martedì, ottobre 30, 2007

 

Regret




Mi corre l'obbligo di scusarmi con quanti utilizzano il browser MS Internet Explorer per scorrere questi miei post.
Solo stamattina, del tutto casualmente, ho scoperto l'esistenza di un problema di interpretazione tra alcune funzionalità CSS dell'editor di Blogger/Blogspot e almeno una versione di IE (da verificare se sia la 6x, la 7 o entrambe).

Lasciando perdere la terminologia tecnica, pare proprio che sino a oggi i miei ultimi post siano stati una vera sberla nell'occhio per chi utilizza Explorer: una babele di nero e rosso, dimensioni delle font diseguali (da normal a large nello stesso testo) e grassetti sparsi a caso.

L'anomalia riguardava solo Internet Explorer e Opera 9x Mac. Non mi risulta che altri browser Mac o PC abbiano avuto problemi. Tuttavia, ho preferito risolvere radicalmente la situazione rimuovendo dai post gli attributi di stile (colore e dimensione dei caratteri, allineamento del testo).

Sorry :-/

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lunedì, ottobre 29, 2007

 

L'era glaciale



Un tempo, nell'era glaciale...

self-portrait Erano altri tempi quando, al calar del sole, O' Scarrafone (il sottoscritto) lasciava il duro lavoro alla cava di pietra per maramaldeggiare con altri suoi compagni di merende andando di caverna in caverna a scolare casse di RockIchnusa o RockWeiser, spazzolare portate di RockPorceddu, giocare interminabili sfide a Rockbowling, surfare nel RockWeb e - fattasi notte inoltrata - salutare le stelle gareggiando fieramente per il RockRuttino a ponente più poetico...

Guardate la fototessera che corredava la mia RockCarta d'Identità e ditemi, sinceramente, se non devo rimpiangere la vecchia vita senza orari, le rosse e fluenti chiome, lo sguardo da sparviero e - last but not least - l'espressività condensata in quel sorriso appena accennato da "Sono un cavernicolo e un signore, professionista nell'ammore" che per qualsiasi donna perspicace aveva un unico e persuasivo significato: - "Hey, baby, se non mi baci subito tu perdi un'occasion!!" :D


Oggi, nella nuova era "On the rocks"

stellinaEh già, i tempi cambiano. Il carico di lavoro da scriba alla cava di pietra è rimasto più o meno lo stesso, ma oggi la copycaverna è affollata come un tram all'ora di punta.
La divido, infatti, con la copywife e un simpatico gruppo di "Giovani Marmotte" a due e quattro zampe.

Le GM sono soggetti assai socievoli, curiosi, giocherelloni e vivaci il giusto (tranne quando rovesciano qualcosa, miagolano o raspano alla porta della camera da letto nel cuore della notte).




Ve le presento: Sara (11 anni), Alberto (6 anni) e i terribili fratelli Stellina (nella prima immagine) e Cocò (quello immortalato nel sandwich) di circa 7 mesi.
Non credo sia necessario che vi illustri quali sono i felini amorevolmente bistrattati e quali gli umani del lotto.

Oggi nella copycarverna ci sono molti più comfort rispetto al passato da cavernicolo puro-e-duro, però c'è stata qualche rinuncia non indolore.
Come sosteneva l'ammiraglio Renzo Arbore: "tu nella vita comandi fino a quando, c'hai stretto in mano il tuo telecomando", e io 'sto benedetto telecomando l'ho dovuto mollare.
Poco male, non fosse che all'ora di cena scatta implacabile "Affari tuoi" e, per giunta, devi istruirti di corsa su materie quali "Dragonball", "Gormiti", "Mermaid Melody" e un tal Naruto, da non confondere giammai con la Sacra Scuola di Okuto, pena subire sguardi e sorrisetti di commiserazione.

C'è ancora qualche piccolo problemino da sistemare. Giusto ieri notte, di ritorno dalla cucina, ho rischiato di scambiare il piede della copywife per uno dei due felini entrato col favore del buio e balzato di soppiatto sul letto. Per fortuna, mi sono premurato di accertare la situazione prima di sferrare una pedata a mo' di colpo di biliardo.

