno straccio di linea editoriale, o meglio preferisco farne a meno e andare a ruota libera.
D’altra parte, realizzare un blog tematico sulla comunicazione e sul copywriting - com’era mia intenzione in origine - richiede tempo, organizzazione e competenze che vanno oltre i miei modesti mezzi. Sulla piazza c’è chi si occupa, e bene, di questi argomenti come Luisa Carrada o il team di La Magia della Scrittura, per cui piuttosto che fare le nozze con i fichi secchi ho scelto di spaziare sulle piccole cose che mi incuriosiscono, mi emozionano o m’interrogano.
Facendo un piccolo consuntivo, posso dire in tutta onestà che in quest’anno di blog più che dare ho ricevuto, perché dal contatto con altre modalità espressive e altre sensibilità c’è sempre qualcosa di utile da imparare.
Senza ruffianeria e senza far torto a nessuno, citerò tre blog e altrettanti stili di scrittura che mi hanno particolarmente colpito:
• Parole Perdute, per la fluidità e l’aggraziata leggerezza del tratto di Angela;
• OrsoCapriola per l’incisività e la personalità del periodare;
• MammainCorriera per la capacità di dare espressività e spessore ai personaggi che animano le sue tranche de vie.
Molti altri blog mi hanno affascinato per la profondità delle riflessioni, per l’amore evidente verso la parola letta e scritta o per la corrente di simpatia che sanno trasmettere.
Un’ultima annotazione: Errori di StUmpa compie un anno, un traguardo su cui alla fine del 2006 non avrei scommesso un Eurocent visto che avevo annunciato che l’avrei chiuso nel momento stesso in cui mi fosse arrivata una certa chiamata dalla Sardegna che pareva imminente.
Le cose poi sono andate diversamente e per un po’ ho provato una punta d'imbarazzo nel postare, ma anche sorpresa nel notare che i miei 4 lettori 4 erano diventati 6 e poi 8.
Fatto sta che il contatore del blog ha registrato più visite in questi tre mesi e mezzo del 2007 che negli 8 mesi di vita del 2006.
I numeri in sé contano meno di niente; la simpatia, l’amicizia e la stima però contano, e per queste vi ringrazio.
Etichette: amicizia, Ricordi, vita da blogger
sabato, aprile 14, 2007
Piccoli barbari
Queste immagini purtroppo documentano una piaga non nuova: il turismo fai-da-te all’insegna del mordi e fuggi.
La località è lo stesso gioiellino ritratto nel post precedente: Scivu, costa sudoccidentale della Sardegna.
Da anni si parla di ”valorizzazione turistica” di questo piccolo e fragile ecosistema costiero: una duna fossile erosa dall’azione del mare, del vento e delle acque piovane che ha formato una pittoresca terrazza coperta di macchia mediterranea quasi a picco sulla spiaggia vera e propria.
Ma nel frattempo che si cercano alleanze e scappatoie sognando cubature faraoniche, i piccoli barbari agiscono indisturbati nel vuoto lasciato da un’amministrazione locale che non ha le risorse per controllare i circa 40 km di coste che si stendono da Capo Pecora a Capo Frasca.
Il taglio dei ginepri e di altre essenze con la motosega per alimentare occasionali barbecue, l’uso dissennato di fuoristrada e quad (eppure esiste un ampio parcheggio) nonché la creazione di strutture abusive per il campeggio selvaggio accomunano residenti e vacanzieri nella rapace ottusità di chi per fruizione del territorio intende unicamente il suo consumo indiscriminato .
Etichette: Cultura, Sardegna, The Smoking Pipe
venerdì, aprile 13, 2007
Book of dreams
Delle ferie trascorse in Sardegna porto con me ricordi ambivalenti. Da una parte c’è il mondo degli affetti, la serenità che ritrovo ogni volta che il tempo mi consente di immergermi nel silenzio della campagna o di stare a tu per tu con il “mio” mare. Dall’altra ci sono i problemi irrisolti, le tensioni e le incomprensioni esacerbate dalla lontanza, dalla solitudine, dall’urgenza di abbracciare scelte razionali che cozzano contro desideri tanto profondi quanto irrealizzati e, probabilmente, irrealizzabili.