**** L'immagine dell'Uomo di Neanderthal è tratta dal sito di National Geographic ed è legata alla recente notizia della scoperta nel DNA dei neandertaliani del gene che negli europei attuali è "responsabile" di caratteristiche quali i capelli rossi e le efelidi. Sino a oggi si era pensato che questo adattamento al clima europeo (pelle bianca, capelli rossi ecc.) si fosse sviluppato solo nel homo sapiens sapiens ****

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mercoledì, ottobre 24, 2007

 

Il Re Travicello



Al Re Travicello
piovuto ai ranocchi,
mi levo il cappello
e piego i ginocchi.
Lo predico anch'io,
cascato da Dio:
oh comodo, oh bello
un Re Travicello!
ranocchie
Calò nel suo regno
con molto fracasso;
le teste di legno
fan sempre del chiasso:
ma subito tacque,
e al sommo dell'acque
rimase un corbello,
il Re Travicello.

Da tutto il pantano
veduto quel coso,
«È questo il Sovrano?
Così rumoroso?»

(s'udì gracidare).
«Per farsi fischiare
fa tanto bordello
un Re Travicello?

Un tronco piallato
avrà la corona?
O Giove ha sbagliato,
oppur ci minchiona!

Sia dato lo sfratto
al Re mentecatto,
si mandi in appello
il Re Travicello!».

Tacete, tacete;
lasciate il reame,
o bestie che siete,
a un Re di legname.
Non tira a pelare,
vi lascia cantare,
non apre il macello
un Re Travicello.

Là là per la reggia
dal vento portato,
tentenna, galleggia,
e mai dello Stato
non pesca nel fondo.
Che scienza di mondo,
che Re di cervello
è un Re Travicello!

Se a caso s'adopra
d'intingere il capo,
vedete? di sopra
lo porta daccapo
la sua leggerezza.
Chiamatelo Altezza,
ché torna a capello
a un Re Travicello.

Volete il serpente
che il sonno vi scuota?
Dormite contente
costì nella mota,
o bestie impotenti:
per chi non ha denti
è fatto a pennello
un Re Travicello!

Un popolo pieno
di tante fortune
può farne di meno
del senso comune.
Che popolo ammodo,
che Principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello!

Giuseppe Giusti - "Il Re Travicello"


Mio padre, da buon filodrammatico, sapeva come rendere spassosa la declamazione di questi versi “sovversivi” di Giuseppe Giusti (1809 - 1850).
La favola (credo di Esopo, ma potrebbe essere di Fedro che cita Esopo) delle rane in perenne disaccordo che chiedono un sovrano super partes a Zeus è il pretesto per un caustico ritratto degli inetti regnanti nell’Italia dei moti risorgimentali.
Basta sostituire le teste coronate di allora con i volti arcinoti dei personaggi che dominano la scena politica nell’Italia di oggi per scoprire quanto la satira del Giusti sia attualissima. :-)

[Edit 25.10]
Ecco il testo della favola delle rane che chiesero un re:

Quando Atene fioriva per le giuste leggi, l’eccessiva libertà sconvolse la cittadinanza e l’abuso infranse l'antico freno. Allora, mentre le fazioni politiche cospiravano tra loro, il tiranno Pisistrato occupò l'acropoli.
Poiché gli abitanti dell'Attica si lamentavano della triste oppressione - non perché fosse crudele, ma perché ogni peso è grave per coloro che non sono abituati - e avevano iniziato a interrogarsi, Esopo prese la parola e raccontò questa favola:
"Le rane che vagavano libere nella palude chiesero con gran clamore a Zeus un re che con la sua autorità tenesse a freno i costumi dissoluti. Il padre degli dei rise e inviò loro un travicello, che piovve all’improvviso e con gran rumore nell'acqua dello stagno, terrorizzando la pavida stirpe.
Il travicello giaceva immerso nel limo da un po’ di tempo allorché, per caso, una rana sporse silenziosamente il capo dallo stagno e, dopo aver osservato il re, chiamò tutte le altre a raccolta.
Quelle, deposto ogni timore, a gara nuotarono verso di esso e la moltitudine gracidante iniziò a saltare sopra il legno.
E, dopo averlo insozzato e dileggiato con ogni sorta di insulto, mandarono a Zeus un’ambasceria reclamando un altro re, poiché era inutile quello che era stato dato. Allora Zeus mandò loro un serpente che, con dente vorace, iniziò ad ucciderle una dopo l’altra.
Invano, le rane cercarono di fuggire la morte incapaci di reagire: la paura le rendeva mute.
Le poche rane superstiti, afflitte, affidarono di nascosto a Hermes un'ulteriore missiva per Zeus affinché le soccorresse e le liberasse. “Poiché non voleste sopportare il vostro bene” - rispose Zeus - “ora subite il male”.
"Anche voi, o cittadini," - concluse Esopo - "sopportate questo male affinché non ve ne capiti uno maggiore".

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lunedì, ottobre 22, 2007

 

Copy & Sons



casita
Comunicazione di servizio: dalla metà della settimana scorsa, la copyfamily è nuovamente riunita sotto lo stesso, stretto tetto nell'ex-Stalingrado d'Italia.
Ciò comporta che il sottoscritto è stato richiamato in Servizio Permanente Effettivo come pater familias e genitore tuttofare.

Per la serie: " Io speriamo che me la cavo (again)"

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venerdì, ottobre 19, 2007

 

Web-Addicted




Qualche giorno fa ho avuto occasione di salutare una delle prime persone che ho conosciuto quando ho aperto Errori di StUmpa. Da allora a oggi ci sono stati notevoli cambiamenti nelle rispettive esistenze, ma il legame di amicizia tra noi ha retto il progressivo diradarsi degli incontri in Rete e fuori Rete.

Si è parlato, ovviamente, anche di blog e di blogger in senso generale. Da una parte, non ho potuto darle torto quando ha sostenuto che un blog è (anche) una forma di spettacolarizzazione di se stessi e che lo si utilizza soprattutto quando si avverte un disagio, la mancanza di qualcosa nella vita reale. Dall’altra, però, ho notato ancora una volta con quanta facilità di possa passare dall’infatuazione per il blog-esperienza di comunicazione personale a una visione sin troppo critica e pessimista.

Per quanto mi riguarda, tengo aperto questo blog per il piacere che mi procura scrivere, condividere, intrattenere un dialogo a distanza con persone che altrimenti non avrei modo di conoscere né, tanto meno, frequentare. Attraverso questo blog oggi transita una parte non indifferente della mia socialità, tuttavia la prospettiva che un giorno, per qualsiasi motivo, potrei chiudere questo spazio non mi crea particolari ambasce.

C’è un’immagine un po’ patetica, ma non lontana dal vero, che riassume il destino di molti rapporti interpersonali che nascono e si sviluppano attraverso internet: quella del Web-Addicted.
Pensate a qualcuno che si agiti saltellando sul posto, sbracciandosi e strillando per attirare l’attenzione. Il suo grande timore è che nel momento stesso in cui smetterà di darsi da fare sarà condannato all’invisibilità, a tornare nell'anonimato, rimosso dalla memoria con la stessa facilità con cui l’onda spiana un’impronta lasciata sulla sabbia. Per questo motivo, il Web-Addicted moltiplica il suo attivismo in Rete: i post, i commenti, le trovate per intrattenere, coinvolgere e conservare la sua audience.
Ciò nonostante, prima o poi il gioco finisce e arriva il momento del redde rationem, in cui ognuno di noi è chiamato a constatare quali siano i legami che valgono, quelli destinati a durare.
In un anno e mezzo di blog credo di aver imparato una cosa: i rapporti virtuali vanno coltivati con attenzione, con il cuore e l’intelligenza che meritano, ma anche con un pizzico di disincanto e di sana leggerezza.

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sabato, ottobre 13, 2007

 

L'attenuante etnica


4 mori
Sino a qualche anno fa lo stemma della Sardegna raffigurava, per una banale svista perpetuatasi nel tempo, i quattro mori con la benda sugli occhi invece che sulla fronte.
La stranezza di questi quattro mori bendati era oggetto di fantasiose ricostruzioni pseudostoriche e di un ameno calambour in limba che giocava sul doppio senso "i quattro che non ci vedono" e le ore quattro meno venti.
Orbene, ieri la benda è tornata a calare sugli occhi dei mori: sì, per lo sconforto e l'umiliazione.
Quando ho appreso per radio la notizia della raccapricciante sentenza emessa un anno fa da un giudice della Bassa Sassonia su un brutto caso di violenza sessuale non volevo credere alle mie orecchie. L'attenuante etnica è davvero un concetto ripugnante, svilente, illogico e antistorico (forse solo il Lombroso avrebbe approvato).