A un’amica che mi chiedeva come fosse andata Pasqua e Pasquetta ho potuto rispondere soltanto che quel che sentivo ribollire dentro era troppo folle, caotico e incoerente per essere tradotto in qualcosa di intellegibile.
Restano le foto, istantanee di una giornata al mare in cui ho veramente “staccato la spina” separandomi da ogni pensiero e preoccupazione.
Ho ancora nelle orecchie la risata di cuore della copywife quando ha visto i miei vestiti volare sulla sabbia e ha capito che mi sarei davvero tuffato anche se non mi ero portato dietro né costume né asciugamano.
E poi il piacere quasi dimenticato di oziare sdraiato ad asciugare al sole con l’unica preoccupazione che qualche gabbiano, inorridito, non tenesse a freno il moto viscerale.
Tutto è stato leggero e cristallino come l’acqua del mare, tutto deliziosamente perfetto: per fortuna la vita concede queste brevi pause prima di richiamarci all’ordine.
Etichette: immagini, Ricordi, Vacation
giovedì, aprile 12, 2007
Eccesso di dolcezza
Su un sito che frequento c’è stata maretta poco prima di Pasqua.
Qualcuno, coperto dall’anonimato e dalla mancanza di filtri all’accesso, si è divertito a canzonare un progetto didattico portato avanti da una delle animatrici del sito con l’intento di fustigare quella che, a suo insindacabile giudizio, era un’inconsulta e nauseabonda colata di melassa.
Se, e sottolineo SE, l’intento era quello di richiamare il sito in questione ai suoi fini “istituzionali”, censurando una presunta deriva zuccherosa, di fatto le critiche sono state portate avanti con i modi e i toni dei Troll.
Ciò non di meno, vale la pena di prendere in considerazione uno degli strali lanciati contro la responsabile del progetto, chi amministra il sito e chi, come il sottoscritto, ne ha preso le difese: adoriamo ascoltare noi stessi.
Chiunque scriva per professione sa quanto sia subdola la tentazione di indulgere nel narcisismo, nello sfoggio compiaciuto e fine a se stesso della propria tecnica.
Dal punto di vista professionale, “lasciarsi prendere la mano” dal gioco, dalla padronanza dello stile e dei processi di comunicazione, significa tradire ciò che dà senso al lavoro del comunicatore, che è rendere possibile e agevole la trasmissione di informazioni, esperienze, riflessioni ed emozioni. Scrivere solamente per restare poi in adorante contemplazione del suono delle proprie parole è, perciò, un non-sense assoluto; tuttavia è una tentazione assolutamente reale, concreta, quotidiana.
C’è una regola che vale per qualsiasi scritto che non debba restare gelosamente confinato in un diario adolescenziale o in qualche recesso del computer: non si scrive mai unicamente a proprio uso e consumo.
Scrivere spesso aiuta a chiarire qualcosa a noi stessi - e a questo compito sono deputati i blog - ma non è un circolo chiuso come può essere lo scegliere quale canzone ascoltare in cuffia. Per quanto personali possano essere i contenuti, scrivere è sempre e comunque un atto deliberato di condivisione.
Ora, si può discutere all’infinito se in un sito ”pro” si possano dare spazio e visibilità a espressioni di stima e di familiarità tra “colleghi” o ai lavori - magari acerbi - di studenti che partecipano a un progetto didattico sulla scrittura.
E’ storia vecchia: quando una community cresce c’è sempre qualche Catone che storce il naso e grida alla purezza perduta, come se nella cultura e nella letteratura non coesistessero e fossero complementari l’alto e il basso, il rigore scientifico e la passione genuina per il proprio lavoro.
Con Internet, lucrare dei frutti del lavoro altrui senza dare nulla in cambio è la cosa più facile del mondo, così come troppo facilmente ci si dimentica di essere ospiti in uno spazio di servizio. IMHO, mettere alla berlina l’impegno di chi insegna e di chi apprende, arrogarsi il diritto di decidere cosa sia nel giusto spirito e cosa vada purgato, dileggiare la sensibilità altrui non significa esercitare un diritto di critica, ma masturbare l’ego: esattamente il capo d'accusa che è stato mosso nei commenti al curaro.
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mercoledì, aprile 11, 2007
Countdown
Fra meno di 48 ore sarò nuovamente a Milano. Meteo permettendo, cercherò di sfruttare il poco tempo rimasto di queste ferie isolane per fare scorta di tutte quelle piccole, grandi cose che fanno la differenza in termini di qualità della vita, quelle che nessun benefit può compensare.
Scusate la concisione, ma per postare da questo ameno paesello bisogna confidare nei miracoli.
A presto.
Etichette: Vacation
martedì, aprile 03, 2007
Bona Paska manna a tottus
(
Auguri con un pizzico d'irriverenza.
I miei dispetti a tutti
copyman
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domenica, aprile 01, 2007
Special Guests
“La Baaaanda!!!”
Ho fatto un sogno a occhi aperti, uno di quelli che mi fanno somigliare al compianto John Belushi in una memorabile scena di The Blues Brothers. Stavo ascoltando in cuffia il Boss e la E-Street Band che ci davano dentro con una tostissima versione extended di Glory Days quando la fantasia ha iniziato ad andare per i cavoli suoi.
Così vi ho visti riuniti al gran completo sotto il palco a vivere con me il concerto di Bruce Springsteen cantando, battendo le mani, ridendo, ballando: e con quel voi intendo esattamente VOI blogger con cui sono entrato in sintonia in questi mesi.
E’ stato bellissimo vedervi dal vero (si fa per dire) con mariti, mogli, fidanzati e bimbi al seguito mentre vi lasciavate trascinare dal clima di festa.
Non credete sia fantastico trovarsi a ballare con labelladdormentata anche scoprendo che vi dà la paga quanto a fiato e agilità? Per non parlare di Panzallaria che, affidata Frollina in mani sicure, fa scintille con Tino, o di Lemoni che ha una luce speciale negli occhi mentre guarda la piccola Micol ridere tutta felice e cercare di imitarla nel ballo.
Che dire di la Meringa se non che svetta tra la folla mentre saltella e si agita a tempo di The Raising con un altrettanto scatenato Seamus, del pimpante duo La Coniglia & Il Coniglio e dell’acrobatico pOpale, cui il saltare quotidianamente nel cerchio di fuoco deve fare lo stesso effetto della classica “prova staccionata” dell’Olio Cuore.
Poteva mancare all’appello una grintosissima Giuliana in versione streetwear con chiodo d’ordinanza? No ovviamente.
Neanche il tempo di mandare giù una birra con Vitadapubblicitario, Palmy e Marco Freccero che mi trovo ad ammirare l’indiavolato gruppo formato da SuperCopy, Fata Titania, OrsoCapriola, Parolamia, Kindofbeauty, Vegainthesky e Shehrazade. Non chiedetemi come o quando, ma le ragazze terribili si sono messe d’accordo per fare da coriste non ufficiali al Boss gorgheggiando e muovendosi scenograficamente... quando non scoppiano in risate fragorose che fanno perdere loro il tempo.
E’ una serata strepitosa, un Glory Day indimenticabile: lo leggo nell’espressione di Annalisa, Pubblivora, Gulliveriana, Fluid, Windy, Zoe, Kaiser e Occhidadonna. Sorrido a tanti altri volti che solo nella mia immaginazione posso riconoscere mentre tutto intorno a me la gente canta, salta, fischia, applaude.
Vorrei che questo momento non finisse mai, ma nella playlist di iTunes sta iniziando un altro brano, un’altra storia, un altro viaggio.
P.S. Mi auguro che nessuno dei blogger menzionati abbia a risentirsi. Con l’occasione, il bidone vi augura un approccio dolce e sereno alle festività pasquali.
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