Ragionando (?) come ha fatto l'anonimo giudice tedesco, il pakistano che uccise e seppellì la figlia nel giardino di casa sarebbe da considerare meno omicida perché giustificato dalle tradizioni e dalla subcultura patriarcale del suo paese d'origine.
E allora, visto che ci siamo, perché non restaurare il delitto d'onore nel nostro Codice Penale oppure rispolverare la prassi giudiziaria che, nei processi per violenza sessuale, implicitamente imponeva alla vittima di dimostrare di non "aver provocato"?

Tornando, per concludere, sul simbolo della Sardegna e sulle sue origini, pare ormai accertata la provenienza iberica dei quattro mori, presenti nell'araldica catalano-aragonese.
Questo particolare me li rende un pochino meno simpatici perché, a distanza di secoli, brucia ancora l'argomentazione usata dai nobili catalani per chiedere la conferma integrale dei privilegi accordati all'atto della conquista dell'isola: "para tenir appretada e sotmesa la naciò sarda" (per tenere bisognosa e sottomessa la nazione sarda).

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giovedì, ottobre 11, 2007

 

Interludio




copyman: "Pronto? Buonasera, sto cercando la signora MR..."
MR: "Sono io, chi parla?"
copyman: "Se indovina chi è all'apparecchio, signora, lei vince qualcosa, anche se non ho ancora deciso esattamente cosa"
MR: "Non ci credo! Che sorpresa... M.!! Sei proprio tu? Sì, non puoi essere che te!"
copyman: "Sgamato al primo tentativo, MR. La prossima volta userò il codice Morse..."

Quanti anni occorrono perché una vecchia ruggine vada in prescrizione? Forse non è necessario che siano quelli che son passati prima che alzassi la cornetta e componessi - un po' sulle spine - un certo numero di telefono "casualmente" fattomi pervenire attraverso un vecchio amico sardolocato.

È stato per entrambi un piacevole tuffo nelle emozioni di un passato ormai remoto, senza imbarazzi o residue animosità, consapevoli che si trattava solo di una veloce parentesi che si sarebbe chiusa nel momento stesso in cui avremmo messo giù il telefono.
Non dubito che lei oggi sia una persona diversa da quella di un tempo, come mi ha confidato l'amico comune, ma anch'io ho poco a che spartire con l'esemplare di cinghiale ogliastrino di allora. Solo le voci al telefono sembrano aver attraversato indenni le fiamme degli anni.

Ecco perché il video di Landslide è perfetto per questo post che mescola sorrisi e malinconia. Quella canzone dei Fleetwood Mac mi ha segnato proprio nel periodo più burrascoso di un'amicizia cui avevo chiesto troppo e troppo presto.
Stevie Nicks e Lindsay Buckingham appaiono tanto diversi e invecchiati da quando li ascoltavo consumando il nastro della musicassetta, eppure sono indiscutibilmente loro.

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mercoledì, ottobre 10, 2007

 

Preferisco ridere


t-shirt

Tuttavia
appurata l'inutilità dell'inca##atura permanente
preferisco ridere di me stesso

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martedì, ottobre 09, 2007

 

Dalla parte della salute,
senza "se" e senza "ma"



fate il pap test

Poche ma sentite parole: Sporealvento ha lanciato a suo tempo un'iniziativa che mi sento di sottoscrivere e di sottoporre alla vostra attenzione. Il banner che vedete sopra è esplicito, così come lo è il post di Sporealvento che v'invito a leggere usando il link.

Grazie per l'attenzione.

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sabato, ottobre 06, 2007

 

Il mio piccolo jukebox (beta & social)



project playlistL'ho scritto anche in passato: per me la musica che gira intorno è importante, come lo è la possibilità di condividerla.
Per questo cercavo da tempo una soluzione che portasse un po' di musica in questo blog.
Finalmente, dopo una serie di buchi nell'acqua, ho trovato qualcosa d'interessante nel blog della MeringAnnachiara e, da perfetto copyone, l'ho adottata.
Habemus Jukebox, anche se per la collocazione sulla banda laterale ho dovuto ridimensionare di brutto la finestra del player limitandone l'usabilità (per questo vi consiglio di cliccare sul player standalone che apre una finestra a parte) .
Grazie alle caratteristiche di Project Playlist ho messo insieme una selezione sufficientemente rappresentativa dei miei gusti musicali senza dover caricare o scaricare alcun file mp3.
Date un'occhiata ai titoli o fate un giro di prova, se volete: per quanto mi riguarda in questa playlist eclettica non c'è tutto, ma c'è molto più di me che in qualsiasi MEME.

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giovedì, ottobre 04, 2007

 

Diario minimo



Soddisfazioni bonsai

Acronimi, acronimi ovunque: oggi non c'è settore che non abbia il suo bravo fardello di abbreviazioni criptico/simboliche, il suo gergo iniziatico di matrice anglofona. Marketing e comunicazione non sfuggono a questa regola: tanto per dire, la società per cui lavoro ha per nome un acronimo di marketing.


Sono del parere che non si dovrebbe mai abusare degli acronimi, utilizzarli come orpelli che "fanno figo", imporli all'interlocutore con il rischio di complicargli la vita, se non di farlo sentire escluso dalla comprensione.
Tuttavia...
Tuttavia proprio l'altro giorno, leggendo una mail privata, ho fatto caso a un passaggio estremamente significativo. Chi mi ha scritto, infatti, ha utilizzato una formula convenzionale che nel gergo dei comunicatori è definita con un acronimo: K-K-K, per esteso Kiss-Kick-Kiss (Bacio-Calcio-Bacio).
In sintesi sono stato cortesemente invitato a defilarmi, ma la pillola è stata indorata inserendola tra due considerazioni positive.
Che io abbia individuato la presenza di una formula K-K-K non cambia di una virgola la sostanza del messaggio, però vuoi mettere la soddisfazione di sentirmi erudito avendo richiamato una nozioncina che per anni è rimasta inutilizzata? ;-)


Ben fatto, Mr. Copy

capelli bagnati
"L'ottimismo è pensare che domani ti sposi e non pioverà.
La felicità è vedere che tua moglie con i capelli bagnati è bellissima
"
A mio modesto avviso, il copy era ispirato e ha fatto un ottimo lavoro, anche se nel complesso l'ultimo spot UniEuro è tutto fuorché memorabile.

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lunedì, ottobre 01, 2007

 

Scene di guerra



La terra trema a ogni nuova esplosione. Un esperto potrebbe spiegarvi cosa distingua il boato di una granata da mortaio da quello di una bomba a mano, come isolare il latrare delle mitragliette dal caratteristico staccato degli AK-47 e dallo schioccare cupo e serrato delle mitragliatrici.

fugaIn fondo, basterebbe salire sino in cima alla tondeggiante collina ricoperta di bassi arbusti riarsi dal sole per poter assistere alla battaglia che infuria alcuni km più avanti, intorno al minuscolo villaggio prossimo a essere spianato nell'ennesima messe di morte.
Chi è sulla strada polverosa, però, preferisce proseguire nella fuga senza sfidare la sorte e quegli elicotteri che sorvolano a bassa quota descrivendo cerchi sempre più stretti, come avvoltoi o tafani che seguano l'odore del sangue.

Le chiamano "Operazioni Speciali" e arrivano senza preavviso, come la grandine, quasi sempre alle prime luci dell'alba. Chi non è abbastanza veloce nel saltare su un automezzo qualsiasi e nel mettersi in salvo prima che l'accerchiamento sia ultimato può solo attendere chiuso in casa, tremando e pregando che il campo dei tagliagole sia stato sgombrato, che non ci sia alcuna resistenza.
Ovviamente, è impossibile comunicare via telefono: tutta la zona è ermeticamente isolata.

Non c'è scelta tra l'incudine e il martello, non c'è tempo e non c'è volontà di distinguere amici e nemici, buoni e cattivi in questa guerra sudicia, strisciante, mai dichiarata apertamente.
Anche chi scappa ha un solo pensiero: scampare all'insidia mortale dei posti di blocco volanti, agli uomini in mimetica e passamontagna che possono essere militari resi pazzi dalla tensione nervosa o un gruppo salafita in cerca di inermi prede da scannare.

Non è l'Iraq, non è l'Afganistan, non è la Cecenia.
In un punto lontano, oltre l'orizzonte, luccicano invitanti le coste del Mediterraneo Occidentale.

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